Fango, pietra, asfalto. La nuova scarpa da corsa DYNAFIT si adatta a ogni terreno. Il modello Pantera, pensato per le gare ultratrail, si comporta ottimamente anche nello speed hiking. La suola Vibram con tecnologia Mapping Compound, creata originariamente per le gare, regala un’aderenza perfetta su ogni terreno. La scarpa Pantera è un vero concentrato di tecnologia grazie alle due unità EVA Duo Motion a tutta lunghezza: grazie a questa innovazione ha potuto conquistare la leadership nel segmento “alpine running”.
Con il modello Pantera, DYNAFIT si conferma come l’azienda in grado di soddisfare le ambizioni dei top runner. Si direbbe “provare per credere”, anzi: calzare per credere. Si perché è proprio il fit dell’azienda specializzata nello sci alpinismo che fa la differenza: per DYNAFIT la calzata è il punto di forza.
Il materiale utilizzato per la tomaia è traspirante ed elastico, in grado di adattarsi alla forma del piede. La calzata Sensitive Fit Plus consente di sostenere al meglio la pianta del piede e di proteggere il tallone. La struttura della scarpa permette all’avampiede e alle dita di muoversi liberamente, a tutto favore del comfort. Con la Pantera i tecnici DYNAFIT sono così riusciti a rispettare l’ergonomia di tallone e della pianta del piede, e far “scorrere” comodamente la scarpa.
Il trail, si sa, non richiede solamente una buona condizione fisica dell’atleta, ma è necessario che questi corra con una scarpa affidabile e proporzionata alle aspettative del runner. La scarpa Pantera asseconda i movimenti dell’atleta con una ottimale ammortizzazione: due unità EVA DUO Motion a tutta lunghezza, aumentano la coordinazione muscolare, l’equilibrio e il controllo, soprattutto nelle discese ripide.
Spesso la differenza la fanno i dettagli. Per esempio i piccoli lacci di poliammide che avvolgono uniformemente il piede e trasmettono la tensione dell’allacciatura direttamente sulla suola, garantiscono una tenuta perfetta.
La suola Vibram© con tecnologia Mapping Compound ha dato straordinarie risposte su terreni bagnati: la mescola di tre diverse gomme si adatta a ogni superficie.
E anche sul fronte della sicurezza la Pantera offre una interessante innovazione con la struttura Ballistic Bumper, ovvero una piastra di polimero anti-rottura sull’avampiede, che protegge il piede dalle pietre appuntite e dagli urti.
La scarpa è disponibile anche in versione femminile, costruita sulle specifiche esigenze del piede delle trailrunner e in versione no GORE-TEX.
Tutte le caratteristiche:
Suola Vibram© con tecnologia Mapping Compound
Tenuta perfetta e ammortizzazione grazie alla midsole Duo Motion
Massima precisione e bilanciamento grazie all’allacciatura tecnica
Ballistic Bumper di protezione per dita e avampiede
Rinforzo della muscolatura profonda e sostegno della coordinazione muscolare grazie alla funzione Sensitive Fit
Strato superiore in materiale traspirante ed elastico
Prezzo di listino consigliato al pubblico (articolo 64006 per lui e 64009 per lei) : Euro 130,00
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Ufficio stampa DYNAFIT Italia
Nella competizione maschile, il triatleta toscano è uscito attardato dopo i 1.900 metri di nuoto, ancora il suo tallone d’achille, a più di due minuti dal gruppo di leader.
Ma è stato poi ancora una volta capace di dimostrare tutto il suo talento sulle due ruote: è riuscito infatti a spingere la sua specialissima Carrera a ritmi forsennati, recuperando prima il terreno perso e poi, dopo aver preso la leadership, creando un notevole gap tra sé e i diretti inseguitori, grazie al miglior parziale di giornata nei 90K.
Unico atleta in grado di sostenere le sue frequenze in sella è stato Johann Ackermann, che ha però dovuto abdicare al volere dell’italiano già dai primi metri dei 21K della frazione podistica.
Il portacolori del Forhans Team anche nella mezza maratona ha reso vano qualsiasi tentativo di rimonta, riuscendo anche in questo caso a risultare il numero uno, chiudendo in 1:14:21, il miglior split a piedi: “Finalmente sono arrivato dove volevo - ha dichiarato Passuello al termine della gara -, grazie a tutti quelli che hanno creduto in me come sempre ho fatto io!“.
Alle spalle del vincitore ha impressionato la corsa dell’austriaco Andreas Giglmayr, interprete di una grande rimonta che lo ha portato sino all’argento. Il podio è stato completato dal britannico Ritchie Nicholls, campione europeo 2013 di Ironman 70.3.
A un minuto dal podio è arrivato il secondo azzurro, Massimo Cigana: uscito più di 1′ dietro Passuello dall’acqua, anche Cigana ha spinto forte in bici, secondo solo al vincitore, ma a piedi ha subito poi il rientro dei due triatleti stranieri che gli hanno negato la possibilità di medaglia.
Si sono invece ritirati altri due attesi protagonisti del folto plotone italiano: Daniel Fontana, argento della passata edizione, ha alzato bandiera bianca attorno al 25° km della frazione ciclistica; Alessandro Degasperi, terzo nel 2013, ha preferito invece fermarsi nelle prime battute della mezza a causa di problemi fisici.
Lontani dal podio due tra i favoriti della vigilia: Terenzo Bozzone, il campione neozelandese di origine italiane, è arrivato sesto, mentre il tedesco Nils Frommhold ha chiuso al decimo posto.
La gara femminile è stata molto combattuta nella frazione natatoria ed ha invece visto delinearsi le posizioni di testa nei 90 km di ciclismo.
L’irlandese Eimear Mullan è stata interprete di una prova molto ben gestita, che le ha concesso di entrare in T2 saldamente in testa alla classifica femminile.
