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Novità sul Triathlon, Bici, Corsa e Nuoto

X-BIONIC FORNITORE DELLA GAZPROM RUSVELO AL GIRO D'ITALIA 2016

Il brand  X-BIONIC & X-SOCKS come fornitore ufficiale dei capi  underwear  della squadra di ciclismo autorizzata da UCI come Professional Continental Team, GAZPROM-RUSVELO è lieta di annunciarvi che per la prima volta nella storia prenderà parte a una gara di World Tour. Il team è stato infatti inserito tra le squadre che prenderanno parte al prossimo Giro d' Italia dal 6 al 29 maggio,come annunciato da Rcs Sport, ente organizzatore dell'evento.

 

Il direttore del Giro d'Italia, Mauro Vegni, ha spiegato così la scelta degli organizzatori:'' In questi ultimi anni abbiamo seguito la filosofia di sostenere il ciclismo italiano e, contemporaneamente,di valorizzare le richieste che provengono da squadre di tutto il mondo. Per questo abbiamo voluto tutelare il ciclismo italiano ma anche guardare allo sviluppo internazionale, che è uno dei nostri obbiettivi. Un concetto che vale per tutte le gare e rappresenta uno dei pilastri della nostra strategia adottata per la scelta finale delle wild card''

X-BIONIC & X-SOCKS ha messo a disposizione degli atleti tutta la  tecnologia dei prodotti per soddisfare le loro esigenze.

MOTUS è rivenditore ufficiale di prodotti X-BIONIC e X-SOCKS. Nel negozio di via Mecenate 18 ad Arezzo (AR) o negli store online www.motusport.it e www.motustriathlon.com puoi trovare per te tutto l'assortimento XBIONIC e XSOCKS a prezzi scontati.

 

 

 

 

IRONMAN KONA 2015 : LA TOP 10 DELLE BICI E DEGLI ACCESSORI UTILIZZATI

Il week end scorso si è svolto il campionato del mondo di triathlon IronMan Kailua-Kona, Hawaii

Ecco in allegato una tabella in cui vengono analizzati le bici, i componenti e gli accessori TOP TEN a corredo degli atleti.

Dai dati ufficiali , la base statistica su cui è stato fatto il conteggio è la seguente :

 

Dati ufficiali KONA HAWAII IronMan :

  • 2167 atleti totali iscritti
  • 74% uomini = 1597 atleti
  • 26% donne = 570 atlete
  • 4% = 91 partecipanti sono atleti della categoria PRO di cui:
    • 53 uomini
    • 38 donne

 

Sensori di potenza : in grande maggioranza (458) sono stati adoperati i pedali VEKTOR di GARMIN

Pedali : i pedali più utilizzati sono stati Shimano (739) e Look (702) , ma non pochi nemmeno gli Speedplay (387)

GPS indossabili : quasi tutti Garmin (1493)

Bici : le più utilizzate sono state Cervelo (522) Trek (275) Specialized (218) Felt (153) e Argon18 (101)

Ruote : ZIPP ha fatto la parte del leone (2006)

Selle : nell'ordine ISM (732) Fizik (396) Specialized (294) e Cobb (228)

Aerobars : Profile Design (563) 3T (415) Bontrager (256) Vision (205) e Zipp (120)

Caschi : Rudy Project (639) Giro (369) Specialized (257) e Garneau (135)

Molti di questi prodotti sono commercializzati da MOTUS. Visita lo shop online www.motusport.it e www.motustriathlon.com per vedere ed acquistare alcuni tra i prodotti più utilizzati dagli atleti che hanno gareggiato nell'ultima edizione dei Campionati del Mondo Ironmna HAWAII.

TABELLA PRODOTTI TOP TEN KONA 2015

 

KUOTACYCLE e 707 TRIATHLON : NUOVA PARTNERSHIP

MOTUS è un negozio specializzato nella vendita di prodotti, abbigliamento ed attrezzatura specifici per la pratica del triathlon. Tra i marchi venduti da MOTUS non poteva mancare KUOTA, il costruttore italiano di biciclette che da sempre è attento e presente alle necessità di chi pratica triathlon. Con piacere segnaliamo l'accordo di partnership siglato per il 2016 con un importante club italiano.

Kuotacycle e 707 Triathlon Team sono orgogliosi di annunciare la loro partnership a partire dalla stagione 2016. La formazione guidata da Germano Raddi vedrà così atleti del calibro di Gregory Barnaby (1991), Riccardo Mosso (1994), Gabriele Salini (1982) ed Elisa Marcon (1994), specialisti delle distanze Sprint ed Olimpica, pedalare in sella alla biciclette Kuota.
L’azienda brianzola rafforza così la sua presenza all’interno del mondo triathlon, dove ha da sempre raccolto grandi risultati, confermandosi realtà attenta all’innovazione tecnologica applicata allo sport delle 2 ruote.
L’accordo con un team di punta come 707 rappresenta il completamento del progetto triathlon di Kuota che annovera tra i suoi pilastri gli atleti delle lunghe distanze come Danilel Fontana, Andi Boecherer, Matteo Fontana e Luca Cozza.  Inoltre Kuota è impegnata negli eventi delle triplice disciplina con il circuito Trio Events assieme ad altri partner di prestigio quali Garmin, Oakley e Santini. All’interno di questo progetto, a settembre, si svolge il KuotaTrioPeschiera dove gli atleti del 707 saranno sicuri protagonisti.
 
L’obiettivo del team 707 è quello di far crescere i migliori talenti del triathlon e nel 2016 essere al via con alcuni dei suoi tesserati alle Olimpiadi di Rio. Le ambizioni agonistiche riguardano inoltre i Campionati Italiani triathlon e duathlon e appuntamenti classici come Bardolino.



(Nella foto Pietro Illarietti, Marketing Kuota, e Germano Raddi, Team Manager 707 Triathlon).

INPOWER : NUOVO MISURATORE DI POTENZA ROTOR

E' in vendita da MOTUS il nuovo misuratore di potenza di casa ROTOR. Disponibile in versioni differenti, il nuovo misuratore di potenza è utilizzabile nelle varie discipline del ciclismo : MTB, ROAD, TRIATHLON.
Quello che e' importante e' dentro: il nuovo INpower di ROTOR e' basato sul principio della misurazione sull'asse del movimento centrale.
ROTOR Bike Components ha lanciato in questi giorni una nuova categoria di misuratore di potenza molto innovativa basato sul suo asse del movimento denominato INpower.
Grazie allo incapsulamento della propria tecnologia dentro al movimento centrale, INpower e' protetto dagli urti, dalle cadute , e dai contaminanti esterni e inoltre mantiene l'estetica originaria della mtb.
Nel futuro prossimo tutte le pedivelle di alta gamma, avranno con loro anche un misuratore di potenza.
Grazie alla posizione dentro al telaio, INpower puo' convertire ogni pedivella ROTOR in un misuratore di potenza basato sul principio dell'asse, che e' in grado di soddisfare le esigenze di mountain bikers, 'cross racers, e triatleti, come gia' fanno gli stradisti da tempo.
Analogamente al prodotto di punta di ROTOR ovvero il QRings, anche INpower ha caratteristiche uniche come TORQUE 360 e l'analisi della pedalata Optimum Chainring Angle (OCA), che aiuta i ciclisti a capire precisamente e accuratamente le variazioni delle forze nella forza della pedalata.
TORQUE 360 e i valori di OCA permettono ai ciclisti di orientare bene i loro QRings attorno alle caratteristiche distintive della pedalata cosi da ottenere vantaggio delle zone piu produttive.
'Volevamo creare un misuratore di potenza che superasse i trend recenti nella tecnologia dei misuratori e che potesse essere usato in altre discipline,' ha dichiarato Pablo Carrasco, capo R&D di ROTOR e inventore di INpower.
'Allo stesso tempo abbiamo voluto accopiare i benfits delle QRings e costruire un misuratore di potenza sofisticato ma che potesse venire usato facilmente se comparato con altri misuratori di potenza.'
Caratteristiche INnovative e metrica INtelligente
INpower usa una batteria standard AA e viene equipaggiato con un sistema dell'asse UBB30, con diametro da 30 mm che e' compatibile con praticamente tutti i telai sul mercato.
In quanto INpower misura i dati nella gamba sinistra, i ciclisti che hanno gia' un set di pedivelle ROTOR hanno la opzione di acquistare il solo braccio sinistro e installarsela da soli con l'ausilio del manuale.
Per il fatto che e' centrata nell'asse del movimento centrale, INpower ottiene dati piu puliti e grande accuratezza grazie al protocollo ANT+™ senza avere interruzioni e fluttuazioni legate alla temperatura.
Una metrica sofisticata con la Efficacia Torque e la rotondita' di Pedalata determinano il grado di torsione totale contro la torsione positiva e la potenza media verso la potenza massima rispettivamente.
Sviluppata e testata IN competizione, disponibile per tutti i ciclisti
Le ambizioni di ROTOR sono state di dedicare INpower sia per l'uso di team professionistici come MTNQhubeka
/b Samsung, MMR e Rocks & Co. MTB teams, oltre che una varieta' di tema di elite del triathlon.
ROTOR ha inoltre presentato il suo nuovo INpower anche su un microsito dedicato, un documento ufficiale intitolato ' Technology in Training: refining the pursuit of physiological gains,' e in diversi video sul web visibili su  inpower.rotorbike.com o sul canale YouTube di ROTOR.
Ecco qui il manuale d'uso e le specifiche tecniche di ROTOR INPOWER :
 
 

TEST BIANCHI SPECIALISSIMA CV

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Specialissima é un nome storico per Bianchi, e non solo, visto che il termine “specialissima” é entrato nel passato nell’uso comune, ma lo si usa ancora oggi, per indicare la bicicletta da corsa tout court.

La casa di Treviglio ha recentemente riproposto questo modello andando a colmare una lacuna nella propria gamma, ovvero quello di una bici super leggera adatta alla salita. Non che la Oltre, nelle sue varie incarnazioni, non fosse una bici adatta anche a questo genere di esercizio, ma vista probabilmente la svolta che ha preso il mercato quest’anno, in cui si é vista una differenziazione più marcata tra bici aero e ultralight, in Bianchi hanno deciso di proporre questo modello, con evidente convinzione, tanta da impegnarsi a battezzarla con un nome cosi’ importante nella storia di Bianchi.

Veniamo alle caratteristiche su cui hanno puntato per realizzare questo modello. In realtà a livello di design non si ritrova niente di eclatante. La specialissima non presenta soluzioni “strane”, niente ammortizzatori, niente freni integrati o in posizioni alternative. Il design è piuttosto “classico”, perlomeno per una moderna bici in carbonio, con volumi ben proporzionati.

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La novità di questa bici si ritrova tutta “all’interno”, nella tipologia costruttiva, ed essendo una Bianchi questo si traduce nella tecnologia Countervail®. Questa tecnologia é ormai utilizzata da qualche anno, dall’introduzione sulla Infinito CV, sulle bici di Treviglio, ed é una caratteristica in cui Bianchi crede molto. Riassumendo brevemente si tratta di un materiale viscoelastico brevettato dalla Material Science Corp. che viene “annegato” nel layup del carbonio del telaio, e grazie alle proprietà meccaniche di questo materiale si riducono le vibrazioni trasmesse al ciclista.

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Se nel caso della Infinito CV, bici votata all’endurance (o della Aquila CV per triathlon lunghi) questo ha un interesse comprensibile, nel caso della Specialissima ad un primo momento lo risulta meno. In realtà lo scopo di questa tecnologia applicata ad un telaio ultraleggero è quello non tanto di renderlo più comodo sulle lunghe distanze, ma di renderlo maggiormente controllabile e meno “nervoso”, caratteristica questa che spesso viene criticata in questo genere di telai.

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Il telaio della Specialissima viene dato a 780gr in taglia 55 (in colorazione nera, in versione celeste qualcosa di più). La bici in test, in taglia 59 aveva un peso di 6,5kg. Bici montata Campagnolo SuperRecord completo, ruote Campagnolo Bora 35 tubolari, tubolari Vittoria Corsa CX 23mm, attacco manubrio, manubrio e reggisella  FSA Os99, sella San Marco Aspide Superleggera. Curati i particolari, come tradizione Bianchi, con tappo dell’expander e collarino reggisella CarbonTi in colore celeste. La geometria é la stessa della Oltre, quindi una geometria veramente racing per una bici “pronto gara”.

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D’altronde questa bici é stata sviluppata in stretta collaborazione e con moltissimi test su strada dai professionisti del Team Lotto-Jumbo, come ci é stato spiegato durante la presentazione del prodotto, e la richiesta, quasi ossessiva, da parte dei corridori era “more stiffness“. Rigidità, rigidità, rigidità.

Già durante la presentazione un episodio fa ben capire se questo obiettivo sia stato raggiunto. Dopo un piccolo trasferimento in pianura, e dopo una salita di 7km, in cui si é potuto apprezzarne ovviamente la leggerezza, tutto il gruppo di tester e giornalisti vari si é buttato in discesa. Allo stop di fine discesa tutti si guardavano sorridenti e si scambiavano espressioni entusiastiche riguardo le capacità discesistiche della Specialissima.

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Questo genere di impressioni pero’ sono sempre da prendere con le molle. Normalmente alle presentazioni le bici sono preparate alla perfezione, nuove, luccicanti, lo staff dell’azienda é entusiasta e cerca di comunicare ovviamente questo entusiasmo, e non ultimo c’é un certo “ingarellamento” tra i presenti. Le cose cambiano spesso durante i test veri e propri sulle proprie strade, sulle proprie salite e con i propri riferimenti. E soprattutto, giorno dopo giorno, vengono alle luce gli eventuali problemi e si notano le differenze con il proprio “database” di prodotti già provati. Nel caso della Specialissima pero’ la sensazione giorno dopo giorno in discesa é stata sempre la stessa, ovvero eccellente.

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In salita la bici si apprezza chiaramente per la leggerezza. Il montaggio al top, ruote in primis, fa una certa differenza. Tanto che nemmeno si fa caso alla rapportatura “garaiola” 52-36 della guarnitura semicompact. In discesa pero’ questa bici é davvero “specialissima”: la confidenza é totale. Anche dalla prima discesa sembra di averla usata da mesi. In particolare la differenza con altre bici ultralight o di peso simile é la grandissima stabilità. La bici anche sopra irregolarità dell’asfalto o asfalto rovinato passa senza “scalciare”, come se il telaio fosse 1kg in più. Se questo dipenda dal Countervail o dal rapporto peso/rigidità non saprei dirlo, ma le capacità discesistiche di questa bici sono evidenti. La sicurezza che da é tale che si é portati a spingere fuori dai tornanti e togliere qualche secondo ai propri best sui segmenti Strava (che infatti arrivano). Anche rispetto la Oltre, con cui condivide la geometria, questa Specialissima é meno nervosa e richiede meno correzioni all’interno dei tornanti. In discesa quindi é un vero spasso. Recentemente ho provato la Trek Émonda, che già mi aveva sorpreso anche lei come eccellente discesista, ma questa Bianchi ha anche un filino in più, ben servita dalle Bora 35, che a mio avviso si confermano come ruote di riferimento nel genere.