Capace di una frazione podistica corsa ad altissime frequenze, Mullan si è così portata al traguardo in solitaria, lasciando la belga Tine Deckers a quasi tre minuti. Il bronzo è andato al collo della tedesca Daniela Sammler a poco più di 5′ dalla vincitrice.
Ai piedi del podio, la neozelandese Gina Crawford, quindi la ceca del Peperoncino Team Gabriella Zelinka, seguita dalla britannica Vanessa Raw.
Martina Dogana (Forhans Team) è la prima delle italiane, in settima posizione, e precede di meno di 1 minuto la campionessa olandese Yvonne van Vlerken.
Top ten centrata da altre due azzurre: al nono post c’è la giovane Giorgia Priarone, portacolori del TD Rimini, la società organizzatrice, mentre alle sue spalle, decima e prima delle Age Group, è Michela Menegon del Firenze Triathlon.
UOMINI
SENIOR 1
1 8 22 LADISA MARCO 707 S1 1 8 2:17:55 +0:08:54
2 16 24 GALLI FILIPPO RASCHIANI TRI PAVESE S1 2 16 2:22:38 +0:13:37
3 21 43 FONTANA MATTEO DDS S1 3 21 2:23:49 +0:14:48
SENIOR 2
1 4 61 INCARDONA FEDERICO NLF S2 1 4 2:15:58 +0:06:57
2 7 116 SARZILLA MICHELE RASCHIANI TRI PAVESE S2 2 7 2:17:20 +0:08:19
3 10 63 ANDRENUCCI ISACCO OXYGEN TRIATHLON S2 3 10 2:19:12 +0:10:12
SENIOR 3
1 6 127 SALINI GABRIELE 707 S3 1 6 2:16:51 +0:07:50
2 11 128 INSALATA MICHELE ASD NADIR ON THE ROA S3 2 11 2:20:21 +0:11:21
3 12 131 CIVERA FABIO 707 S3 3 12 2:20:47 +0:11:46
SENIOR 4
1 9 271 IULIANO CRISTIANO FIRENZE TRI S4 1 9 2:18:44 +0:09:43
2 23 276 MANGIAROTTI MARCO TRIATHLON CREMONA ST S4 2 23 2:24:09 +0:15:08
3 25 281 MORANDI MIRKO PRO PATRIA A.R.C. B S4 3 25 2:24:27 +0:15:26
MASTER 1
1 3 467 BONAZZI LUCA FREEZONE M1 1 3 2:15:41 +0:06:40
2 5 466 PASQUALINI BRUNO A.S.D. TORINO TRIATH M1 2 5 2:16:09 +0:07:08
3 13 468 BULGARELLI ALFIO SURFING SHOP TRIATHL M1 3 13 2:21:12 +0:12:11
MASTER 2
1 38 698 CROSTA STEFANO RHO TRIATHLON CLUB M2 1 38 2:27:08 +0:18:08
2 41 815 DEL BIANCO DENIS UDINE TRIATHLON M2 2 41 2:27:50 +0:18:50
3 44 699 BOVOLENTA ALESSANDRO TRI NOVARA M2 3 44 2:28:20 +0:19:20
MASTER 3
1 52 867 CAVALLERETTI ANGELO TRIATHLONLECCO M3 1 52 2:29:03 +0:20:02
2 54 869 ZANE FRANCESCO A3 M3 2 54 2:29:13 +0:20:12
3 73 873 ZAMPIERI LUCIANO PADOVANUOTO DYNAMICA M3 3 73 2:31:43 +0:22:42
MASTER 4
1 132 967 POLGA EMANUELE PADOVANUOTO DYNAMICA M4 1 132 2:36:52 +0:27:51
2 151 961 SALINI ENRICO FDM TRI M4 2 151 2:38:40 +0:29:39
3 221 964 GARZONI ETTORE FERALPI TRIATHLON M4 3 221 2:43:04 +0:34:03
MASTER 5
1 311 1001 MARCELLINO ALBERTO CUS TORINO TRIATHLON M5 1 311 2:48:39 +0:39:38
2 377 1011 TIRONI GIANMARCO TRIATHLON CREMONA ST M5 2 377 2:52:16 +0:43:15
3 607 1002 PIOLANTI STEFANO CINGOLANI TRIATHLON M5 3 607 3:06:58 +0:57:57
MASTER 6
1 430 1021 VANZI MICHELE T.D. RIMINI M6 1 430 2:55:08 +0:46:08
2 709 1027 MARTORANA VITTORIO SPORT EXTREME M6 2 709 3:16:43 +1:07:43
3 823 1022 CAVALIERE ALFREDO T.D. RIMINI M6 3 823 3:36:00 +1:27:00
MASTER 7
1 867 1028 RAMELLA AGOSTINO CUNEO TRI M7 1 867 5:07:55 +2:58:55
In the early 1990s, triathlete Nobuyuki Joe Tanaka was fed up with his standard road bike and began tinkering. After achieving personal success with his own tri-specific bike, he realised our sport had its own unique demands and in 2002 Ceepo were born.
Ceepo are bikes born purely out of triathlon, for triathlon and, with top Kiwi Gina Crawford already having ridden hers onto the podium at Challenge Wanaka this year, they deliver at the top level.
The Katana is Ceepo’s number two frame behind the Viper, and while the Viper may have more aerodynamic trickery the Katana looks no slouch. The tube shapes are intentionally simple, with big chunky chainstays to help maximise stiffness and a lowered down tube to enhance aerodynamics. It’s targeted at middle- and long-distance racers with the consistent message being that this is a bike designed to help you run better.
The Spin K2 Carbone K50 wheelset is hand built and lightweight (at 1,580g), while the 50mm rim depth is a solid choice for UK races. Retailing at £699, they don’t compare to the £2,000 pairs we tested last issue but they’re no disappointment and are genuinely race ready. The Veloflex Corsa tyres show racing intent, too, and have a reputation for being a tubular-feeling set of clinchers. The bulk of the groupset, including front and rear mechs, is SRAM’s second-tier mechanical Force in its 10-speed incarnation. But the crankset is Rotor’s Flow. The elliptical QRings aren’t to everyone’s tastes but we’ve been riding them for a few years and are convinced they give us fresher legs for the run.
The front brake is a standard SRAM Force calliper but the TTV rear is tucked neatly away out of the wind on the chainstays. The Profile Design Aeria cockpit is a superb choice that offers a brilliant amount of adjustability and has been ridden to Ironman Worlds glory by Mirinda Carfrae. Up top, the Fizik Arione Tri 2 saddle should contribute to a plush ride.
Sometimes, right from the first pedal strokes, you ride a bike and it just feels right. The Katana falls into this category. Some of this comes down to the adjustability of the Profile Design cockpit, but the bike’s superbly accommodating geometry undoubtedly plays a huge part. You feel aero and powerful but also comfortable. You can immediately settle into long-course mode, confident that you could ride strong for hours.
The Katana is no sluggish sofa on wheels, though, and suffers from none of the response issues that sometimes dog tri-specific bikes. It’s nimble through bends with no unexpected dives or lurches and accelerates pleasingly on exit. On long flats it hammers along wonderfully and, even when battling broken winter roads, feels smooth and reassuringly stable.
The Spin wheels are impeccably well-behaved in crosswinds, allowing you to totally relax, but they still improve your straight-line speed. Hit a slight rise and whether you choose an aggressive or conservative approach the Katana responds accordingly. On longer climbs, the low weight and stiffness pay dividends.
The SRAM Force front mech has no issues with the QRings and shifting at the rear is crisp, even under load. Heading downhill, the stability on the aerobars allows you to stay low for longer and, when you do rise to slow for a bend, the braking surfaces on the Spin wheels scrub speed well. It’s not a white-knuckle thrill-fest but it’s certainly confidence-inspiring. Finally, once you’ve dismounted, the Katana seems to have some elixir of youth in its make-up and leaves you noticeably fresh and ready for the run.
Long-course comfort but with with a pleasing sporty side.
Solid choices where it counts in the frame, cockpit and wheelset.
Fully race ready but you really want a top-tier groupset at this price.
One of the comfiest tri-specific bikes we've ridden
Inatteso perché domenica 6 luglio l’Ironman Frankfurt Germany era valido come Campionato Europeo al quale hanno preso diversi tra i più forti ironman di sempre sulla distanza.
Tra cui triatleti del calibro di Sebastian Kienle (2 volte vincitore del titolo mondiale sulla distanza IM 70.3), Frederik Van Lierde (attuale campione del mondo in carica), Jan Frodeno (campione Olimpico nel 2008 e dominatore del circuito Ironman 70.3), Andreas Raelert (detentore della miglior prestazione in un triathlon 226, fatto segnare al Challenge Roth nel 2011, 7h41’33″), Ronnie Schildknecht (vincitore di 7 Ironman).
Insperato anche perché da maggio in poi ha lottato con uno stiramento al polpaccio e il riacutizzarsi di un’infiammazione ai tendini di Achille.
Quando c’è il Dega di mezzo, però, non si può dare nulla per scontato: il ragazzo dal fare gentile e tranquillo ha dentro di sé una grinta e una combattività fuori dal comune, caratteristiche che gli hanno permesso di regalarci pagine importanti della storia del triathlon, tra cui si inserisce questo Ironman Germany.
Partenza alle 6.45, i 3.8K di nuoto si svolgono a ritmo altissimo e un gruppo di 7 atleti, tra cui Van Lierde, Frodeno, Raelert e Alonso, si avvia in T1 dopo poco più di 45′. Staccato di 4′ il gruppo con Degasperi, Kienle, Schildknecht, Plese.
Inizia la frazione bike che regalerà numerosi colpi di scena: Van Lierde prova ad allungare, da dietro rientra prepotentemente Kienle che alla fine farà registrare uno stratosferico 4h12′ (180 km no draft alla media 42,94 km/h!), Frodeno fora il tubolare 3 volte e perde minuti preziosi, Raelert non riesce a tenere il ritmo dei primi.
Degasperi sceglie di tenere il suo passo e alla fine farà segnare sulla sua Bianchi Pico Crono equipaggiata Campagnolo, il 3° parziale di giornata (4h29’51″, alla media di 40,13 km/h).
Inizia l’ultima frazione, la maratona, che regalerà anch’essa numerosi colpi di scena: Kienle scende dalla bici con un vantaggio incredibile sul secondo, amministra e si invola al traguardo per la sua prima vittoria in un Ironman e la conquista del titolo europeo il giorno del suo 30° compleanno.
Tempo finale di Kienle: 7h55’14″, record della manifestazione.
Van Lierde prova a recuperare, ma si deve “accontentare” del secondo posto in un crono di 25 secondi superiore alle 8 ore. Dichiarerà al termine di aver fatto una gara perfetta, ma di aver trovato un campione più forte di lui quest’oggi.
Frodeno, dopo le ripetute forature, scende dalla bici, inizia a correre, accusa crampi, si riprende e inizia a volare: fa segnare un parziale di giornata di 2h43’14″ che gli vale il gradino basso del podio.
Schildknecht, Degasperi e Plese corrono appaiati fino al 25° km. Poi Degasperi accusa qualche problema di stomaco e cala il ritmo perdendo terreno sul duo.
Il Dega ancora una volta non si perde d’animo e, dopo questo momento di crisi, torna a correre e riesce a superare al 40° Plese, conquistando così la Top5 nel tempo di 8h20’39″.
Tempo che dopo Daniel Fontana e Danilo Palmucci, lo fa diventare il terzo italiano più veloce di sempre sulla distanza.