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Avendo potuto provare in rapida successione la Émonda e la Specialissima mi viene naturale metterle a confronto, visto anche che sono bici della stessa tipologia ultralight. Sono bici che in salita rendono benissimo ovviamente, grazie al peso davvero basso, ma che, anche rispetto a qualche anno fa, non pagano il rovescio della medaglia dell’essere “scorbutiche” e poco rassicuranti in discesa, anzi. Differenza maggiore tra le due bici é la comodità, che sulla Trek é più marcata, grazie alla flessione del cannotto sella ed una geometria un po’ meno racing (tubo sterzo più alto a parità di taglia). Non che la Specialissima sia una bici scomoda, ed a livello prestazionale sono entrambe ottime, ma la Bianchi ha un’anima un po’ più corsaiola e senza compromessi, con una “punta” in più in discesa (ed un’estetica più riuscita a detta di chi scrive, ma sono gusti personali).

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Una bici senza falle quindi? Beh, il costo di 4000eu per il solo telaio e quasi 10.000 per la bici completa sono “tanta roba” come si usa dire…quindi fortunato chi se la potrà permettere. Per gli altri non resta che il classico “se vincessi al superenalotto…”.

Di in Magazine, Test 32

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ELBAMAN 2015 : LE CLASSIFICHE

Si è disputata domenica 27 settembre la consueta edizione annuale del triathlon long distance ELBAMAN, nella doppia distanza Half Ironman e Ironman.
Sulla mezza distanza ha vinto la competizione maschile lo svizzero Gabriel Hopf (04:49:02.41). Si è aggiudicata la prova femminile l'atleta del Tri Evolution Marta Bernardi (05:15:54.08)
Sulla distanza regina, Ironman Full distance, il dominatori è stato il belga Berlage Lucky che con lo stratosferico crono di 09:26:15.07 ha distanziato di oltre 1 ora il secondo classificato . Prima delle Ironwomen è stata invece la teutonica Engelke Horn Carolin che ha chiuso la sua fatica con il tempo di 11:40:03.26.
Sotto le calssifiche complete :
 
classifica half ironman men
classifica half ironman women
 
classifica ironman men
classifica ironman women
 

ARENA COMPRESSION APPAREL : ABBIGLIAMENTO PRE E POST GARA

 
Pre & Post Performance Compression Apparel è la prima linea di abbigliamento compressivo specificamente creata da arena per garantire ai nuotatori il necessario beneficio fisico prima e dopo l’attività sportiva ad alti livelli. Una linea assolutamente unica di capi tecnici rivitalizzanti sia in fase di preparazione sia in fase di recupero, in grado di supportare in modo straordinariamente efficace il corpo del nuotatore in fase di gare cosi come durante l’allenamento.
 
La nuova collezione apparel offre gli incredibili vantaggi della tecnologia Carbon, rivoluzionaria intuizione nel settore dei costumi racing che dal 2012 esprime tutta la sua indiscussa superiorità,
grazie in particolare alla Compressione Intelligente.
 
La gamma Pre & Post Performance Compression Apparel integra gli straordinari vantaggi della tecnologia Carbon con l’inserimento di taping in silicone posizionati strategicamente su parti specifiche del corpo – braccia, spalle e polpacci – per aumentare supporto e compressione, ottimizzando la prepa razione pre-gara e favorendo un rapido e totale recupero post-gara o post-training. La compressione graduata, mirata ai muscoli di queste specifiche parti migliora
circolazione ed ossigenazione in tutto il corpo, garantendo supporto ottimale contro stanchezza ed
estrema tensione, riducendo i rischi di infortunio ed alleviando l’affaticamento muscolare.
 
> Costruzione senza cuciture
> Tessuto ultrapiatto e leggero vestibilità perfetta
> Speciali fori laser per una totale totale traspirabilità
 
> Ideale da indossare prima e dopo la gara
> Da indossare per almeno 2-3 ore
 
LA SCIENZA AL SERVIZIO DEL NUOTO
La nuova collezione Pre & Post Performance Compression Apparel è frutto di un’intensa attività scientifica, di analisi e test condotti in collaborazione con la prestigiosa Scuola di Biotecnologia & Scienze Motorie dell’Università di Bologna, una partnership di cui il brand si avvale fin dal 2008.
Il team di ricerca guidato dal Professor Giorgio Gatta dell’università di bologna ha evidenziato che i capi della collezione arena Pre & post performance Compression Apparel garantiscono supporto ottimale al corpo nella fase post-training e post-gara, velocizzando i tempi totali di recupero di almeno 20 minuti rispetto ai 90 mediamente necessari per il ristabilimento della condizione post-attività.

Proprio in questo consiste lo straordinario vantaggio per i nuotatori: poter recuperare velocemente dopo ogni gara, ritrovando subito la condizione ottimale per essere al top nella gara successiva.
la linea Pre & post performance Compression Apparel può fare la differenza, favorendo in maniera decisiva il raggiungimento di performance da podio.
 
IL PARERE DEI CAMPIONI ARENA ELITE TEAM
Durante tutto il processo di sviluppo della nuova linea Pre & Post Performance Compression Apparel, Arena si è avvalsa anche della collaborazione dei grandi campioni dell’Elite Team,
i quali hanno fornito preziosi spunti dopo test di prodotto
 
 

CLASSIFICHE TRIATHLON OLIMPICO BRASIMONE 2015

TRIATHLON OLIMPICO – BRASIMONE 20/07/2014 – LAGO DI BRASIMONE

La prova, su distanza “Olimpica” (1,5 km nuoto, 40 km ciclismo e 10 km podismo) era “no draft”, ossia con divieto di scia nella frazione ciclistica. Percorsi suggestivi con la frazione natatoria che si è svolta nello specchio d’acqua della Diga dell’Enea (ENEL), quella ciclistica su un percorso impegnativo costituito da una prima parte in discesa (molto tecnica) e resa pericolosa dall’asfalto in non perfette condizioni, ed a seguire da una salita di 11 km dal dislivello importante. La frazione podistica ha avuto come scenario il lungolago di Brasimone.
Kermesse molto partecipata (450 atleti al via, 400 uomini e 50 donne) e dal livello qualitativo elevato, con la presenza di atleti qualificati nel giro della Nazionale.

UOMINI
1 1 1 BIAGIOTTI MANUEL FRIESIAN TEAM EL 0 1 2:09:54 —
2 2 173 BERTACCINI LUCA ZONA CAMBIO S3 0 2 2:15:39 +0:05:44
3 3 3 PIERI FEDERICO LUCCA TRIATHLON ASD S1 0 3 2:17:17 +0:07:23
4 4 7 CIOTTI EMANUELE FORHANS TEAM S3 1 4 2:17:47 +0:07:53
5 5 5 RISPOLI ALESSIO SBR 3 S2 1 5 2:18:22 +0:08:28
6 6 9 GOMIERO DAVIDE G.P. TRIATHLON S2 2 6 2:20:14 +0:10:20
7 7 20 LUCACCIONI EMANUELE PERUGIA TRIATHLON S4 1 7 2:20:27 +0:10:33
8 8 14 CUCCI’ EMILIANO CANOTTIERI NAPOLI S1 1 8 2:20:36 +0:10:42
9 9 33 ALVISI IURI TRIATHLON FAENZA S4 2 9 2:21:04 +0:11:09
10 10 10 PASQUARELLA ALBERTO EDERATRIATHLONFORLI’ M1 1 10 2:21:25 +0:11:31

DONNE
1 1 321 BATTISTONI ELISA 707 S3 0 1 2:26:18 —
2 2 322 PERONCINI ELEONORA CUS PARMA MEDEL S2 0 2 2:34:56 +0:08:37
3 3 323 BERTELLE ANNALISA G.P. TRIATHLON S2 0 3 2:36:48 +0:10:30
4 4 324 RAZZI ELISA ATOMICA TRIATHLON S3 1 4 2:38:23 +0:12:05
5 5 329 CECCHETTO ELENA A3 M1 1 5 2:44:03 +0:17:44
6 6 330 POLI FRANCESCA S.N. CASTIGLIONE S3 2 6 2:45:27 +0:19:09
7 7 331 KOULTCHENKOVA MARIA ATLETICA MANARA S4 1 7 2:47:40 +0:21:21
8 8 326 SARTI GESSICA TRIATHLON FAENZA M1 2 8 2:49:27 +0:23:08
9 9 345 GIANGRANDI CHIARA LUCCA TRIATHLON ASD M1 3 9 2:51:37 +0:25:18
10 10 332 COMPARIN JESSICA FERALPI TRIATHLON S4 2 10 2:52:09 +0:25:50

CLASSIFICA COMPLETA : CLICCA QUI

 

I costumi a compressione aiutano a recuperare lo sforzo dopo una gara di nuoto?

Grafico 1I costumi a compressione aiutano a recuperare
lo sforzo dopo una gara di nuoto?

 

 

 

 

Abstract

Gli effetti funzionali che si hanno usando indumenti “a compressione graduata” sono noti ed utilizzati da tempo in medicina vascolare. Il termine “graduata” sta ad indicare che l’indumento è costruito in modo tale da comprimere (la compressione è misurabile in mmHg) con intensità maggiore i distretti periferici del corpo, per poi ridurre gradualmente la sua azione avvicinandosi al cuore: esempio ne è la calza elastica, che diminuisce la sua compressione nel passaggio piede-polpaccio-coscia. Anche in ambito sportivo si prova da tempo a sfruttare queste proprietà.
In questo articolo è presentato uno studio sull’utilizzo di questi indumenti, per aiutare il recupero post gara del nuotatore.

Costumi a compressione e sport

Nello sport la prima applicazione di un indumento a compressione conosciuta è stata ai mondiali di calcio del 1998, quando i giocatori della nazionale francese hanno indossato durante il torneo calze elastiche, con l’obiettivo di migliorare la prestazione, attraverso una maggior ossigenazione ed un più rapido smaltimento delle tossine nella muscolatura del polpaccio. A seguire, si è sviluppato sull’argomento un notevole interesse e vi è stata un’ampia diffusione in diverse discipline sportive; al tempo stesso, tuttavia, si è creata molta confusione sugli effetti ed il corretto utilizzo di questo tipo di vestiario. Le molteplici ricerche sull’argomento - al 2013 erano già stati pubblicati più di 500 lavori di interesse scientifico - non hanno portato a facili interpretazioni a causa del sommarsi di effetti di molteplici elementi, quali:
il tipo di capo indossato (31 diversi studi con maglia, calzamaglia, tuta completa, manicotti, pantaloncini, calze, gambali),
il livello di compressione (indicativamente con valori da 10 fino a 40 mmHg),
il tipo di sport e la durata dell’attività studiata (sport di forza, di resistenza, di combattimento, …. ),
l’utilizzo per il quale viene indossato (prima, durante, dopo la gara o negli allenamenti)
a scelta del marcatore più indicato per verificare lo stato di affaticamento e quindi gli eventuali effetti prodotti dal vestito.

Secondo diversi autori, indossare un indumento a compressione durante la competizione non porta ad un vantaggio migliorativo (Doan 2003, Duffield 2008, Ali 2010). L’atleta in gara percepisce un maggiore controllo propriocettivo dei movimenti e una minore vibrazione muscolare, mostrando però scarsi effetti sulla qualità ed il rendimento del gesto. Inoltre, è eticamente molto discusso, in particolare nelle discipline del ciclismo e dell’atletica, il vantaggio che si può ottenere dall’indossare questo abbigliamento in gara, perché ritenuto in grado di fornire un’azione meccanica “non naturale” supplementare allo sforzo dell’organismo. A seconda dell’intensità e della durata dello sforzo, pare possa essere utile indossarli in allenamenti particolarmente stressanti e prolungati, tali da produrre stress cruenti sulla muscolatura (Chatard 2008). Risulta invece meno utile indossarli nella fase pre-competitiva, dove il loro effetto è principalmente orientato al mantenimento del riscaldamento corporeo. Le indicazioni più interessanti vengono dagli studi che hanno indagato l’azione prodotta dal vestiario a compressione come coadiuvante la fase di recupero post gara (Jakeman 2010, Born, 2013).

Recupero e costumi a compressione

A seguito di una attività sportiva, la metodologia dell’allenamento individua tre tipologie di recupero, che possiamo classificare a seconda della loro durata temporale:
a prima immediata (immediate recovery), individuabile nelle inevitabili pause per ristorare le singole azioni motorie che l’atleta ripete per allenarsi. Il nuoto, per sua ciclicità motoria, alterna contrazioni e decontrazioni muscolari e nelle seconde si individua il recupero immediato.
la seconda a breve termine (short-term recovery), riveste un ruolo molto importante durante le fasi di ristoro nei blocchi di lavori intervallati e coinvolge tutti i parametri che rispondono in “per primi” contro lo stress da sforzo.
la terza a lungo termine (training recovery), tiene in considerazione l’accumulo dei fattori stressanti non reintegrati e degli effetti cronici dovuti all’allenamento.

I nuotatori hanno il problema di recuperare al meglio gli sforzi effettuati in tempi ravvicinati e nelle diverse fasi delle competizioni. Si trovano quindi il problema del recupero “a breve termine” - che indicativamente dipende dal livello di allenamento del soggetto e mantiene alterato l’organismo per circa 1,30/2 ore nel post-gara - ma al tempo stesso anche agli effetti sommatori che diversi affaticamenti “a breve termine” determinano nei giorni a seguire la prima prova.

Tra le diverse pratiche di recupero le più comunemente usate nel nuoto sono le modalità di recupero attivo (Toubekis, 2005/2006/2008) - ginnastica/stretching e nuoto di defaticamento - e di recupero passivo – con vari tipi di massaggi -, mentre si stanno sperimentando altre tecniche, come l’elettrostimolazione (Neric 2009), i trattamenti con bagni a contrasto di temperatura e l’uso dei costumi a compressione. In questi ultimi la scelta sul materiale da indossare è orientata verso quello che il mercato, principalmente dell’abbigliamento del ciclismo, fornisce. Lo sviluppo tecnico però non poteva esimersi dallo studiare un materiale specifico per i nuotatori, tenendo in particolare attenzione le peculiarità della performance natatoria e tra queste, non di poco conto, la diversa influenza dell’azione gravitaria, con la posizione del corpo dell’atleta che passa dall’ortostatismo al clinostatismo. Arena Italia ha studiato per due anni il proprio costume a compressione e il prodotto finale è stato testato nei laboratori di Scienze Motorie dell’Università di Bologna.