Questo il commento del Dega al traguardo: “Ho fatto una gara prudente fino a metà della frazione ciclistica, poi mi sentivo sempre meglio e, nella seconda parte di gara, sono riuscito a fare un po’ di selezione insieme a Schildknecht e Plese. Nella frazione podistica sono partito a un ritmo che mi sembrava tranquillo rispetto a quelli a cui sono abituato nei 70.3. La seconda metà della maratona è stata un calvario, muscolarmente ero a pezzi, ho dovuto calare il ritmo e, negli ultimi due chilometri, ho stretto i denti per riconquistare la quinta piazza. Ho pagato, in questa parte di gara, la preparazione precaria dell’ultimo periodo. Le On CloudSurfer e i Compressport US mi hanno aiutato parecchio a tenere a bada l’infiammazione al tendine d’achille che patisco da un po’, sto cercando la soluzione definitiva con dei nuovi plantari ma, ancora non l’ho trovata e così, al 21° km ho sostituito i plantari nuovi con quelli vecchi per evitare di sovraccaricare ulteriormente i polpacci. Un grazie ai miei sponsor, alla mia famiglia, alla mia squadra, ai miei amici e ai miei supporter che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno neanche nei momenti più difficili“.
Naturalmente il Dega è felicissimo del risultato raggiunto che gli ha permesso di guadagnare preziosi punti per la qualifica per il Mondiale Ironman Hawaii a Kona. Ora il forte atleta fiemmese è al 51° posto del ranking mondiale.
Alessandro Degasperi
Ha vestito l’azzurro più di una volta ed è salito sui podi delle più importanti competizioni nazionali e non di triathlon olimpico. Dopo i secondi posti nel 2007 e 2008 ai Campionati Europei di Ironman 70.3 decide di dedicarsi alla distanza raccogliendo ottimi risultati, soprattutto dal 2011. Nel 2012 il Dega corona uno dei suoi sogni vincendo l’Ironman 70.3 di Zell Am See (Salisburgo) e conquistando numerosi podi. Difende i colori del CUS Trento. Nel 2013 è medaglia di bronzo agli Europei di Ironman 70.3 di Wiesbaden, secondo all’Ironman 70.3 Italy e terzo al Challenge Rimini. Il Dega è supportato da alcune tra le più importanti aziende a livello mondiale: On, Bianchi, PowerBar, Aquasphere, Pasta Young Endurance, Compressport, Rudy Project, Santini, fi’zi:k, Vision, Campagnolo, Garmin, Trispecialist.com.
Sito internet: www.aledegasperi.net
Facebook: www.facebook.com/degasperiale
Twitter: @tridega
Fonte: comunicato stampa
Un risultato importante per la classifica per Kona; il titolo europeo ha attratto atleti da tutto il mondo a Francoforte tra cui il Campione del Mondo in corso Luc Van Lierde, campione olimpico Jan Frodeno, l'ex campione europeo Andreas Raelert e molti altri. Nonostante la sua vittoria in occasione del Challenge Kraichgau di qualche settimana fa, Sebastian Kienle sapeva che una gara perfetta per lui per battere gli illustri avversari.
Nuoto
Erano i nuotatori di talento che preoccupavano Kienle prima della gara. "Dopo il primo giro di nuoto, avevo un deficit di 3 minuti dai leader. Ero abbastanza scioccato e mi aspettavo almeno 6 minuti dopo la nuotata", ha detto Kienle dopo la gara. Tuttavia, è riuscito a mantenere il divario tra lui ed i nuotatori più veloci a 3min 30sec dopo la 3.8k di nuoto nel Langener Waldsee.
Una maratona di cui essere orgogliosi
Durante la maratona di chiusura, Kienle ha tenuto a bada i corridori più veloci. Grazie ad una run veloce 02:49:35 Kienle è riuscito a vincere la gara in meno di 8 ore e di battere il record esistente. “Avevo visto correndo solo il tempo parziale, ed a fine gara ero veramente orgoglioso della mia prestazione alla chiusura dei 42 km," ha dichiarato Kienle post-gara. "Sapevo che avrei avuto la possibilità di pedalare così veloce grazie alla bici, ma non sono mai stato in grado di dimostrare in realtà", ha riassunto un visibilmente felice Kienle.
Un triathlon appassionante, deciso solo negli ultimi metri della frazione di corsa, ha coinvolto il numeroso pubblico presente a Cerveteri, grazie anche alla formula multi –lap prevista dall’organizzatore Gianluca Calfapietra, che ha permesso agli spettatori di seguire da vicino le fasi di gara.
Trecento atleti, provenienti prevalentemente dalle regioni del Centro Italia (Toscana, Umbria, Lazio, Campania), hanno preso il via giovedì primo maggio buttandosi in acqua nonostante il mare non fosse certo dei più tranquilli. “Il mare mosso – racconta Calfapietra – ha impedito ai gommoni di uscire in mare. Abbiamo però potuto utilizzare quali mezzi di soccorso e supporto ben 5 acqua scooter messi a disposizione dalla GAS JET, garantendo così la sicurezza anche nella prova di nuoto”.
Sia la gara maschile che quella femminile si sono rivelate assolutamente avvincenti, con diversi atleti pronti a mettere il sigillo su questa seconda edizione del triathlon sprint di Cerveteri. Tra gli uomini, alla fine, è stato il binomio della Minerva Roma formato da Fioravanti e Ciuti (poi arrivati nell’ordine) a giocarsi la vittoria in volata. Il podio è stato completato da Ascenzi, giunto sul traguardo con circa 20 secondi di ritardo.
La Minerva Roma, oltre a vincere la gara maschile, ha dominato anche la prova femminile, dove è riuscita a piazzare addirittura 5 atlete nelle prime cinque posizioni. Anche in questo caso è servita una volata per determinare l’ordine d’arrivo: la giovanissima Tamburri ha così preceduto la Pozzuoli e la Fioravanti.
Il triathlon sprint di Cerveteri (750 metri nuoto – 20 km ciclismo – 5 km corsa), sebbene solo alla seconda edizione, ha raccolto commenti entusiastici da parte di atleti e spettatori. La formula multi – lap (più passaggi degli atleti durante le frazioni di ciclismo e corsa) contribuisce a rendere ancor più spettacolare questa disciplina, già di per sé affascinante.
“La stretta collaborazione con il Comune di Cerveteri e con gli Assessorati allo Sport ed all’Ambiente – ha concluso Calfapietra – e la grande disponibilità dimostrata da Assobalneari Marina di Cerveteri, associazione nautica Campo di Mare, stabilimento Ezio alla Torretta, stabilimento Ocean Surf e stabilimento Six ci hanno permesso di allestire in soli due anni una gara Rank di assoluto rilievo.
Il progetto è di crescere ancora: insieme all’Assessore allo sport Lorenzo Croci stiamo già ragionando sul 2015, con l’intento di portare a Cerveteri una gara in grado di far aumentare ulteriormente il numero di partecipanti”.
Il “terzo tempo Forhans”, basato su un abbondantissimo pasta party aperto a tutti ( e con posti a sedere) ha concluso la splendida giornata sportiva organizzata dal Forhans Team.
Il sovrallenamento (overtraining) – definizione
Il sovrallenamento è stato definito, da diversi autori, come
Kuipers definisce l'overtraining come uno squilibrio tra allenamento e recupero provocante una disfunzione del sistema neuroendocrino a livello ipotalamico.
Fry, parla di un abnorme aumento del volume o dell'intensità d'allenamento con decremento della performance. Furono soprattutto Fry et coll. a mettere l’accento sul fatto che è indispensabile il riscontro di un calo prestativo, in aggiunta agli altri elementi, per potere affermare che un atleta si trova in una situazione di sovrallenamento.
Definizione del problema
In merito agli elementi della struttura dell’allenamento che favoriscono l’insorgenza del sovrallenamento, si è portati a ritenere che incida maggiormente il volume di lavoro (specie quello caratterizzato da intensità relativamente elevate), rispetto all’intensità di per sé. Infatti l’elevazione del volume allenante porta come conseguenza una contrazione delle giornate dedicate al recupero
Il rischio di overtraining, tuttavia, è soprattutto in relazione con gli squilibri tra i rapporti di carico e scarico nel programma d’allenamento
Infatti, forti carichi di lavoro possono essere tollerati anche per lunghi periodi di tempo senza arrivare all' overtraining applicando i corretti principi dell’alternanza del carico. Il termine "sovrallenamento" è tuttora discusso e alcuni lo ritengono improprio, in quanto indicherebbe che la causa del calo prestativo debba essere ricercata esclusivamente nell’ eccessiva quantità dei carichi allenanti. In realtà, si è potuto osservare che le cause dello scarso rendimento sono molteplici e non correlate esclusivamente a errori nella pianificazione degli allenamenti
Non esiste una netta demarcazione tra la normale fatica risultante dall’allenamento e il sovrallenamento (overtraining); vi è tuttavia una fase intermedia, rappresentata dal sovraffaticamento (overreaching o sovrallenamento a breve termine). Una delle caratteristiche che distinguono il sovrallenamento a breve termine da quello a lungo termine, è la constatazione che dal primo, dopo un adeguato recupero, è possibile ottenere dei miglioramenti prestativi, mentre una volta incorsi nel secondo, l’unica via di uscita è una fase di recupero che si protragga per diverse settimane, la quale non comporterà comunque miglioramenti della performance, bensì la necessità di ripartire da una bassa condizione fisica.
stato di fatica stress da allenamento
Dopo alcuni allenamenti pesanti per intensità e durata, è fisiologico che compaia uno stato di fatica, di stress; se vengono rispettati i tempi di recupero, la fatica scompare e la supercompensazione favorisce il ripristino e, anzi, il miglioramento delle capacità prestative. In tal senso sono sufficienti uno o due giorni di recupero o, al massimo, un periodo di sette giorni (microciclo di scarico o rigenerazione), in cui vengono effettuati allenamenti di scarico blandi perché la sintomatologia scompaia. Siamo all’interno di un normale andamento dei processi adattativi dell’organismo sottoposto a un programma di allenamento.
Sovrallenamento o Overtraining
Quando l’atleta viene esposto acutamente ad allenamenti estenuanti, a competizioni ripetute e, non di meno, ad altri tipi di stress (ambiente lavorativo e familiare) tanto da non essere più in grado di esprimersi a livelli di rendimento ottimali, nemmeno dopo un appropriato periodo di scarico e di recupero, allora è giusto parlare di sovrallenamento o di "overtraining". Va sottolineato che, per poter diagnosticare con sicurezza uno stato di sovrallenamento, è indispensabile documentare un calo delle capacità prestative. Nell’ambito del sovrallenamento, occorre poi distinguere due diverse forme: il sovrallenamento a breve termine (short-term overtraining) o "overreaching" e il sovrallenamento a lungo termine (long-term overtraining) o "overtraining sindrome".
Overreaching (short-term overtraining)
definizione
Transitoria riduzione delle capacità prestative, la cui durata abbraccia un periodo di tempo relativamente breve (da alcuni giorni fino a due settimane) L’atleta avverte uno stato di fatica superiore a quello che dovrebbe derivare da un normale carico allenante e non va confuso con le normali fluttuazioni prestative che si verificano nell’atleta di giorno in giorno, tuttavia la fatica può essere smaltita con un adeguato recupero e ciò non compromette i processi di supercompensazione. Si traduce in una riduzione o mancato incremento della capacità di prestazione intorno alle 4mML di lattato
caratteristiche
A volte tale situazione viene espressamente ricercata dagli allenatori che la ritengono una componente normale dell’allenamento, specie se indirizzato alla ricerca di adattamenti massimi in funzione di una competizione. Alla base dell’overreaching sembra esservi una fatica di tipo "periferico" e, quindi, più tipicamente muscolare. Qualora una prestazione negativa, dovuta a uno stato di overreaching, non venisse riconosciuta immediatamente, l’allenatore potrebbe essere indotto ad aumentare ancora i carichi di lavoro, con l’intento di compensare il gap prestativo: in tal caso il risultato sarà di peggiorare la situazione, facendo scivolare l’atleta verso l’ "overtraining sindrome". Quella dell’overreaching è pertanto una fase molto delicata, che deve essere riconosciuta onde evitare il rischio di peggiorare il quadro.