Il test

Il protocollo definito per il test consisteva nel monitorare l’andamento di alcuni indicatori dell’affaticamento, dopo aver fatto eseguire, a 12 nuotatori di buon livello, una prova massimale di nuoto sulla distanza dei 400m a crawl. La prova di nuoto veniva ripetuta in due giornate diverse, una volta indossando il costume a compressione (Powerskin Recovery Compression, Arena, Macerata, Italy) ed una volta senza. L’obiettivo era quello di verificare se, indossando il costume a compressione durante la fase di recovery, si ottenevano delle variazioni (statisticamente significative: p > 0.05) nei parametri monitorati, rispetto alla condizione di controllo cioè senza indossare il costume. Prima di ogni prova veniva definita la “baseline”, cioè la situazione di completo stato di riposo del corpo, monitorato in “continuum” per 15 minuti, in una camera con temperatura confortante, luci soffuse e priva di disturbi sonori.
Gli indicatori neuro-fisiologici presi in considerazione sono stati diversi Parametri Emodinamici (pressioni, volumi, flussi, resistenza) e del Sistema Nervoso Autonomo (azione orto/parasimpatico).
Dopo la registrazione della “baseline” i soggetti eseguivano un riscaldamento standardizzato e, a seguire, una prova di nuoto massimale di 400m, dove erano misurati i tempi (totali e parziali) e le frequenze di bracciata. Conclusa la prova di nuoto, i soggetti tornavano nella situazione di completo riposo e veniva monitorata la fase di recupero. Come riportato sopra, gli stessi soggetti venivano testati, con la medesima procedura, in due giornate differenti, con e senza il costume a compressione. Dell’andamento dei diversi parametri misurati riportiamo qui alcuni più significativi.
Dai grafici (1 e 2) sono visibili le dinamiche della “blood pressure”. In tutti i grafici il primo step a sinistra sull’asse delle ascisse è la baseline. A seguire, l’analisi temporale riporta i 4 periodi di recupero investigati: da 20 a 30 min, da 40 a 50, da 60 a 70 e da 80 a 90 dopo lo sforzo. Le barre azzurre indicano i valori medi dei parametri registrati durante la giornata di “controllo” (senza costume a compressione), mentre quelle rosse si riferiscono alla giornata in cui gli atleti indossavano il costume a compressione graduata.

 

Nel grafico 1 sono riportati i dati della pressione sistolica (asse delle ordinate in mmHg). E’ possibile notare che i soggetti partono da una condizione di baseline uguale ma, dopo aver effettuato la prova di nuoto gli atleti che non indossano il costume nel primo controllo (20/30 min) presentano un valore medio di pressione sistolica sceso fino a circa 90 mmHg.

Grafico 1

Dopo un intenso stress fisico i valori pressori diminuiscono (vedi grafici), per poi risalire e ritornare alla condizione pre-prestazione (baseline) in circa 80/90 minuti. Nel grafico si evidenzia come la differenza tra i valori pressori alla baseline e le fasi di controllo del recupero sia statisticamente diversa nei primi 3 step, mentre indossando il costume questa differenza non risulti significativa.

Nelgrafico 2 è riportato l’andamento della pressione diastolica.

Grafico 2

Appena terminato lo sforzo, la pressione diastolica del gruppo di “controllo” scende a 50 mmHg, per poi evidenziare una cinetica simile a quella vista precedentemente per la pressione sistolica, ma con differenze significative rispetto alla condizione di baseline nei primi 2 step.
Gli andamenti visualizzati nei grafici 1 e 2 evidenziano come l’azione meccanica del costume a compressione abbia permesso di mantenere il livello delle pressione “non diverso” dalla baseline, intervenendo a “sostegno” dell’azione omeostatica impegnata nel recupero post-sforzo.

Nel grafico 3 è riportata la cinetica dell’ NN50. Questo parametro è indicativo dell’intervento del Sistema Nervoso Parasimpatico misurato nella dominio del tempo sul parametro della Variabilità Cardiaca. La Variabilità Cardiaca (HRV = Heart Rate Variability) è la naturale variazione nel tempo che intercorre tra un battito cardiaco e il successivo. E’conosciuta anche come variabilità RR, dove per R si intende il picco del complesso QRS di un onda ECG, e per RR la distanza tra due picchi R. Il parametro NN50 è indicativo del numero di intervalli consecutivi (RR) con differenza maggiore di 50 msec. L'analisi di questo parametro è un metodo di valutazione dello stato dei meccanismi di regolazione delle funzioni fisiologiche dell'organismo umano. L'equilibrio di tali sistemi (Simpatico E Parasimpatico) determina la capacità e il tipo di adattamento ad uno stimolo esterno, ciò che viene comunemente chiamata reazione di stress. L'adattamento, sia esso positivo o negativo è in funzione al grado di disturbo di tali meccanismi.

Grafico 3

L’andamento è graficamente leggibile: nei primi 2 step del recupero la differenza con la baseline è significativa in entrambe le condizioni (con e senza costume), ma nel terzo step (60/70 min dopo lo sforzo) rimane significativa solo nella condizione “senza indumento a compressione”. Questo significa che, quando i soggetti indossano il costume, ritornano alla condizione pre-esercizio in un tempo minore rispetto alla condizione senza costume. L’attività meccanica del costume sembra incida sull’attività parasimpatica cardiaca, riportando il cuore alla condizione di riposo in quanto agisce sulla riduzione della frequenza cardiaca (azione vagale)

Considerazioni

I parametri da noi osservati indagano l’andamento del ristoro post-sforzo nella short-term recovery. Nei soggetti del test risultano particolarmente alterati i fattori emodinamici ed è evidente l’attivazione del sistema nervoso autonomo per aiutare l’organismo al ritorno alla normalità. In questa situazione il costume a compressione graduata sembra svolgere un importante ruolo di supporto. I risultati degli studi condotti presso i laboratori di Scienze Motorie dell’Università di Bologna indicano che indossare il costume a compressione provoca un effetto migliorativo di circa 20 minuti sui tempi di recupero post gara, dopo una prestazione intensa di nuoto.

Tratto da: La Tecnica del Nuoto 2015
Raguzzoni M., Campa F., Servadei S., Cortesi M., Gatta G., Piras A.,
Scuola di Farmacia, Biotecnologia e Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Bologna

Editrice Aquarius Verona

 

1O° TRIATHLON ALPE D'HUEZ : RISULTATI E CLASSIFICHE

Si è corso il 31 luglio, la 10^ edizione dell’Alpe d’Huez Triathlon sulle distanze di 2.2K di nuoto, 115K di bici e 22K di corsa e 877 sono stati i finisher.

La vittoria finale è andata al francese Arnaud Guilloux e alla britannica Emma Pooley. Nutrita la pattuglia azzurra degli #ITAFinisher, tra cui si sono messi in evidenza Pierluigi Senor, primo italiano e 22° assoluto; Giovanni Canapini vincitore della categoria M50-54; Michela Menegon, prima delle ragazze e quinta del suo AG; e Luisa Fumagalli, argento di categoria.

Nutrito il gruppo degli atleti senesi al traguardo di questa bellissima competizione : oltre ai già citati Canapini e Menegon, da segnalare anche le buone prestazioni di David Mattei e Pierantonio Daniele

 

UOMINI
Arnaud GUILLOUX (FRA), 5h55’14
James CUNNAMA (RSA), 5h57’04
Scott DEFILIPPIS (USA), 5h57’27
Sven VAN LUYCK MAN (BEL), 5h58’34
Colin ARROS (FRA), 5h59’02

DONNE
Emma POOLEY (GB) 6h21’48
Mary Beth ELLIS (USA) 6h27’45
Jeanne COLLONGE (FRA)6h36’07
Ester HERNANDEZ (ESP) 6h55’34
Carrie LESTER (AUS) 7h03’51

CLASSIFICA COMPLETA : CLICCA QUI

 

ARGON18 E119 : REVIEWS

Argon18 is perhaps the biggest news in triathlon at the moment. Known as the 'other' Canadian bike firm, no one really expected a bike from them right now, but their timing couldn't be better. The E119 is the only major tri bike being released in 2015 (other than the LOOK 796 Monoblade). We got a good, detailed look at the bike in Las Vegas, and our initial impression is that Argon18 has put together an excellent platform that is sure to be very popular in the coming season.

From tip to tail, this is a very well thought out machine that takes the best practices from across the industry and integrates them into an excellent, coherent package. The first thing I want to get out of the way is how well I think Argon18 has done on their proprietary components, especially the brakes and the bars. Even though we sell our own products in that category, I have no problem recognizing great work when I see it elsewhere. And the E119 is the perfect example of that. Let's start with the brakes.

Brakes

Despite the relative maturity of tri bike design, brakes continue to be a sore spot for many athletes, and a headache for many bike manufacturers. Many brands simply slap on a cheap OEM product, despite the problems associated with their use. But a few brands have taken the considerable time and effort required to make a truly good integrated brake. I'm talking about Trek, Felt, Cervelo (though I'm mixed on the Maguras), and now Argon18 joins that exclusive club.

Argon18 told me that the design of these brakes required six months' effort from a dedicated engineer working exclusively on them. Having been there myself, I don't doubt it for a second. And the result was worth the effort. The front brake uses a mechanical design very much like that found in the Speed Concept, and our own Omega X. It features independent stance width adjustment, clean centerpull routing, and integrates right into the front fork. It works very well, and provides ample stopping power.
The rear brake is where things get complicated. Argon18 wanted to avoid the bottom-bracket location used on so many other bikes. To be fair, BB brakes are indeed tougher to install and adjust, based on their location and the fact that the crank obscures them to some extent. So Argon18 decided they'd integrate a brake into the seat stays. The only other bikes I can think of that do this are the Pinarello Bolide, and the new Trek Madone road bike. As in both of those cases, Argon18 managed to still use a centerpull design, avoiding any nasty exposed cables.
But due to the location and the tight space envelope, the rear brake is a very different beast from the front. First off, the cam doesn't move up and down, since there's not much room to go "up" from where it sits. So instead, it spins in place. The cam shape is such that it provides a lot of movement for the initial cable pull, then a more linear progression towards the end. That's how our Omega X works, and it means you can get away with leaving the brakes pretty wide for easier wheel changes with big tires. Or you can bring them in and just get more power for less cable pull. The brake arms, split into two pieces on the front brake, are one piece here. To achieve the same pad stance adjust, Argon18 had developed a very clever spherical roller that telescopes in and out of a threaded bore, actuaged by a small hex wrench. We have an image of that in the gallery. I actually wonder why they carry this over for the front brake, as it reduces the number of parts for the brake arm. Perhaps the engineer was a bit burned out at the time. Or perhaps it didn't meet the space envelope requirements for the front brake.
The rear brake uses two springs on this rear brake, which are both a bit weaker than the one up front, but combine to provide ample return strength. I suspect the brake will still be a bit sensitive to proper installation, as with any centerpull brake. But patience will reward the user with a very nice set of stoppers that show nothing to the wind. Again, I really applaud Argon18 for the fine work here.

Cockpit

For me, the front end of the bike is often the differentiating factor between a great bike and a mediocre one. And apart from brakes, that really means the bars and stem. Again, the E119 shines here. Without a closer look at the bars and actually installing one myself, I can't say for sure how the wrenching goes. But the bars look fairly simple to install and adjust. The are flippable, to provide a bit of stack height adjustment. The bikes in this picture had them in the standard "down" position, but they could be flipped to provide rise instead. That's the only adjustment you can make to the base bars, as there is no other stem or bar option available. Base bar height isn't usually considered the chief metric for tri bike fit, so the lack of bar adjustment won't matter for most riders. But if you know you're particularly sensitive to base bar stack, you'll want to research the E119 fit before taking the plunge here.

The top cover on the stem is not structural, and comes in two flavors. One is slightly lower profile and comes with the standard E119, flowing into the cable cover behind it. The one that comes with the E119+ is slightly taller, as it flows into the integrated storage box which adds a little more height than the stem and bars alone. Argon18 says each version will be available aftermarket, so the owner of one version can swap out to the other.
Pad stack is adjusted via the familiar extension spacers, and there's integrated extension angle adjustment. I didn't ask Argon18, but I'm not sure if the pads can be slammed right on top of the bars, with the extensions underneath. I don't really see a provision for that, though it could exist with additional hardware. Without that ability, the bike might be too high stack for some riders. Even with that ability, some very aggressive riders might have a hard time getting low enough.

Frame

Beyond those key elements, the bike is pretty straight down the middle. No gimmicky tube shapes, very good closure of the space envelopes between downtube/wheel/fork, vertical dropouts (yay!), wedge-style seat binder, and liberal use of truncated airfoils. Curiously, although the E119 uses the excellent Ritchey SideBinder style clamp, that clamp doesn't slide along a 10mm round rail as do other posts. That means it isn't compatible with the 10mm round accessories from XLAB and others. Instead, Ritchey created a tall hexagonal shape which they use to attach their own bottle carrier/storage unit. But that unit (and that seatpost) only come with the E119+. The standard E119 gets neither the carrier nor the hexagonal bore. Strange.

The seatpost telescopes at 78 degrees, making this a true tri bike, and meaning no one will have a hard time achieving a good saddle position on the bike. The crank is on the BB86 standard, not my favorite since it's not too friendly with 30mm spindles. I'd prefer to see BB30/PF30, or BB386EVO, or BBRight. But if you have a 24mm spindle crank that you like, it shouldn't be a deal-breaker by any means.

Conclusions

I really want to ride this bike. More than that, I want to build one up to see what it's really like. The Trek Speed Concept can be a notoriously difficult build, and can be tough to travel with. If there's an achilles heel to the ultra-integrated bike, it is always the ability to wrench and travel with. Pro athletes often have a manufacturer-provided mechanic who travels to key races to make sure everything's working correctly. But the age-grouper athletes don't have that luxury, and often have to become their own mechanics. This requires some intimate knowledge of the bike's ins and outs, and how the proprietary parts work. For example, the headset on the E119 requires a special tool to tighten. This tool comes with the bike, but you have to make sure to bring it with you should you ever need to fiddle with it. Forget it, and you could be out of luck on race day.
That said, I'm really excited about this bike. It's beautiful, very well designed, and I suspect it will be hugely popular this year. Check out the gallery below for more about this bike.
(articles & images by Nick Salazar) - from tririg.com
 

Brakes 

Here's an area near and dear to my heart. I'm very, very happy to see Argon18 abandon the TRP V-brake in favor of the far superior centerpull design. So far Felt, Trek, and now Argon18 have all developed their own excellent centerpull designs. I love this trend, even if it means I'll sell fewer brakes.

  • Interior of the front brake.
  • Interior of the front brake.
  • Interior of the front brake.
  • Interior of the front brake.
  • Argon18 developed a very clever rear brake for the bike, hidden within the seat stays. Due to its location, the cable has to take a rather strange path to get to that brake, but based on our quick look at interbike, it appeared to be working very well and without any excessive friction.
  • The E119 rear brake is a very complex bit of engineering, and appears to work quite well. We don't have experience with the installation of the brake, but adjustment looks quite good - as with the front brake, there is independent pad stance width (as on the Trek Speed Concept and our own TriRig Omega X brake). Bravo to Argon18 on the great work here.
  • The rear brake stance width adjustment.
  • The bolt-on cover for the rear brake.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Details 

From the tip of the aerobars to the back of the rear dropouts, Argon18 did an excellent job designing this bike. Here's a look at the details.