Overtraining sindrome (long-term overtraining)
definizione
sindrome caratterizzata da uno stato di esaurimento psicofisico di tipo cronico (prolungata nel tempo), che si associa a un calo della "performance" associata a sintomi di tipo
La prognosi è più severa: tale sindrome può durare settimane o mesi
caratteristiche
Una volta instauratasi, a differenza dell’overreaching, compromette i processi di supercompensazione. L’atleta appare svuotato, demotivato e nell’assoluta impossibilità di reagire positivamente agli stimoli indotti dall’allenamento. Implica uno stato di fatica di tipo "centrale", caratterizzata da alterazioni delle capacità di concentrazione e di motivazione.
Nell’ ambito dell’ overtraining vanno differenziate due forme:
overtraining di tipo "simpatico"
caratterizzato da un’aumentata attività, in condizioni di riposo, del sistema nervoso simpatico, che implica accelerazione del battito cardiaco, eccitazione e irrequietezza. È più frequente negli sport a prevalente componente esplosiva, quindi di tipo anaerobico, e colpisce più frequentemente gli atleti giovani.
Nel determinarlo, agli stress indotti dall’allenamento, si uniscono fattori socio-lavorativi ed ambientali. Riveste notevole importanza, nel determinismo della forma simpatica, anche la monotonia legata agli allenamenti.
Sintomi caratteristici del sovrallenamento a dominanza “simpatica”
a livello prestativo
a livello cardiocircolatorio
a livello antropometrico
a livello immunologico
a livello emotivo e comportamentale
Si tratta di una serie molto vasta di sintomi che, tuttavia, quando compaiono singolarmente, se non accompagnati da calo della performance, non possono essere imputati ad una situazione di sovrallenamento
overtraining di tipo "parasimpatico"
caratterizzato da una soppressione dell’attività del simpatico e non da una vera e propria dominanza del parasimpatico. Ne deriva un tipico atteggiamento apatico e depresso (ridotta pressione sanguigna, ridotta fc a riposo, facilità nel sonno e nel riposo). Si riscontra prevalentemente negli sport di resistenza aerobici e nei soggetti più anziani ed è più difficile da individuare, perché i sintomi sono meno eclatanti e allarmanti.
Il soggetto, infatti, si presenta in condizioni di buona salute, senza insonnia (piuttosto con la tendenza a dormire di più) senza perdite di peso e con appetito normale.
E’ la forma più ingannevole: è infatti caratterizzata da una serie di elementi che facilmente potrebbero essere confusi con le modificazioni positive indotte dall’allenamento (per esempio, una più bassa frequenza cardiaca a riposo e un più rapido recupero della frequenza cardiaca stessa dopo sforzo)
Sintomi caratteristici del sovrallenamento a dominanza “parasimpatica”
Diagnosi di Overtraining - markers per la diagnosi precoce e preventiva
Non esiste “il test” o “il marker” che rivela lo stato di sovrallenamento; per un sicuro riconoscimento del problema, occorre incrociare diverse informazioni, riguardanti innanzitutto il livello prestativo del soggetto ( non si può parlare di sovrallenamento se la prestazione non è peggiorata), quindi parametri ematochimici e psicologici. L’alterazione di alcuni importanti parametri, insieme ai segni e ai sintomi della sindrome, possono rendere più facile la diagnosi di overtraining.
L’elemento centrale della sindrome è naturalmente la riduzione della "performance", che dovrebbe essere quantificata attraverso il ricorso a test funzionali più o meno complessi e precisi (determinazione del massimo consumo di ossigeno, della massima produzione di lattato, ecc.), ma che spesso appare chiara già dalla semplice analisi dei risultati ottenuti nelle gare o dal comportamento dell’atleta.
Per facilitare la diagnosi sono stati proposti e utilizzati numerosi indicatori biochimico-umorali, tuttavia la sensazione generale è che nessuno di questi indicatori da solo è in grado di consentire una diagnosi di certezza, e per tale motivo, essa deve scaturire da un’analisi complessiva dello stato psicofisico dell’atleta e da una corretta interpretazione di tutti i parametri funzionali ed ematochimici disponibili. Quando i segni di OT si rendono evidenti è già troppo tardi, per cui è necessario prevenirli.
Gli studi fatti per identificare markers in grado di monitorare precocemente la sindrome sono numerosi e spesso contrastanti ma emergono alcuni aspetti di particolare interesse che di seguito vengono trattati
Glutamina
E’ noto che il sistema immunitario prende parte importante nel meccanismo d’insorgenza del sovrallenamento. L’atleta sovrallenato può subire una significativa diminuzione delle difese immunitarie, responsabili di una maggiore vulnerabilità alle infezioni, particolarmente delle prime vie respiratorie. Fra le ipotesi di depressione del sistema immunitario vi è una diminuzione "da consumo" dei livelli ematici di glutamina, amminoacido essenziale per le sintesi proteiche che avvengono all’interno del sistema immunitario.
È interessante notare che il calo della glutamina si verifica solo per sforzi esaustivi e prolungati (es. maratona), e non per esercizi anche intensi, ma di durata minore. Mackinnon e Parry-Billings hanno studiato a fondo la cinetica della glutamina notando che durante l'esercizio gli aminoacidi, glutamina compresa, aumentano in circolo dal 30 fino al 300 %.
Va tenuta presente la funzione tampone degli aminoacidi (in particolare dell’alanina) così come il ruolo energetico del glutamato che può essere trasformato in succinato ed entrare nel ciclo di Krebs.
Durante l'esercizio fisico i livelli plasmatici di glutamina aumentano per poi diminuire durante il riposo e tornare al livello pre-esercizio dopo qualche ora.
In condizioni di stress la glutamina diminuisce soprattutto nel muscolo scheletrico.
Nell'OT la glutamina sembra significativamente diminuita e a questo deficit viene attribuito l'aumento della frequenza delle infezioni delle vie respiratorie.
Eccitabilità Neuromuscolare
Lehmann indica la ridotta eccitabilità neuromuscolare (NME) come marker di OT.
La minima corrente pulsata rettangolare in grado di generare una singola contrazione muscolare (con differenti valori di durata della pulsazione) viene indicata come indice della eccitabilità neuromuscolare (NME ) La NME è migliore nel soggetto ben allenato mentre deteriora notevolmente nelle prime fasi dell'OT; infine, dopo due settimane di riposo (rigenerazione dell'OT), mentre la NME ritorna ai livelli normali, i sintomi dell'OT permangono. Quindi la NME può essere un marker di inizio dell'OT , ma non del ripristino della condizione fisiologica.
Ferro e ferritina
La ferritina è un indice della consistenza dei depositi del ferro nell’organismo. Quando il ferro viene consumato in grande misura per un aumentato fabbisogno in relazione ai carichi di allenamento o per aumento delle perdite con la sudorazione, è necessario che le riserve contenute nei depositi vengano ricostituite rapidamente. La carenza di ferro nel sangue e nei depositi può essere determinata, oltre che da un aumento dei consumi, anche da un insufficiente apporto con la dieta o da una scarsa assimilazione attraverso il tubo digerente. È consolidata la convinzione che livelli soddisfacenti del ferro nel sangue (sideremia) e nei depositi (ferritinemia) consentano migliori prestazioni atletiche, anche perché mantengono elevata la concentrazione dell’emoglobina. Non è provato il contrario, ma è pur vero che atleti che manifestano un calo delle prestazioni presentano, a volte, un metabolismo del ferro deficitario. Anche un aumento dei valori della ferritina, e non solo un calo, potrebbe rappresentare un marker di uno stato di affaticamento, in quanto una significativa elevazione del valore di questo parametro si riscontra nel corso di malattie infiammatorie o di malattie infettive.
Emoglobina ed ematocrito
L’emodiluizione, causata dall’espansione del volume del plasma, conduce inevitabilmente a una diminuzione dei valori di concentrazione dell’ematocrito e dell’emoglobina. In realtà, non si registra una vera e propria diminuzione della parte corpuscolata del sangue (globuli rossi, bianchi e piastrine), ma solo una sua diluizione. L’espansione del volume plasmatico, che determina l’emodiluizione, rappresenta un adattamento positivo tipico delle attività sportive di tipo aerobico come il ciclismo, e il calo dei valori di concentrazione dell’ematocrito e dell’emoglobina non comporta un calo delle "performance", almeno fino a quando non si associno anche deficienze di ferro, distruzione dei globuli rossi durante esercizio fisico (emolisi) e disturbi della formazione dei globuli rossi da parte del midollo osseo. In tal caso si instaura un’anemia che dallo stato prelatente può passare al latente e, infine, all’anemia conclamata.
Peso corporeo
Nel pieno della stagione agonistica, oltre al massimo livello di prestazione, si raggiunge la stabilità del peso ponderale. Tutto il lavoro svolto in precedenza ci ha infatti consentito di abbassare la percentuale di grasso fino ai livelli minimi individuali, mantenendo tuttavia inalterati i valori di massa magra (la percentuale di muscolo). Quindi, in questo momento dell’anno, un calo del peso corporeo può essere indice di una riduzione della massa muscolare probabilmente derivata da un eccessivo carico di lavoro. Ecco la necessità di controllare periodicamente, almeno ogni due-tre giorni il nostro peso, nelle medesime condizioni (la mattina appena alzati) per verificare se ci sono variazioni significative.
Frequenza cardiaca
Un altro importante campanello di allarme della sindrome da sovrallenamento è l’andamento della frequenza cardiaca, sia a riposo che sotto sforzo.
Se riscontriamo che, nei giorni successivi a uno sforzo intenso, la frequenza cardiaca a riposo è superiore rispetto a quella normale di questo periodo, dobbiamo sospettare un inizio di overtraining. Jeukendrup nel corso di uno studio effettuato su ciclisti professionisti mette in rilievo un significativo aumento della frequenza cardiaca nel sonno in corso di overreaching. Tale osservazione necessita di ulteriore convalida, dato il numero ristretto (7 atleti) del campione soggetto della ricerca.
Anche sotto sforzo, la frequenza cardiaca può dare segnali importanti per evitare l’affaticamento. Può accadere che, seguendo una tabella di allenamento impostata con ritmi individuali definiti proprio dalla frequenza cardiaca, non riusciamo, pur correndo o spingendo rapporti impegnativi e andando a una velocità elevata, a innalzare i battiti del cuore fino ai valori richiesti dalla tabella. È come se il nostro cuore perdesse la propria brillantezza, probabilmente a causa di uno scarso recupero nei giorni precedenti, oppure perché l’uscita di allenamento risulta troppo impegnativa per le nostre capacità. In una simile situazione è importante interrompere il programma previsto ed optare per un’uscita ad andatura costante non troppo impegnativa.