  • The E119 uses the same bars and brakes as its big brother the E119+, but skips the bento box in favor of a simple fairing for the cables. You can upgrade and buy the box later if desired.
  • The E119 uses the same bars and brakes as its big brother the E119+, but skips the bento box in favor of a simple fairing for the cables. You can upgrade and buy the box later if desired.
  • Argon18 makes clever use of the steerer tube as a hiding spot for the Di2 junction. Of course, the larger SRAM BlipBox will not fit in here.
  • Argon18 makes clever use of the steerer tube as a hiding spot for the Di2 junction. Of course, the larger SRAM BlipBox will not fit in here.
  • Split housing on the cable routing.
  • No brake down here! Just a cover plate for access to cable routing.
  • The E119 is built on BB86 - not my favorite bottom bracket standard, as it's not friendly to 30mm-spindle cranks.
  • Triple bottle bosses on the truncated-airfoil downtube. Very nice.
  • Looking down the business end.
  • Like Scott, Argon18 mounts their bento box using the de-facto standard M5 bosses spaced 63mm apart, just like water bottles. This means that in a pinch, you could swap the box out for any other box made by XLAB, TorHans, etc.
  • Curiously, the seatpost comes in two varieties. One features this large hexagonal bore, to fit Argon18's proprietary saddle mount. The other one doesn't have any bore at all. It's very weird that Argon18 didn't simply use the 10mm thru hole that's been so popular, and for which the accessory market has already developed some products. It's also odd that they made two versions of the seatpost - if you want to get the rear carrier for the lower-priced E119, you have to buy the E119+ seatpost. Seems like an artificial product differentiator.
  • Nice simple wedge-style seatpost binder.

GARMIN : NUOVO GPS BIKE COMPUTER EDGE 520

A fine Luglio inizieranno le consegne del nuovo GPS BIKE COMPUTER di GARMIN : EDGE 520

Il GPS bike computer che ti aiuta a competere e a confrontarti

 

 

Edge 520 in partnership con Strava

 

Edge 520 è il primo GPS bike computer compatibile con i segmenti Strava6. Include inoltre una versione di prova a Strava Premium di 1 mese. 

Allenamento con Edge

Edge 520

Hai bisogno di un motivazione per completare gli ultimi chilometri sui rulli durante il tuo allenamento indoor? Edge 520 offre questa innovativa funzione quando associato a rulli con protocollo ANT+. Per esempio, nel caso desiderassi allenarti con una potenza media di 240 watt, è sufficiente impostare l'obiettivo su Edge 520, iniziare a pedalare e i rulli si regoleranno automaticamente in base al tuo obiettivo. Puoi anche seguire un percorso creato da un altro ciclista e scaricarlo da Garmin Connect, gareggiando virtualmente contro l’atleta con il quale vuoi confrontarti, perchè i rulli regoleranno la resistenza della pedalata in base ai dati di pendenza e altimetria del percorso scaricato.

Associato a un sensore di potenza, Edge 520 ti offrirà un'altra serie di funzioni, come il rilevamento FTP soglia di potenza ed i watt/kg, e le dinamiche di ciclismo². Un test di soglia di potenza integrato nello strumento ti aiuterà a stabilire il tuo dato di riferimento da tenere durante il tuo allenamento sui rulli o su strada. Associa la fascia cardio³ e il 520 calcolerà di conseguenza la stima del tuo VO2 max e il tempo di recupero post-corsa, che indica quanto tempo deve trascorrere prima che tu possa affrontare un altro sforzo impegnativo.

Ampio display

Edge 520 non accetta compromessi quando si tratta dello schermo: 2,3 pollici a colori ad alta risoluzione. Abbiamo ottimizzato lo schermo in modo che tu possa ottenere il massimo dalla visualizzazione tenendo conto della dimensione compatta del 520. Apprezzerai inoltre la nitidezza dello schermo in tutte le condizioni di illuminazione.

Una bici sempre connessa

Edge 520 è compatibile con i sensori ANT+, incluso il radar per bici Varia e le luci per bici Varia4, la velocità, la cadenza, la frequenza cardiaca, i telecomandi Edge e VIRB® e le bilance compatibili. Si integra anche con i sistemi di cambio elettronico Shimano Di25 per visualizzare la marcia corrente sullo schermo. Edge 520 è inoltre compatibile con i contatori di potenza ANT+, inclusi quelli della serie Vector.

Smartphone e connettività

Se associato a un telefono compatibile e all'app Garmin Connect™ Mobile, Edge 520 offre il rilevamento in tempo reale, gli avvisi relativi allo smartphone, la condivisione sui social media, il meteo e i caricamenti wireless. Una volta completata la corsa, i dati possono essere inviati automaticamente a Garmin Connect™, la nostra community online in cui puoi salvare, pianificare e condividere le tue corse in bici.

Percorri sentieri inesplorati

Il fattore di forma robusto e compatto e la durata della batteria fino a 15 ore dell'Edge 520 lo rendono perfetto per le avventure fuori dai sentieri battuti. È inoltre compatibile con i satelliti GPS e GLONASS, per utilizzare altre opzioni di segnale, ovunque tu sia diretto.


¹Se associato a un telefono compatibile.
²Se utilizzato con un contatore di potenza Vector o Vector 2.
³Incluso in alcuni modelli, venduto separatamente in altri.
4Con un futuro aggiornamento software.
5Compatibile con i sistemi di cambio elettronici Shimano Di2 con funzione di gestione dei dati Shimano D-Fly.
6 Solo nella versione Premium a partire dal 20 Luglio 2015

MIGLIORARE LA POSTURA NELLA CORSA CON LE SCARPE ALTRA RUNNING

L'importanza della tecnica

L'obiettivo di Altra è aiutare i podisti a evitare infortuni tramite l'insegnamento di una tecnica di corsa efficace e a impatto ridotto. Proprio come in altri sport, occorre ascoltare gli esperti per ottenere il massimo. Che siate principianti o agonisti di alto livello, la nostra iniziativa "Learn To Run" aiuta i podisti a correre meglio e in modo più salutare. 

Maintien du coureur

Imparare a correre

Lo scopo dell'iniziativa "Learn To Run" è insegnare ai corridori un metodo di corsa collaudato, efficace e sicuro per evitare infortuni e correre più velocemente con meno sforzo. Una volta padroneggiata, la tecnica adeguata consente di correre con più efficacia, meno fatica e minor rischio di infortuni.

Se praticaste qualunque altro sport prendereste lezioni, no? Proprio come il movimento di qualsiasi altro sport, anche la corsa può essere efficace e inefficace. Altra punta a far coincidere l'inizio delle lezioni di tecnica di corsa in tutto il paese con il lancio delle nostre scarpe, per aiutare i podisti ad imparare a correre in modo più semplice, veloce e con minor rischio di infortuni. Anche se siamo nati per correre, il nostro corpo deve essere in buona forma per essere davvero efficiente.

Le basi della tecnica di corsa

Durante la corsa, il corpo deve essere in posizione eretta, bilanciato e sporgere in avanti rispetto alle caviglie. I muscoli profondi devono mantenere la postura corretta e la schiena dritta. Il petto deve spingere leggermente in avanti e le braccia devono spingere indietro, mentre le anche e le ginocchia si estendono.

Le mani devono rimanere vicino al petto, effettuando un'oscillazione corta e contenuta. Spingere indietro le braccia e rilassarle portandole in avanti. Per aiutare le gambe a spingere in linea retta e il piede ad appoggiarsi in linea con il ginocchio piegato, le braccia devono muoversi avanti e indietro oscillando lateralmente il meno possibile, mentre i gomiti non devono arrivare mai davanti al tronco, a meno che non si corra a velocità molto sostenuta. Il tronco deve consentire ai piedi di sollevarsi rapidamente e di estendersi dietro al baricentro del corpo. I piedi devono poggiare sul terreno in linea con le ginocchia piegate, mentre la gamba inizia a spostarsi indietro sotto al corpo. Anche se il piede poggia sul terreno in posizione leggermente avanzata rispetto al corpo, si avrà la sensazione che si trovi esattamente sotto di esso. Molte persone appoggiano tutta la superficie del piede sul terreno nello stesso momento (appoggio del mesopiede). Tuttavia, a seconda delle caratteristiche genetiche, del tipo di scarpe indossate e della superficie su cui si corre, può verificarsi un leggero appoggio dell'avampiede o un leggerissimo appoggio del tallone.

L'appoggio del piede deve essere leggero e rapido, con una cadenza di circa 180 passi al minuto. Correre a piedi nudi può aiutare molto a comprendere e padroneggiare la tecnica corretta per la corsa.

Per prevenire infortuni:

Percorrere almeno 1/3 della distanza su superfici naturali o irregolari, quali ad esempio erba, ciottolati o sterrati: questo consente di bilanciare la propria struttura muscolare e di rinforzare i muscoli stabilizzatori.

Molti negozi di articoli sportivi stanno tenendo lezioni di corsa proprio in questo momento: rivolgiti al negozio più vicino! Qualora non lo faccia, esortalo a cominciare. Ci sono molti metodi validi per imparare la tecnica corretta, eccone alcuni:

  • Good Form Running
  • Huaraches Forum (A Wealth of Running Knowledge)
  • RunBare & the Barefoot Running Book (Clinics & A Great Book)
  • Barefoot-Running
  • Blog (Natural Running HQ)
  • Programmed to Run (il libro sulla tecnica di corsa più completo sul mercato)
  • Science of Running
  • Chi Running
  • Evolution Running
  • Pose Method

Altra esorta inoltre tutti i podisti a fare almeno un po' di corsa a piedi nudi. Oltre a imparare la tecnica corretta e a rinforzare i piedi, correre a piedi nudi porta anche molti altri benefici. Non vi è mai capitato di correre a piedi nudi finora?

Puoi vedere ed acquistare tutti i modelli di scarpe running ALTRA cliccando QUI

 

X-BIONIC : Maratona dles Dolomites 2015

MARATONA DLES DOLOMITES 2015 CORVARA (BZ) 3-4-5 LUGLIO
L'attesa sale per la 29° edizione della Maratona dles Dolomites,che si svolgerà domenica 5 Luglio nel paradiso delle dolomiti .  X-Bionic leader nel settore dell'abbigliamento tecnico funzionale, non ha voluto mancare all'appuntamento e in qualità di sponsor  offrirà a tutti i suoi partecipanti un prodotto tecnico ed esclusico  per agevolare le fatiche dei ciclisti; WALLABY MARATONA DLES DOLOMITES, innovazione concentrata per la massima termoregolazione. Vi aspetiamo in zona Expo per mostrarvi le ultime tecnologie applicate alla linea Bike Wear.
 
 
 

STRETCHING SI O STRETCHING NO ?

Eseguire lo stretchingStretching si o stretching no?

L’eterno dibattito sullo stretching per il runner: farlo o non farlo? Ecco alcune indicazioni sul perchè scegliere il metodo giusto di fare stretching prima e dopo la corsa

Gli anni ‘80 furono senza dubbio il periodo in cui la validità dello stretching come complemento dell’allenamento nello sport in generale e nel running in particolare, raggiunse il suo massimo splendore. Si passò dalla pratica dello stretching balistico, che si basava nell’esecuzione di una serie di rimbalzi, all’uso dello stretching statico. Fu il libro di Bob Anderson, uscito nel 1982 ad avviare questa autentica rivoluzione nel modo di intendere e praticare l’allungamento muscolare e tendineo. Da sempre attento alle novità provenienti dalla metodologia dell’allenamento, cominciai a praticare il nuovo metodo di stretching prima su me stesso e poi sui miei runners. Praticare stretching diventò pian piano un modo di socializzare a fine allenamento. Il tenere la posizione per 30”/40” dava senza dubbio sollievo. Passarono un po’ di anni e nel frattempo cominciai ad essere sempre meno convinto della sua efficacia. Fra il 1999 ed il 2000 consigliai ai miei allievi di smettere di fare stretching per vedere cosa sarebbe accaduto. Si stupirono del mio cambio di atteggiamento, ma mi seguirono. Non notai nessuna differenza di rilievo fra fare e non fare stretching.
Negli ultimi anni sulle riviste e sui libri specializzati sono apparse pubblicazioni che riportano idee contrastanti sull’utilizzo dello stretching in chi pratica sport. La crisi che mi colpì all’inizio dell’anno 2000, a quanto pare, ha colpito anche altri. Alcuni autori scrivono proprio che lo stretching fa male. Autorevoli ricerche scientifiche ( G. Alberti-L. Onagaro 2009) dimostrano che lo stretching del polpaccio e del quadricipite può essere negativo prima della pratica di sport di potenza che richiedono esecuzioni veloci e grandi applicazioni di forza. Tu che sei un podista, anche se vai forte, la velocità e la forza che esprimi nel tuo passo di corsa non è elevatissima quindi il problema non ti riguarda. Altre perplessità sono emerse in merito alla staticità dello stretching che sembrerebbe non faccia poi benissimo ai muscoli soprattutto se eseguita senza riscaldamento. La mia crisi fu generata dall’opportunità di fare stretching in forma statica. Quando lo facevo avvertivo gli stessi dolori di quando, come da bambino, il mio allenatore di calcio mi faceva fare lo stretching balistico e se ne infischiava del fatto che io avvertissi dolore. Ero molto perplesso sul fatto che sentire male facesse bene. E’ vero, Bob Anderson nel suo libro parlava di tensione facile e di tensione di sviluppo, ma non parlava di dolore. Nel pieno della mia crisi conobbi Jim e Phil Wharton, padre e figlio fisioterapisti di New York specializzati in running. Fu l’inizio della fine della mia crisi.
Nelle righe seguenti illustrerò quello che, per la mia esperienza, è il modo corretto di fare stretching.

Cosa è lo stretching? Letteralmente tradotto dall’inglese significa “allungamento”. Consiste nella pratica di una serie di esercizi utili per migliorare la flessibilità e la mobilità articolare. Si dice quindi che un muscolo è flessibile quando ha sviluppato una mobilità articolare tale da permettere ai vari segmenti interessati di muoversi nello spazio ed una estensibilità tale da permettere al muscolo di allungarsi facilmente. Detto questo, non pensare che voglia farti diventare “snodato” come un ballerino della Scala.
Ecco una serie di buoni motivi per fare stretching (F. Massini 2012).

  • Il gesto tecnico della corsa diventa più fluido
  • Contribuisce ad ottimizzare la preparazione ed il recupero di una gara o di un allenamento
  • Contribuisce ad ottimizzare il gesto tecnico delle corsa
  • Contribuisce ad attenuare la tensione psicologica pre gara o pre allenamento
  • Stimola la lubrificazione delle articolazioni
  • Facilita la circolazione del sangue
  • Contribuisce allo stato di salute generale
  • Migliora la consapevolezza del proprio corpo
  • Attenua lo stress
  • Predispone alla coordinazione dei movimenti
  • Pare anche che contribuisce a prevenire gli infortuni, affermazione ancora in fase di discussione.
  • Contribuisce all’aumento della temperatura corporea

Visti questi punti voglio vedere come farai a non fare stretching.
Anche sull’opportunità di fare stretching prima dell’allenamento o della gara c’è una gran discussione. Alcuni autori (J. Weineck 2013 ) suggeriscono di fare 5’ di riscaldamento prima dello stretching. Talvolta per noi podisti è impossibile, sembrerà strano, fare un po’ di corsetta in zona partenza allenamento o gara. Ecco perchè ho pensato a 3-4 esercizi di vascolarizzazione che hanno proprio lo scopo di preparare l’organismo allo stretching. Si tratta di eseguire delle spinte sugli avampiedi e delle raccolte delle ginocchia verso il petto. Ultimamente ho aggiunto anche 3-4 serie di 30” di camminata sul posto. Il metodo di stretching che propongo è una variante del metodo Wharton’s. Si basa sull’abbinare la respirazione all’esercizio: in fase di riposo si inspira mentre in fase di allungamento si espira.
Prima della gara i runners più agitati, che “sentono” emotivamente la gara devono eseguire gli esercizi lentamente con respirazioni piuttosto profonde, mentre ai più calmi consiglio un esecuzione un po’ più dinamica che prevede quindi una respirazione più frequente. Ogni esercizio è pensato per non caricare mai la schiena, viene ripetuto per 5-10 volte. Dopo la corsa consiglio di fare lo stretching al termine della doccia, in un ambiente asciutto e caldo. Mentre lo stretching del precorsa viene fatto in piedi, quello del dopo corsa, basandosi sempre sul principio della respirazione, viene fatto in terra, meglio su un materassino. L’ideale sia nel fare lo stretching del pre-corsa che dopo-corsa è applicare la respirazione diaframmatica o addominale. Chi non ci riesce basta che respiri piuttosto profondamente, ma senza mai rimanere in apnea. Questo sistema garantisce sempre afflusso di sangue ai muscoli con innegabili benefici.

(by Fulvio Massini from fulviomassini.com)

HYPPO KAMPOS TRIATHLON : uno spettacolo preannunciato

Uno spettacolo preannunciato, questo è ciò che ha regalato ad atleti e spettatori la sesta edizione dell’Hyppo Kampos Triathlon, gara che ha rappresentato la terza tappa della Series Scott Tour Trophy, disputata domenica 28 giugno 2015 presso l’Ecoparco del Mediterraneo di Castel Volturno. Tante le novità che hanno accolto gli atleti, a partire dai percorsi parzialmente rinnovati grazie al supporto del Comune di Castel Volturno, ed in particolare all’impegno in prima persona dell’Assessore allo Sport Carlo Nugnes, che ha fortemente voluto la riproposizione dell’evento in un format ancora più spettacolare. L’imponente spiegamento di forze dell’ordine e volontari hanno, infatti, reso possibile lo svolgimento di una rinnovata frazione ciclistica sull’importante asse viario della SS Domitiana. La bellezza dell’Ecoparco del Mediterraneo ha fatto il resto per affascinare gli oltre 160 atleti con il suo relax e le sue attrazioni. 

Sotto il profilo agonistico, gran bella vittoria per Michele Insalata, bissando il successo ottenuto nel 2013, con una gara in rimonta dalla prima frazione sui fuggitivi Fimiani e Lamberti. Quest’ultimo riesce a mantenere la seconda posizione fino al traguardo. Al terzo posto, facendo valere le forti doti podistiche, si classifica Roberto Fonseca della Ermes Campania.
In campo femminile ancora una vittoria nello Scott Tour Trophy, dopo Sorrento ed Ischia, per Silvia Scarpetta seguita da una sempre più forte Roberta Siviero e da Claudia Casola,  in quella che è stata una delle gare più partecipate a livello femminile del Sud Italia.
A conclusione della manifestazione si è disputato il Trofeo CONI, ovvero la competizione di triathlon per i più giovani valida per la prestigiosa manifestazione giovanile realizzata dal CONI. Finite le gare, gli atleti hanno avuto modo di apprezzare il pasta party, il servizio massaggi e le consulenze nutrizionali personalizzate del Team Nutrilite nonchè le mental coaching individuali di HRD Training Group.

I riscontri dell’Hyppo Kampos Triathlon hanno confermato ancora una volta la bontà del progetto turistico sportivo Tour Trophy, dimostrando che il connubio turismo e sport attrae sempre più appassionati ed è capace di dare visibilità oltre che a location già apprezzate universalmente, come Sorrento ed Ischia, anche a piccoli gioielli non conosciuti appieno come l'Ecoparco del Mediterraneo e il territorio Castel Volturno ed il suo territorio.
Tour Trophy vi aspetta tutti ad Ischia
per il giro podistico dell'isola.
JOIN THE FAMILY!!
 

COME SCEGLIERE UN CASCO DA SCI/SNOWBOARD

CONSIGLI PER LA SCELTA DI UN CASCO DA SCI/SNOWBOARD

Vi piace sciare a tutta velocità, tirare le curve al massimo, buttarvi in mezzo ai boschi e usare gli alberi come se fossero paletti da gara, fare salti e acrobazie negli snow park? Molto bene.

Sia che siate uno sciatore oldschool, sia che siate un freestyler o un freerider vi è sicuramente capitato di fare un incontro ravvicinato con una roccia, un albero, una placca di ghiaccio, un altro sciatore o perché no, con una bella sciatrice. Senza dubbio il casco è ciò che fa per voi. Il casco è leggero, tiene caldo e più di ogni altra cosa, può salvarvi la vita. Non ci pensate su troppo e procuratevene uno per la prossima stagione.
 

Ecco qualche consiglio per aiutarvi nella scelta del vostro casco
 

1. COM'E' FATTO UN CASCO?

Un casco da sci è costruito per proteggervi contro gli ostacoli che potete incontrare in montagna: rocce, altri sciatore, alberi, ghiaccio o cadute rovinose. In più un casco da sci possiede caratteristiche che i caschi da scalata o da skate non hanno: la protezione per le orecchie, la ventilazione regolabile, la protezione dal freddo e la compatibilità con una maschera da sci.

✓ Un casco è generalmente composto da due strati
Lo strato esteriore è formato da una superficie rigida che proteggerà la vostra testa contro gli urti e gli oggetti taglienti. Il guscio esterno permetterà di propagare l'urto su una grande superficie del casco, riducendo i rischi.
Lo strato interiore è composto invece generalmente di polistirolo espanso. Il suo obiettivo è di assorbire l'impatto e in questo modo evitare i traumi cranici. Lo strato interiore agisce come una mousse che si comprime assorbendo l'urto, lasciando intatta la vostra testa. 

✓ Tecnologia di fabbricazione
La tecnologia di costruzione IN-Mold permette di fondere, modellandola, la parte interna con quella esterna. In questo modo il casco sarà formato da un pezzo unico. Il vantaggio è che questa tecnologia di fabbricazione apporta leggerezza al casco, crea una ventilazione più performante e permette di assorbire meglio l'impatto in caso di urto.
Con la fusione classica invece il casco è costituito da due pezzi, la parte esteriore e lo spessore interno. Il casco esterno è fatto in plastica dura, mentre la parte interna in polistirolo espanso. Le due parti sono incollate insieme. Questa tecnica è meno costosa, ma il casco è più pesante ed è più difficile ottenere una ventilazione regolabile. 
 

2. COME SCEGLIERE UN CASCO?

Trovare la taglia adatta: dovete misurare la circonferenza della vostra testa; per questa operazione dovete munirvi di un metro da cucito e dovete posizionarlo sopra le orecchie e sopra le sopracciglia. Otterrete così una circonferenza che va dai 52 ai 65 cm circa. Una volta ottenuta questa informazione utilizzatela per scegliere un casco adatto alla vostra taglia.

Diversi criteri influenzano la scelta di un casco.

Peso: se scegliete un casco leggero, avrete la tendenza a dimenticarvi di averlo indossato e i vostri movimenti non saranno penalizzati dal peso.
Ventilazione: una buona ventilazione vi permetterà di regolare la temperatura intera e di far uscire il sudore. È preferibile per questo scegliere i caschi che hanno una ventilazione regolabile e che vi permetteranno di modificare il flusso d'aria mentre state sciando. 
Igiene: molti caschi hanno le protezioni interne e i rivestimenti estraibili e dunque lavabili.
Audio: certi caschi hanno delle cuffie audio integrate o hanno la possibilità di integrare le vostre cuffie.
Cuscinetti e fodere: certi modelli sono venduti con dei cuscinetti rimovibili per regolare il casco e adattarlo alla forma della vostra testa. Questi inserti possono essere rimossi e lavati, particolare da non sottovalutare visto lo stato in cui saranno dopo una giornata di sci. 

Non avete più scuse, misurate la vostra testa e compratevi un casco adatto. Ne va della vostra sicurezza, senza contare che l'uso del casco è obbligatorio per i minori di 18 anni e per accedere agli snow park
 
MOTUS è rivenditore ugfficiale dei marchi POC e SCOTT.
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MIRKO CELESTINO NUOVO AMBASCIATORE SCOTT

Mirko Celestino è il Nuovo Ambasciatore SCOTT

Il Vice Campione del Mondo MTB sarà il nuovo testimonial SCOTT per i prossimi tre anni. 


Con un trascorso da professionista su strada di 11 anni nelle squadre Team Polti, Saeco, Domina Vacanze e Milmar con risultati importanti come il secondo posto nella Milano-SanRemo del 2003; la vittoria al Giro di Lombardia nel 1999 e il quarto posto nella Liegi-Bastogne-Liegi nel 2002 Mirko Celestino è oggi uno dei personaggi più noti nel mondo del ciclismo e della MTB.  Dopo la carriera nel mondo road, infatti, Mirko è poi approdato alla mountain bike con risultati ancora più eclatanti come il secondo posto nel 2010 e il terzo posto l’anno successivo ai Campionati del Mondo.

Proprio nell’ edizione 2015 della corsa più importante nel mondo della MTB marathon, che si correrà sabato 27 giugno (in diretta RAI dalle 10.00 alle 12.30) a Selva di Valgardena, Mirko parteciperà come telecronista al seguito della testa della gara con una bici e abbigliamento SCOTT

 
Questo sancisce l’inizio di un rapporto di collaborazione tra Mirko e SCOTT che proseguirà per i prossimi tre anni e che lo vedrà impegnato come testimonial del marchio.

Mirko presenzierà a tutti gli appuntamenti ufficiali che coinvolgeranno SCOTT Italia: dalle presentazioni prodotto, ai test, alle fiere fino agli eventi sponsorizzati.
Crediamo che la sua notorietà – sia nel campo della mtb che della strada- sarà un valore aggiunto importante per il marchio

COME SCEGLIERE LA MASCHERA DA SCI

La maschera da sci: scopri i consigli per la scelta

Quando si deve acquistare una maschera da sci, è molto importante valutare alcuni fattori fondamentali che possono far cadere la scelta su un prodotto rispetto ad un altro: materiale, forma, condizioni atmosferiche di utilizzo e compatibilità con casco o occhiali da vista.

Materiali:

Le maschere dei migliori brand sono realizzate in TPU (poliuretano termoplastico), per garantire un doppio vantaggio:
- deformabilità a qualsiasi temperatura, per evitare che la maschera diventi più rigida in caso di freddo intenso;
- miglior assorbimento degli urti, per evitare che possa spezzarsi e risultare pericolosa dopo un impatto.

Ottimizzazione per grandezza del viso:

Non tutte le maschere si adattano allo stesso modo al tuo viso: nell'assortimento MOTUS trovi sia maschere più ampie, che si adattano a visi medio-larghi, sia modelli più stretti, per visi medio-piccoli di donne e ragazzi giovani, sia maschere di dimensioni standard che si adattano a tutti i tipi di viso.

Condizioni atmosferiche di utilizzo:

Per affrontare qualsiasi condizione climatica, esistono maschere dotate di lenti specifiche, in grado di consentirti una visione ottimale in ogni situazione. Per essere sicuro di non trovarti mai in difficoltà, pensa alla possibilità di portare con te una maschera di ricambio adatta a condizioni diverse: ti eviterà qualsiasi problema di visibilità, consentendoti di goderti al massimo la tua uscita.

- Neve/nebbia:
  Lenti: trasparenti o gialle
  Utilizzo: aumentano il contrasto per garantire una visibilità ottimale in condizioni di luce bassa, maltempo, e in occasioni    speciali come le sciate in notturna.

- Nuvolose:
  Lenti: colorazione arancio o azzurre, ideali in condizioni di luce medio-bassa.
  Utilizzo: per chi vuole avere una maschera “multiuso”, capace di adattarsi a diverse condizioni

- Soleggiate:
  Lenti:  scure e/o specchiate con funzione anti-riverbero
  Utilizzo:  in giornate di sole, in primavera/estate sui ghiacciai.

- Variabili:
  Lenti: intermedie, con colorazione brown o leggera specchiatura
  Utilizzo: danno buona visibilità anche in condizioni di alternanza sole/nubi.

Un ultimo fattore da non sottovalutare è la compatibilità della maschera con il casco o con l'occhiale da vista: per quanto ormai quasi tutte le maschere da sci siano compatibili con il casco, esistono alcuni modelli che creano problemi di vestibilità e pertanto di difficile adattamento al volto.

Se sei invece portatore di occhiali da vista, sappi che esistono delle maschere specifiche sovraocchiale che permettono di inserire le tue lenti correttive all'interno della montatura della maschera.
 

Le caratteristiche di ogni singola maschera sono disponibili nella scheda del singolo articolo. In questo modo scegliere la vostra maschera da sci comodamente da casa nel nostro shop on line sarà semplice.

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MOTUS è rivenditore di maschere da SCI a marchio POC e a marchio SCOTT

X-BIONIC COURMAYEUR MONT BLANC SKI RACE

X-BIONIC COURMAYEUR MONT BLANC SKI RACE

IL NUOVO VERTICAL RUNNING SALE SUL TETTO D'EUROPA

X-Bionic, marchio leader dell'innovazione nel settore dell'abbigliamento tecnico sportivo, con quartier generale in Svizzera e produzione in Italia, sarà il principale sponsor tecnico della prima edizione della X-Bionic Courmayeur Mont Blanc Ski Race , un evento organizzato dall'associazione ''Trail Mountain''.

Una  gara d'elite a numero chiuso, che l'8 di Agosto, porterà dalla terra al cielo, i trecento atleti, partenza da Courmayeur, fino alla terrazza circolare in cima a punta Helbronner con i suoi 3466 metri di altitudine. Sicuramente una delle gare più selettive e suggestive del panorama del vertical running, con i suoi 11 Km e 2.200 metri di dislivello.

X-BIONIC fornirà a tutti i partecipanti un capo tecnico che supporterà gli atleti durante l'ascesa verso la vetta della Punta Helbronner : X-BIONIC THE TRICK Running shirt, l'ultima evoluzione frutto della ricerca di X-Technology.

https://www.x-bionic.com/men/running/the-trick-running-shirt/568475/detail?color=568491

Seguite l'evento su : www.facebook.com/xbionic.it ; www.courmayeurmontblanc.it

I PARADOSSI DI SAUCONY CHE FANNO CORRERE VELOCE

Leggera come una scarpa da gara, ma ammortizzata come una neutra da allenamento. Oppure dinamica e reattiva, ma con un pizzico di struttura che la rende quasi una stabile. No, Maxi, ma dallo stile Natural. Possibile che in Saucony siano impazziti tutti quanti?

A dare un’occhiata alla loro ultima collezione di scarpe da running con gli occhi e le logiche più “tradizionaliste” si direbbe di si!

Eppure forse ci hanno preso anche questa volta….

 

 

isofit-partSono tra quelli che ritiene Saucony senza dubbio uno dei brand più innovativi degli ultimi anni. A differenza dei “grandi” brand dello sport, spesso costretti a compiere evoluzioni a piccoli passi per non rischiare passi falsi, marchi come Saucony, che pure è a pieno titolo tra i grandi del running market, negli ultimi 4 o 5 anni hanno dimostrato si sapersi muovere in modo rapido e dinamico. Tanta innovazione. Ricordiamo che Saucony è stata la prima a compiere una scelta molto radicale: abbassare i differenziali di tutte le sue scarpe da running a 8 mm. Una scelta che ancora oggi ha lasciato “per strada” tanti scontenti, qualche polemica in ambito scientifico, ma anche e soprattuto molti nuovi clienti, visto che le sue vendite sono in continua crescita.

Nella collezione 2015 credo abbia compiuto un ulteriore passo. Non soltanto lanciando la nuova tecnologia IsoFit, che in realtà va a risolvere qualche problema delle tomaie precedenti, ma soprattuto perché è riuscita a ricollocare tutti i suoi modelli in modo molto trasversale rispetto alle vecchie (e oggi ancora più insignificanti categorie A2, A3, A4… inpronunciabili…).

In catalogo ci sono evoluzioni molto interessanti di modelli ormai classici, come la Triumph, la Ride e la mitica Kinvara. Ma soprattutto ci sono due novità che alle prime possono lasciare interdetti: la Zealot e la Breakthru.

Proprio di queste novità vorrei parlare. E preparatevi perché sarà un viaggio complesso nelle nuove geometrie del running…

SAUCONY_BreakthruCominciamo dalla Breakthru che trovo una delle scarpe più belle con le quali abbia mai corso, se non fosse che il mio peso (74Kg) mi impedisce di utilizzarla per lunghe distanze.

La sua prima bellezza sta nella sua diversità: a guardarla ha tutte le sembianze di una calzatura da gara. Profilo dell’intersuola medio basso (anteriore 15 mm e posteriore 23 mm), ammmortizzazione moderata, che però privilegia la reattività. Questo modello rappresenta il primo dei paradossi di cui parlavamo all’inizio. Una scarpa molto leggera (solo 244 gr) per una ammortizzata neutra che si trova a cavallo tra una intermedia e una scarpa da allenamento quotidiano. E’ stata costruita con una tomaia estremamente leggera e traspirante, ma anche molto avvolgente. Le imbottiture della linguetta e del collare la rendono confortevole, pur non pesando sulla struttura. Interessante la zona mediale dell’intersuola, disegnata in modo da garantire un pizzico di resistenza in più che si traduce in un sostegno più accentuato della pronazione, utile ai leggerissimi pronatori, ma anche a chi eccede nella pronazione quando corre su distanze molto lunghe.

Dunque una vera scarpa da gara, costruita con un drop tradizionale. Per gli esperti di Saucony, metterei questo modello tra la tradizionale Mirage (da gara) e la Ride (da allenamento). Categoria? Non c’è: semplicemente dedicata ai runners di peso medio e leggero che hanno un buon passo e che cercano una scarpa leggera e rapida, ma con un pizzico di struttura.

saucony-zealotLa Zealot è i secondo paradosso di di Saucony. Leggerezza e flessibiità pura, per una scarpa pensata con un differenziale di soli 4 mm, per fare il verso ai modelli Natural e alle scarpe da gara più spinte, ma con un’ammortizzazione che è quasi pari a quella della della Ride. Con i suoi 235 grammi di peso viene da chiedersi: Scarpa da gara o da allenamento? Propenderei per la prima ipotesi. Guardando al resto della collezione, inserirei questo modello tra la Kinvara, icona dello stile Natural, e la Ride 8, scarpa da allenamento quotidiano molto leggera e dinamica.

L’intersuola è in Powergrid+, l’ultima generazione delle mescole di Saucony. Si tratta di un’Eva leggerissima e molto ammortizzata, che consente di lavorare con spessori più bassi rispetto al passato, pur mantenendo un buon livello di ammotizzazione. L’anteriore risulta molto ben ammortizzato con i 21 mm di spessore dell’intersuola, contro i 25 mm della talloniera, questo la rende più adatta a chi ha un appoggio più avanzato. Si pensi che la BreakThru ha uno spessore nell’anteriore di soli 15 mm (la Kinvara ne ha 18mm). La tomaia è molto simile a quella di Kinvara, con poche imbottiture al collare e alla linguetta e uno stile davvero Natural, più ispirato alla libertà e alla flessibilità totale che al contenimento.

E’ la scarpa giusta per chi cerca una falcata più libera e una corsa con un appoggio più incentrato su mesopiede e avampiede. Quasi una pantofola, che per la sua natura è più adatta ai runners neutri medio-leggeri e dalla tecnica di corsa efficace.

saucony-kinvara-6Kinvara 6 non è più un mistero nemmeno per i runners italiani. Negli Usa, la versione 5 è stata eletta scarpa dell’anno da Runner’s World. Essenzialmente perché calzarla è come non averla ai piedi. Natural nello stile, ma con un pizzico di ammortizzazione. La versione 6 è stata lasciata intatta nell’intersuola in Powergrid con uno spesso di 18 mm nell’anteriore e 22 mm nel tallone (drop 4 mm). Ciò che è vincente non si cambia, devono aver pensato in Saucony, tutta via è stato introdotto un nuovo sistema di allacciatura che avvolge la parte mediana del piede in una sorta di culla che lo rende più saldo. Il peso è di 218 grammi.

 

 

 

 

saucony-triumph-isoE’ quasi inutile parlare della nuova Triumph Iso. Da sempre la scarpa Top di Gamma (purtroppo anche nel prezzo), in questa nuova conformazione è una vera calzatura per l’allenamento di tutti i giorni. Morbida e ammortizzata, ma al tempo stesso capace di una discreta reattività. La tomaia è molto accogliente e morbida e il nuovo sistema di allacciatura Isofit compie un salto di qualità nella stabilità della calzata. So che qualcuno lo ha trovato fastidioso nella parte anteriore dell’allacciatura, ma come per ogni calzatura , è sempre bene verificare se sia adatta all’anatomia del proprio piede. La vera novità è però nell’intersuola, in Powergrid+, più leggero e più ammortizzato. In questo caso Saucony ha abbondato aggiungendo un mm di spessore rispetto al passato. L’intersuola è di 21 mm nell’anteriore e di 29 mm nel posteriore. Quasi una Maxi, dedicata a chi è più pesante e fa tanti chilometri.

saucony-ride-8-2Una grande sorpresa per me è stata la Ride 8. Devo dire che alle prime aveva suscitato in me un certo scetticismo l’utilizzo di una tomaia molto leggere e priva di rinforzi cuciti su una scarpa destinata a fare tanti chilometri. Dopo averci corso per più di un centinaio di chilometri devo rimangiarmi ogni perplessità. Credo sia una versione particolarmente riuscita, come al solito sempre più vicina ala sorella maggiore, la Triumph. La tomaia tiene bene anche il mio peso e il mio piede piuttosto piatto. Sorprendente l’intersuola che appare da subito morbida e ben ammortizzata. Lo è molto di più rispetto alla precedente versione, nonostante entrambe siano state realizzate in Powergrid. Lo spessore è di 18 mm nell’anteriore e di 26 mm nella talloniera, con un drop di 8 mm, esattamente come nella precedente versione. Il peso, solamente qualche anno fa sarebbe parso incredibile per una scarpa da allenamento, oggi quei 266 grammi della versione uomo non sono più un primato, ma rappresentano un buon compromesso. Tanto più che in questo modello si è fato largo uso di gomma abrasiva Ibr+ che la rende sicuramente più durevole. Inoltre, ho trovato interessante l’assetto della scarpa che, pur essendo assolutamente neutro e privo di supporti antipronazione, riesce a sostenere bene l’arco plantare e controllare i lievi fenomeni di pronazione che si possono verificare quando il piede è stato e gli appoggi sono più pesanti.

(from Runner's world - by Rosario Palazzolo)

MOTUS è rivenditore ufficiale di Saucony Running. Per dettagli e acquisti di tutta la gamma Saucony running CLICCA QUI

32° TRIATHLON INTERNAZIONALE BARDOLINO 2015 : CLASSIFICHE

La prima partenza alla edizione numero 32 del Triathlon Internazionale di Bardolino è stata data, puntualmente, alle 12.30 con uno starter d’eccezione, il campionissimo della maratona azzurra Gianni Poli, che si è detto molto colpito dal fascino dell’evento e dal clima di vera festa sportiva che permea il lungolago.

Dopo la batteria femminile, si sono susseguite una dopo l’altra tutte le altre maschili, suddivise per categorie d’età.

Dopo la frazione nuoto e la frazione bici, durante la terza frazione, dopo il ponticello, al passaggio dei 5K attiguo alla finish line, il vantaggio di Anna Maria Mazzetti si era quasi dimezzato e Dossena non mollava la preda, lotta apertissima.

Che si è decisa a 1K dall’arrivo, quando Dossena ha superato Mazzetti e l’ha staccata inesorabilmente, senza darle possibilità di attaccarsi.

Un successo davvero meritato da Sara Dossena che si è così messa al collo finalmente la medaglia d’oro dopo una serie piuttosto lunga di argenti.

Al terzo posto, ha tenuto botta Mateja Simic che si è dovuta a sua volta difendere dal tentativo di rientro di una pimpante Priarone, risalita fino al quarto posto.

Hanno completato la top ten Signorini, Steinhauser, Zane, Forstner, Sylvia Gehnbock e la cilena della DDS Favia Diaz.

Per quanto riguarda la gara maschile, il primo a uscire dall’acqua è stato il britannico Raoul Shaw seguito dal compagno di squadra del PPR Team Aurelien Raphael, quindi il campione d’Ucraina Sergiy Kurochkin, Gianluca Pozzatti e lo junior dei Los Trigres Matias Montenegro.

A seguire a pochissimi secondi, ecco il “Re di Bardolino” Vladimir Polikarpenko (Aquatica Torino), l’argentino della DDS Flavio Morandini, Andrea Secchiero, Tommaso Crivellaro, Marco Corrà, Giulio Pugliese e l’altro britannico Karl Shaw.

Nei 40K di bici collinari, riescono a scappare via in 3 (il nostro Pozzatti del CUS Trento e i due PPR Shaw e Aurelien): il trio è arrivato in T2 con circa 1′ sui diretti inseguitori e Pozzatti è stato il più lesto a scappar via per iniziare i 10K finali.

Ci ha provato con coraggio il Pozz, ma chilometro dopo chilometro è venuta fuori la classe cristallina del talentuoso francese Raphael, probabile olimpico francese e già vincitore a Bardolino nel 2012.

Ed è così arrivato per lui il bis, in 1:55:15, con il suo compagno di squadra Shaw che ha completato l’opera arrivando dopo 6″. L’alfiere delle Fiamme Oro Secchiero, autore del secondo parziale run, è risalito fino al terzo posto e ha preceduto di pochi secondi l’ucraino Kurochkin, costringendo il mai domo Pozzatti alla quinta piazza.

Completano i primi dieci, Karl Shaw (miglior split di giornata a piedi), il giovane della DDS Crivellaro, il quarto portacolori PPR Levente Szatmari, Morandini e l’immenso Polikarpenko che anche quest’anno è stato capace di dare filo da torcere sino all’ultimo metro ai suoi avversari, nonostante abbia già da qualche anno abbandonato il mondo degli Elite e sia diventato un Master.

Al traguardo, Dante Armanini, l’uomo ovunque del Triathlon Internazionale di Bardolino, sorridente ha abbracciato i suoi due nuovi campioni e li ha incoronati vincitori del 2015.

Da lì in avanti è partita la festa della finish line che ha visto arrivare uno dopo l’altro tutti i protagonisti della gara, accolti da un grande tifo, da un lauto ristoro, docce, pasta party, massaggi e la sempre ambitissima maglia tecnica, gadget che ogni anno spopola tra i triatleti.

In tutto, hanno portato a termine il 32° Triathlon Internazionale di Bardolino 135 donne e 1.237 uomini, provenienti da 23 nazioni, per un totale di 1.372 finisher!

 

Fonte: comunicato Triathlon Internazionale di Bardolino a cura di Dario Nardone/FCZ.it

CLASSIFICA COMPLETA : CLICCA QUI

UOMINI
1 1 6 AURELIEN RAPHAEL PPRTEAM ita S2 1 1:55:15
2 2 98 RAOUL SHAW PPRTEAM gbr S2 2 1:55:21 +7
3 3 3 ANDREA GIACOMO SECCHIERO G.S. FF.OO. ita S2 3 1:56:16 +1:01
4 4 104 SERGIY KUROCHKIN CAPITAL TRI ukr S2 4 1:56:23 +1:09
5 5 7 GIANLUCA POZZATTI CUS TRENTO CTT ita S1 5 1:56:32 +1:18
6 6 114 KARL SHAW PPRTEAM gbr S3 6 1:57:25 +2:10
7 7 17 ANDRE’ THOMAS TRIATHLON CREMONA ST fra S2 7 1:57:41 +2:27
8 8 4 TOMMASO CRIVELLARO DDS ita S1 8 1:58:37 +3:22
9 9 95 LEVENTE SZATMARI PPRTEAM hun S1 9 1:59:15 +4:00
10 10 100 FLAVIO MIGUEL MORANDINI DDS arg S1 10 1:59:21 +4:06

DONNE
1 1 1003 SARA DOSSENA 707 ita S3 1 2:07:27
2 2 1064 ANNA MARIA MAZZETTI G.S. FF.OO. ita S2 2 2:07:43 +16
3 3 1088 MATEJA SIMIC DDS svn S4 3 2:09:44 +2:17
4 4 1002 GIORGIA PRIARONE T.D. RIMINI ita S1 4 2:10:14 +2:48
5 5 1006 VERONICA SIGNORINI TRIATHLON CREMONA ST ita S2 5 2:11:13 +3:47
6 6 1005 VERENA STEINHAUSER TRIATHLON CREMONA ST ita S1 6 2:12:19 +4:53
7 7 1004 ILARIA ZANE DDS ita S1 7 2:13:51 +6:24
8 8 1109 RENATE FORSTNER ROSENHEIM ger S4 8 2:16:06 +8:40
9 9 1094 SYLVIA GEHNBOCK NCB-TRITEAM aut S4 9 2:18:40 +11:13
10 10 1007 FLAVIA DIAZ DDS chl S2 10 2:22:41 +15:14

GARMIN 630 230 235 : I NUOVI FORERUNNER PER RUNNERS

GARMIN 630 230 235 : I NUOVI FORERUNNER PER RUNNERS

Un lancio originale ed esclusivo è quello previsto da Garmin Italia per i tre nuovi prodotti dedicati al mondo della corsa a piedi: Forerunner 630 e Forerunner 230 a cui si aggiunge il Forerunner 235, il primo dispositivo con rilevazione della frequenza cardiaca direttamente al polso tramite tecnologia Garmin Elevate™.
Garmin Forerunner 630 è il nuovo sportwatch dedicato al podismo in grado di unire alle funzioni altamente tecnologiche dei suoi predecessori la possibilità di rilevare dati sulla condizione fisiologica dell’atleta, in questo modo ancora più consapevole del proprio stato di forma e quindi in grado di gestire al meglio lo sforzo durante un allenamento o una competizione. Innovative le nuove dinamiche di corsa avanzate: associato alla fascia cardio HRM4-Run fornisce valori circa la cadenza, il tempo di contatto con il suolo bilanciato tra piede destro/sinistro e l’oscillazione verticale, ed è in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno (VO2max). Ma è in due funzioni che il FR 630 è davvero senza precedenti: con la funzione ”Soglia Anaerobica” si stima la soglia di deflessione cardiaca dell’atleta sulla base della frequenza cardiaca e del passo dell’atleta, e con Stress Score si misura la variabilità del battito cardiaco per valutare il livello complessivo di “condizione” dell’atleta per impostare i giusti carichi di lavoro. A fianco del Forerunner 630, Garmin presenta Forerunner 230, un GPS running watch che permette di registrare dati di distanza percorsa, tempo, frequenza cardiaca. Ma non solo, è anche in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno (VO2max). Questo è un dato davvero importante attraverso il quale lo strumento fornisce una previsione del tempo finale di una competizione, ma soprattutto è utile per identificare i giusti tempi di recupero tra un allenamento e l’altro. Così come il Forerunner 630, funziona anche come una vera e propria fitness band.

Forerunner 630 e Forerunner 230 sono dotati di display touchscreen a colori. Associandoti al proprio smartphone, tramite smart notification, sarà possibile ricevere sul dispositivo da polso avvisi di messaggi quali e-mail, SMS, chiamate in arrivo e notifiche di calendario, in modo da avere tutto sotto controllo per essere sempre connessi con amici e familiari. Tramite la piattaforma software Garmin Connect IQ™ gli sportwatch possono essere personalizzati con applicazioni, widget, schermi e nuovi campi dati, così da renderlo più funzionale alle proprie esigenze. Forerunner 630 e Forerunner 230 sono in grado di scaricare, tramite Wi-Fi®, i dati rilevati direttamente e in modo automatico su Garmin Connect™ attraverso il proprio smartphone e l’applicazione Garmin Connect Mobile.

Il Forerunner 235 è un vero e proprio gioiello di tecnologia che prosegue nel percorso di evoluzione tecnologica di Garmin. Infatti, il nuovo sportwatch è in grado di registrare i dati i valori del battito cardiaco senza l’uso della fascia toracica, ma acquisendo il battito dal polso grazie alla tecnologia proprietaria dell’azienda: Garmin Elevate™. Questi e gli altri valori vengono visualizzati su un’interfaccia a colori facile da consultare, così che ogni atleta abbia la possibilità di tenere monitorato l’andamento di un allenamento o di una gara. Il nuovo dispositivo, infatti, fornisce dati importanti per il runner moderno: oltre a distanza, velocità, passo e frequenza cardiaca, Garmin Forerunner 235 è in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno. Il valore di VO2max è un dato importante per identificare i giusti tempi di recupero tra un allenamento e l’altro, oltre a fornire una previsione del tempo finale di una competizione. Il display touchscreen a colori mostra i dati registrati in modo chiaro e intuitivo, così da garantire all’atleta la concentrazione necessaria per raggiungere il suo obiettivo. Forerunner 235 prevede funzioni smart notification grazie alle quali si possono visualizzare direttamente sul dispositivo, dal proprio smartphone, notifiche di chiamate, sms ed e-mail. Tramite avvisi sonori, l’atleta è tenuto al corrente sull’andamento della propria corsa e quindi motivato a mantenere il ritmo preimpostato. Dal design semplice e discreto, possono essere indossati ogni giorno, funzionando anche come fitness band. Garmin Forerunner 235 è compatibile con la nuova piattaforma Connect IQ™ tramite la quale può essere personalizzato con campi dati, applicazioni e widget, rendendolo ancora più funzionale alle esigenze degli sportivi.


Per il lancio di tre nuovi prodotti dedicati alla corsa a piedi, Garmin Italia vola oltre oceano per presentare in anteprima, e in modalità esclusiva ad un gruppo di atleti italiani iscritti alla 42 chilometri della Big Apple, la nuova offerta della famiglia Forerunner studiata per  podisti sempre più esigenti, come i quattrocento italiani della spedizione Born To Run alla New York City Marathon del prossimi 1 Novembre, che alla vigilia della gara potranno partecipare al gran galà di presentazione dei nuovi sportwatch Garmin. Ma non solo perché questi maratoneti potranno toccare con mano i prodotti durante gli allenamenti collettivi previsti in Central Park con l’oro di Atene 2004 Stefano Baldini e del noto trainer Fulvio Massini nei giorni che precedono il grande evento.

Il clou dell’iniziativa sarà la vigilia della maratona, sabato 31 ottobre, con l’incontro esclusivo tra i tecnici dell’azienda e i 400 membri della spedizione di Born To Run: in questa occasione si terrà la premiere dei Forerunner 630, 230 e 235, con i preziosi consigli di campioni, allenatori e tecnici dell’azienda, sul corretto utilizzo dei nuovi sportwatch. Infatti, a testimoniare il battesimo dei Forerunner ci sarà Stefano Baldini che al fianco di Fulvio Massini e di Silvia Schiapparoli (Sport e Outdoor Marcom Manager di Garmin Italia) correranno la New York City Marathon indossando i tre nuovi arrivati.

Naturalmente Garmin Italia sarà a supporto di tutti i nostri connazionali: nei giorni che precedono la competizione lo staff italiano sarà presente presso l’area expo della New York City Marathon, centro nevralgico per il ritiro del pettorale, per fornire l’assistenza e il “sostegno” alle migliaia di runner italici. Tutto il progetto legato al lancio dei nuovi Forerunn sarà documentato da un video che verrà prodotto e “girato” (comprese le fasi di gara) con le action cam Garmin VIRB XE.

Garmin Forerunner 630 sarà disponibile nei migliori punti vendita a partire da novembre 2015 ad un prezzo consigliato al pubblico di 399,00 Euro e di 449,00 Euro per la versione bundle con fascia cardio. Per acquistarlo da MOTUS al prezzo scontato di 339,15 euro (381,65 euro nella vesione bundle) CLICCA QUI

Garmin Forerunner 230 sarà disponibile nei migliori punti vendita a partire da novembre 2015 ad un prezzo consigliato al pubblico di 249,00 Euro e di 299,00 Euro per la versione bundle con fascia cardio. Per acquistarlo da MOTUS al prezzo scontato di  254,15 euro (296,65 euro nella vesione bundle) CLICCA QUI

Garmin Forerunner 235 sarà disponibile nei migliori punti vendita a partire da novembre 2015 ad un prezzo consigliato al pubblico di 349,00 Euro.Per acquistarlo da MOTUS al prezzo scontato di 296,65 euro  CLICCA QUI

 

TRIATHLON IDROMAN 2015 : RISULTATI E CLASSIFICHE

E si conclude Idroman edizione 2015, uno dei triathlon più duri d'Italia con alcune conferme e altre rivelazioni.
Percorsi impegnativi, aspri, sportivamente per combattenti con podi che vengono raggiunti con soddisfazione dagli atleti iscritti. Una frazione ciclismo che ha una grande incidenza sull'intera gara, basti pensare che in un tipico medio gli atleti più performanti completano la frazione nuoto e quella bike in 2 ore e 30 minuti, invece qui Pierluigi Senor (primo assoluto) ha impiegato 3 ore e 13 minuti.

Iniziamo però a raccontare della distanza K55 Km (1nuoto+47ciclismo+10,5podismo) nella quale subito è iniziato un duello tra Iuliano Cristiano e Pasqualini Bruno tra gli uomini, mentre fra le donne si sono affrontate Ingletto Chiara e Vezzini Silvia.
Cristiano, che si è fatto notare già ad Iron Tour Italy, in acqua è una turbina e distanzia Bruno, campione italiano di duathlon, di pochi minuti, raggiunge per primo la zona cambio ma Pasqualini lo tallona nella frazione podistica fino a superarlo e a tagliare il traguardo  con 02:40:25. Pasqualini: "In T2 (zona cambio bici/corsa) ho visto che ero a -30 da Cristiano e ci ho provato, un grande duello". Arriva Iuliano al 02:41:45, un abbraccio fra i due a sancire lo spirito dei triathleti nel condividere gioie ed emozioni.
Al 3' posto Fognini Fausto ex cliclista al suo primo anno di competizione nel triathlon con la Pool Cantù  1999.
La Ingletto sembra invece avere un feeling particolare con gli eventi Spartacus Events: si è distinta per aver vinto tutte e 5 le tappe di Iron Tour Italy - 5 sprint in 5 giorni sull'Isola d'Elba. Vince qui a Idro con 03:09:59, distanziando la Vezzini di 5 minuti e 27 secondi. Chiara e Silvia hanno dato il loro meglio nella frazione ciclistica, nella quale sono entrambe solitamente molto performanti. Chiara dichiara: "Una delle gare più dure alle quali ho partecipato, una salita continua. Ci vuole molta testa per arrivare al traguardo. L'organizzazione Spartacus è di qualità e sceglie sempre mete paesaggistiche ammirevoli. Hanno pensato bene anche alla parte run, pianeggiante dopo una ciclistica di fatica e in un contesto in riva al lago dove è stato possibile avere un pubblico e molto tifo che è importante psicologicamente per noi atleti."
Ultima nota sul K55: taglia come 5' assoluto maschile aggiudicandosi una grande prova il giovanissimo (20 anni) Marco Fedeli della CUS TRENTO con 02:47:20.

Il K113-medio Km(1,9nuoto+86ciclismo+21podismo), l'half ironman, inizia regolare come da programma alle ore 08:00 e dopo poco più di 30 minuti esce dall'acqua Fabrizio Riva, grande nuotatore della Pratogrande di Lecco che, però, è costretto al ritiro più tardi sulla frazione bike a causa di un guasto al cambio.
Prima di affrontare la salita di Magasa troviamo in testa Filippo Rossi dell'Aquatica Torino, allo scollinamento di Persone ancora Rossi e a seguire Pierluigi Senor e Boeris Lorenzo entrambi della Cus Torino. Chi arriva tra i primi 5 assoluti premiati? In ordine di arrivo abbiamo:
Pierluigi Senor 05:21:58
Lorenzo Boeris 05:30:03
Alessandro Robustelli (Atletica Manara) 05:30:03
Massimo Giacopuzzi (Liger Team Keyline) 05:32:48
Luigi Restaino (TTS) 05:35:33
Pierluigi ci racconta che desiderava vincere, lui ex ciclista che il ciclismo l'ha lasciato con rammarico. Lui che sceglie sempre triathlon duri e competitivi per dimostrare quanto vale nella frazione bike. Per lui il nuoto è una bestia nera, ma qui a Idroman anche se spaventato dal dislivello bike (2750m) ha sentito che le gambe giravano bene e ha dato tanto e così l'agognata (e sudata) vittoria è arrivata!
Quattro le donne iscritte a questo tosto half ironman: Luisa Fumagalli (Forhans Team), Paola Torretti (Sai Frecce Bianche), Francesca Fracassi (Road Runners) e Angioni Maria (Torino Triathlon). Si aggiudica il primo assoluto femminile Luisa con 06:49:57.
Complimenti a tutti quindi e...all'anno prossimo con Idroman 2016!


PER LA CLASSIFICA COMPLETA
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(FONTE ITALIATRIATHLON.IT)

BROOKS CASCADIA 10 : IL TEST

NOBILI ORIGINI

Ragazzi, stiamo per parlare della scarpa di Scott Jurek! Cioè, avete presente chi è SJ? Praticamente il Cristiano Ronaldo delle ultratrail americane. Lui non corre, lui È LA CORSA!

È uno tra i pochi fortunati ad aver corso con i tarahumara e Caballo Blanco nella storia poi raccontata nel libro Born to Run!

Qua c’è qualcosa su Scott Jurek ma riuscire a capire cos’ha fatto per la corsa questo uomo è davvero difficile, anche solo da immaginare. Basti pensare che ha vinto più e più volte tutte le ultramaratone più toste degli USA.

Una cosa però è certa: ha sviluppato e continua a farlo insieme a Brooks il prodotto top di gamma da Trail proposto dalla marca americana, le Cascadia appunto, arrivate alla versione 10 di una lunga storia fatta di soli successi ed apprezzamenti universali.

SJ è di Seattle – primo tra i top ultramaratoneti a non venire dalla California – e a Seattle ci si allena sulle montagne lì vicino che (guarda caso) si chiamano proprio Cascades, da cui prendono il nome le scarpette di cui parliamo oggi.

SENTIRSI A CASA

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Brooks, con la sua proposta, resta fedele a un motto che non stancherà mai: “se una cosa funziona così bene, perchè mai cambiarla?”. E, in effetti, le evoluzioni della scarpa negli anni sono sempre state misurate e accuratamente studiate per non sconvolgere una calzatura che è un chiaro punto di riferimento per il settore del Trail Running.

Appena indossi la versione 10 ti accorgi subito che è una Brooks: fit morbido e avvolgente, pianta larga ideale per un corridore neutro, e una immediata buona sensazione generale.

Poi inizi a correrci e se per caso hai provato nella tua vita qualche altra versione della stessa scarpa ti senti come la domenica a pranzo dai parenti, in famiglia e perfettamente a tuo agio! Sai dove trovare i bicchieri, i piatti, le posate e pure i grissini!

IN ACTION

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I nostri Colli Euganei e le colline toscane sono due ottime palestre per testare le Cascadia. Quasi tutto sterrato, salvo rari pezzi di asfalto, esalta la natura off road della scarpa a cui, proprio sul duro bitume, non piace stare.

In salita: grip fenomenale, puntale alto molto efficace per superare asperità e ostacoli, bella protezione generale, forse un po’ pesanti e molto strutturate e quindi – a essere puntugliosi – non perfette per corridori veloci e tecnici.

In discesa: esaltanti! Grip di nuovo strepitoso, messo ancora più in evidenza dalle condizioni estreme di terreni sassosi e sabbiosi, ottima risposta ammortizzante in tutte le aree della pianta, robustezza e solidità perfette per tenere in asse il piede e guidarlo verso appoggi sicuri e precisi. Più facile un appoggio “classico” di tallone che uno più tecnico di avampiede ma, in discesa, ci può stare.

Sul piano: buona sensazione generale, comfort e protezione ottime, struttura bella compatta e protettiva, forse di nuovo leggermente pesanti e sovrastrutturare, anche qui più adatte a una corsa “classica” che a una più naturale e tecnica.
La punta ben “bananata” verso l’alto insieme a una buona flessibilità della suola rendono la scarpa perfetta su sterrato per affrontare tutti gli ostacoli, anche i sassi e le radici più aspre. E il grip della suola è, come sempre, ai massimi livelli; anche se la tassellatura è leggermente modificata rispetto alle versioni precedenti.

Suola e intersuola offrono un sistema di protezione dalle asperità perfetto, andando a “coprire” il piede laddove deve essere più protetto; sassi e insidie si percepiscono appena, senza fastidi. Il piede appoggia in un sistema assolutamente adatto a fare quello per cui questa scarpa è nata: proteggere!

SOTTO SOTTO QUALCOSA DI NUOVO C’È

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Due novità interessanti a mio avviso si percepiscono con “orecchio attento” a livello di sostegno e comfort.

Nell’interno piede la “gabbia”, introdotta rispetto alla versione precedente, irrigidisce lo scheletro di supporto e tiene la scarpa più in “posizione”. L’obiettivo pienamente raggiunto è limitare i cedimenti verso l’interno del piede dovuti ad appoggi non perfetti sulle asperità del terreno.
La suola, che ricordo da sempre come la cosa che mi piaceva meno delle Cascadia (perché “rigidona” come da buon paio di scarpe da trail classiche), ora appare un soffio più morbida, meno secca ed effettivamente una delle maggiori novità sta proprio qui. La mescola classica in Eva è arricchita sul tallone dalla tecnologia già adottata su alte calzature della casa americana, il  BIOMoGo DNA, che consente una ammortizzazione ed un ritorno di energia adattivo. Se picchi forte restituisce tanto, se picchi piano, restituisce leggero. Una novità che personalmente apprezzo molto e che specialmente nelle lunghe percorrenze offre un livello di comfort piacevolmente più alto rispetto alle versioni precedenti. Forse avrei preferito la percezione di questa azione più accentuata anche nella zona dell’avampiede.

Interessante anche il mesh della scarpa, in tessuto antiumidità che lascia il piede sempre perfettamente asciutto e ben ventilato. Allo stesso tempo il puntale è sufficientemente robusto da non far percepire eventuali (e consueti) “calcioni di punta” a sassi e rami sparsi qua e là, ma gli inserti non rovinano la calzata con inutili cuciture interne fastiodiose da gestire. .

PESI, MISURE E ALTRE COSETTE

La scarpa pesa 320g, non leggerissima, un peso classico per un prodotto da running classico. Ha un drop di 10mm, non troppo indirizzato ad una corsa di avampiede, ma più favorevole ad una corsa neutra di tallone, anche per lunghe distanze. È ideale per ogni tipo di runner, anche per i più “pesanti”, e ci si possono correre tutte le distanze. Dai trail leggeri e rapidi a corse più lunghe e “spinte”. Una scarpa davvero universale e adatta a tutti. Diciamo che nel mondo dei fuoristrada rappresentano una Jeep Grand Cherokee, super equipaggiata e adatta a tutti i terreni e a tutti gli autisti, anche ai meno preparati. Ci puoi fare sterrato stando comodamente seduto su dei comodi sedili in pelle ed accendendo il climatizzatore. Una scarpa che non lascia spazio a sorprese, una formula collaudata ed affidabile.

Quindi che dire? Comfort, durabilità, piacevolezza generale, sostegno e robustezza, grip, cosa volere di più da una scarpa? L’unico difetto della Cascadia è, a parer mio, quello di offrire una formula talmente collaudata e ben funzionante, che non è più in grado di stupire. È una scarpa fedele e pronta a rispondere a tutte le esigenze, senza mai strafare e perdersi in eccessi tecnologici o in strane filosofie, che magari possono essere affascinanti ma sicuramente sono difficili da dominare.

Una scarpa tanto strutturata (forse troppo?) e poco adatta ad una corsa minimalista e naturale che tanto va di moda anche tra i massimi ultrarunner (Kupricka e Gregoretti, per citarne due), e se vogliamo anche poco “veloce”, e poco capace di farti vivere appieno il rapporto con la terra che ti corre sotto i piedi. Tuttavia la percentuale di runner che sa davvero sfruttare una scarpa minimalista e netural, per di più da trail, è molto poca rispetto alla massa di corridori “classici”. Ed è a questi che punta la Cascadia 10: un prodotto che resta perfettamente pronto a rispondere alle esigenze di ogni atleta, più o meno esperto o tapascione che sia. Parola di Scott Jureck: molto poco tapascione, ma che se continua a correrci tutti quei km un motivo ci sarà! :-)

Enrico Segantin

(FONTE RUNLOVERS.IT)
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IRONMAN ITALY 70.3 PESCARA : LE CLASSIFICHE

IRONMAN 70.3 ITALY 5^ edizione Pescara, 14-06-15
Triathlon 113 (1.9-90-21.1K)

Si è disputata domenica 14 giugno 2015 a Pescara la 5a edizione dell'HALF IRONMAN ITALY. Tra gli uomini Domenico Passuello (3°) ed Alberto Casadei (2°)  hanno dovuto piegarsi alla supremazia dell'austriaco Paul Ritmayr, vincitore assoluto con il crono di 4:05:08. Al femminile il podio è stato conquistato da tre atlete straniere : prima classificata la britannica VAnessa Raw, davanti ripettivamente alla austriaca Lisa Huetthaler e alla ungherese Erika Csomor. 4a assoluta e prima delle italiane l'atleta senese Michela Menegon.
 
UOMINI

1 Reitmayr, Paul AUT 1 2 00:25:25 02:16:09 01:18:52 04:05:08
2 Casadei, Alberto ITA 2 3 00:24:51 02:16:23 01:20:27 04:06:38
3 Passuello, Domenico ITA 3 4 00:28:34 02:12:40 01:23:38 04:09:55
4 Ciavattella, Jonathan ITA 4 5 00:26:33 02:14:48 01:26:14 04:12:40
5 Torrades, Xavier ESP 5 8 00:26:37 02:30:24 01:20:50 04:22:35
6 Bonazzi, Luca ITA 1 9 00:27:35 02:27:26 01:21:41 04:22:40
7 Dalla Venezia, Marco ITA 1 11 00:23:14 02:28:15 01:27:43 04:25:34
8 Bertaccini, Luca ITA 1 12 00:26:06 02:29:54 01:24:27 04:25:45
9 De Paolis, Luca ITA 6 13 00:33:17 02:24:20 01:24:35 04:27:32
10 Sluckis, Rinalds LAT 2 14 00:28:13 02:21:12 01:31:53 04:28:09
11 Nicoletti, Marco ITA 3 15 00:25:58 02:31:11 01:25:17 04:28:28
12 Mattoccia, Mirko ITA 1 16 00:28:56 02:23:30 01:29:50 04:28:31
13 Theopold, Nicolas GER 2 19 00:30:10 02:22:44 01:30:26 04:30:12
14 Madama, Marco ITA 3 20 00:28:12 02:25:59 01:29:46 04:30:18
15 Bertoncello, Fabian ITA 2 21 00:27:25 02:30:10 01:26:31 04:30:34
16 Recagno, Andrea ITA 1 22 00:27:47 02:29:15 01:28:10 04:30:48
17 Ellingsen, Per Morten NOR 3 23 00:32:29 02:23:54 01:28:20 04:30:58
18 Mantolini, Simone ITA 7 24 00:31:06 02:27:36 01:27:04 04:31:25
19 Patti, Alessandro ITA 2 25 00:28:46 02:32:49 01:24:15 04:31:36
20 Ciotti, Emanuele ITA 8 26 00:28:50 02:31:53 01:25:16 04:32:11

DONNE

1 Raw, Vanessa GBR 1 36 00:28:08 02:33:34 01:30:43 04:38:13
2 Huetthaler, Lisa AUT 2 47 00:28:29 02:43:20 01:25:49 04:42:42
3 Csomor, Erika HUN 3 52 00:33:01 02:42:16 01:24:10 04:44:46
4 Menegon, Michela ITA 1 101 00:27:08 02:44:56 01:39:33 04:58:16
5 Tibaldi, Francesca ITA 1 109 00:31:33 02:46:55 01:35:03 05:00:36
6 Hansom, Jane GBR 1 125 00:32:23 02:46:14 01:37:31 05:02:55
7 Beck, Rachel SUI 2 152 00:28:49 02:48:25 01:45:00 05:09:17
8 Larizza, Tamara SUI 3 160 00:35:44 02:47:43 01:39:29 05:10:11
9 Villa, Elisabetta ITA 2 166 00:37:27 02:49:44 01:35:43 05:10:42
10 De Nicola, Federica ITA 1 178 00:34:46 02:48:20 01:41:29 05:12:26
11 Davolio, Barbara ITA 3 200 00:35:49 02:43:02 01:48:54 05:15:07
12 Goetghebuer, Caroline BEL 4 203 00:34:42 02:48:51 01:45:01 05:15:53
13 Zavanone, Ilaria ITA 1 215 00:37:14 02:49:10 01:43:35 05:17:04
14 Benson, Melanie CAN 2 222 00:30:16 02:56:39 01:43:27 05:17:40
15 Wood, Claire GBR 3 238 00:32:54 02:58:31 01:40:39 05:20:15
16 Mcdowall, Edwina GBR 2 246 00:35:55 02:56:48 01:40:13 05:20:51
17 Scalambra, Elisa ITA 4 257 00:37:06 02:49:09 01:48:44 05:22:33
18 Loukopoulou, Loukia GRE 3 262 00:34:50 02:49:24 01:50:54 05:23:18
19 Bernardini, Cristina ITA 4 294 00:39:31 02:42:56 01:55:36 05:26:37
20 Leandro, Alice ITA 5 300 00:34:30 03:01:10 01:43:39 05:26:50

Per le classifiche complete CLICCA QUI

KUOTA TT BIKES : KALIBUR VS KT05

Ecco un video che mette a confronto due splendide time trial bikes (bici per prove di triathlon o prove a cronometro) : KUOTA KALIBUR e KUOTA KT05. Ad illustrare le caratteristiche tecniche di queste bici KUOTA , due triathleti professionisti di primissimo livello : l'italiano DANIEL FONTANA e il tedesco ANDI BOECHERER, entrambi testimonials di KUOTA BIKES.
Puoi trovare le bici KUOTA nel nostro punto vendita MOTUS ad Arezzo o nei nostri store online www.motusport.it e www.motustriathlon.com.
Per dettagli e per acquisti sulle biciclette KUOTA , CLICCA QUI
 
 

WIGGINS : RECORD DELL'ORA CON PEDALI SPEEDPLAY ZERO

Domenica 7 Giugno, Bradley Wiggins al velodromo “Al Lee Valley VeloPark” di Londra ha fatto registrare il nuovo primato dell'ora superando il precedente record di oltre un chilometro e mezzo: è il secondo gap più grande della storia!
 
Il 35enne britannico ha fatto segnare 54,526 chilometri dopo 219 giri, superando la prova del connazionale Alex Dowsett (52,937 km) centrata il 2 maggio a Manchester.
 
Quello di Wiggins su Dowsett è il secondo gap più ampio nella storia: i 1589 metri in più sono dietro solo al primato del francese Jules Dubois (38,220 km) stabilito nel 1894 ai danni dell’inventore della prova Henry Desgrange (2895 metri in più).
 
Inoltre, è la terza prova nella storia se si considerano anche i 9 primati stabiliti con le biciclette speciali (e resi nulli dall'UCI): migliore di lui solo Christopher Boardman (56,375 km) e Tony Rominger (55,291 km).
 
E INSIEME ALL’ATLETA BRITANNICO C’ERA ANCHE IL PEDALE SPEEDPLAY ZERO!!!!!

Puoi vedere ed acquistare i pedali Speedplay QUI

KUOTA : KALIBUR TIME TRIAL BIKE 2016

MOTUS è rivenditore di biciclette KUOTA.
Un marchio che offre una ampia gamma di modelli di bicicletta per specialità come il triathlon e le prove a cronometro (TIME TRIAL).
Uno dei gioielli di casa KUTA è il KALIBUR 2016, una TT bike sviluppata grazie al contributo prezioso di triathleti e ciclisti professionisti della squadra ANDRONI CYCLING TEAM. Ecco un video che illustra alcune caratteristiche del progetto KUOTA KALIBUR 2016.
Per dettagli e per acquistare la tua bici KUOTA CLICCA QUI
 

VIDEO SCARPE LAKE E PEDALI SPEEDPLAY

MOTUS è rivenditore ufficiale di due marchi prestigiosi nel mondo del ciclismo : LAKE e SPEEDPLAY. I marchi sono distribuiti in Italia da BELTRAMI TSA. LAKE è un brand olandese leader nella produzione di scarpe da ciclismo, sia su strada sia off road. I modelli di punta di questo marchio sono CX402 CX401 CX331. Modelli per MTB e specialità del ciclismo off road sono invece MX331 MX237 e MX217. Non mancano neppure le versioni specifiche per il triathlon : TX312 è il modello top di gamma per il triathlon. Le suole per le scarpe da strada/triathlon possono essere realizzate sia con 3 fori sia con 4 fori. SPEEDPLAY è un marchio statunitense che produce pedali da ciclismo. Sono tra i pedali più utilizzati nel mondo del professionismo su strada. Notevoli sono i vantaggi di questi pedali rispetto ad altri pedali della concorrenza. Il video seguente illustra qualche caratteristica delle scarpe LAKE e dei pedali SPEEDPLAY. Puoi acquistare le scarpe LAKE cliccando qui o i pedali SPEEDPLAY cliccando qui. Buona visione.
 
 
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