Altri sintomi
Innanzitutto il dolore muscolare e la spossatezza generale, sensazioni che permangono anche a riposo. Questi sintomi sono accompagnati da una riduzione dell’appetito e della quantità (numero di ore) e della qualità del sonno. L’indolenzimento degli arti e la debolezza sono derivati da una forte carenza di alcune sostanze essenziali per la prestazione sportiva, come il ferro, i sali minerali (in particolare il potassio), gli zuccheri (glicogeno muscolare) e le proteine. Questa condizione viene aggravata dal fatto che, a causa della inappetenza, andiamo a ridurre la possibilità di reintegrare proprio quelle sostanze di cui avremmo bisogno. Il malessere diffuso provocato dalla stanchezza generale comporta un sonno breve e agitato, che va a scapito delle possibilità di recupero dell’organismo.
Overtraining e sistema ormonale
Catecolamine urinarie
Mackinnon durante uno studio eseguito su 24 campioni di nuoto rileva che, nel corso di programmi di allenamento intensi ma di breve durata, la comparsa di OT può essere segnalata da una diminuzione del livello urinario delle catecolamine (già 2 - 4 settimane prima della comparsa dei sintomi di OT ).
Alle stesse conclusioni era giunto in precedenza Lehmann che aveva notato una diminuita escrezione notturna di catecolamine correlata ad un esaurimento del sistema simpatico. Hooper, pur confermando la diminuita escrezione urinaria di catecolamine in corso di OT, nega il significato di esaurimento del sistema adrenergico in quanto i livelli ematici di catecolamine permangono normali o aumentati.
Testosterone e cortisolo
Un altro apparato che viene a essere interessato in caso di "overtraining" è sicuramente quello endocrino. L’aspetto più noto e studiato è quello riguardante l’equilibrio tra i livelli di cortisolo e di testosterone. Il cortisolo, considerato come espressione tipica della risposta allo stress, è un ormone con funzioni prevalentemente cataboliche, mentre il testosterone ha funzioni essenzialmente anaboliche. Il rapporto testosterone (totale o libero)/cortisolo viene considerato un indice indiretto del bilancio "proteico" dell’organismo e in particolare dei muscoli scheletrici. Secondo la maggioranza degli autori, uno spostamento in senso catabolico, indicato da un aumento del cortisolo e/o da una riduzione del testosterone, dovrebbe essere considerato un indice affidabile di sovrallenamento o quantomeno di un incompleto recupero dalla fatica. Adlercreutz e coll. ipotizzarono che una diminuzione del rapporto testosterone libero/cortisolo superiore al 30% rispetto alla norma del soggetto avrebbe potuto essere rilevatrice di una situazione di sovrallenamento. Secondo le osservazioni più recenti, invece, tale rapporto sembrerebbe più indicativo dello stato contingente di sopportazione del carico di lavoro, che potenziale marker di una sindrome da sovrallenamento propriamente detta
Overtraining e sistema immunitario
La disfunzione del sistema immunitario può non consentire il buon costituirsi della protezione contro sostanze estranee patogene (stato di immunodeficienza), ma anche essere a sua volta una causa di malattia; si vengono così a riconoscere le malattie autoimmuni quando l'organismo reagisce contro il "self" con manifestazioni sistemiche (es.collagenopatie, cioè le malattie del tessuto connettivo) o patologie d'organo (es. nefropatie, neuropatie ecc.), le malattie iperergiche (allergopatie), nonché le neoplasie dello stesso sistema immunitario (le malattie immunoproliferative).
Negli ultimi anni un certo numero di Autori ha indagato anche le funzioni immunitarie degli atleti, interessandosi soprattutto alle alterazioni che si verificano subito dopo lo sforzo fisico intenso. Sebbene la competizione sportiva sia stata tradizionalmente considerata come una condizione recante benefici alla salute, gli studi condotti dimostrano che almeno per quanto riguarda il sistema immunitario i dati fin qui raccolti non orientano sempre in questo senso.
Infatti si assiste, in quasi tutti i test eseguiti, alla comparsa dopo la prestazione sportiva di un quadro che ricorda quello delle immunodeficienze; tale condizione è sicuramente transitoria perché l'assetto immunitario è generalmente normale negli atleti a riposo.
Esiste un aspetto che gli allenatori ben conoscono: quello della ridotta efficienza atletica dei soggetti “superallenati” che accusano un'aumentata suscettibilità alle infezioni.
Questo ragionamento focalizza il problema dell'influenza dell'attività sportiva sul sistema immunitario; una buona difesa immunitaria rende un atleta meno suscettibile ai processi infettivi, così come una valida costituzione fisica rende meno probabili gli incidenti muscolo-scheletrici.
È evidente che i processi infettivi sono nocivi non solo nell'imminenza delle competizioni, ma anche durante la fase di preparazione, perché alterano un programma di lavoro accuratamente preparato per mesi o addirittura per anni, come avviene nel caso dei Giochi Olimpici.
Sono stati condotti numerosi studi sulla risposta del sistema immunitario allo sforzo fisico, senza che questi però abbiano avuto criteri di omogeneità e riproducibilità. Molte variabili infatti interferiscono su indagini di questa natura: in primo luogo il tipo di sforzo fatto praticare per caratteristiche di intensità, durata e vie metaboliche utilizzate; inoltre, è diverso il valore di una prestazione fisica se effettuata da un soggetto non allenato, da un praticante o da un atleta di livello internazionale. Un'ultima considerazione riguarda anche le tecniche immunologiche utilizzate nello studio, che sono state spesso diverse e legate anche al tumultuoso evolversi che queste hanno avuto negli ultimi anni.
Le manifestazioni cliniche possono essere rappresentate da infezioni di varia natura per lo più virali, da forme banali quali quelle erpetiche, a malattie delle prime vie respiratorie, tonsilliti, gastroenteriti, fino a forme più gravi, talvolta etichettate come "febbre ghiandolare", ma riconducibili a malattie quale la toxoplasmosi.
In tutti gli studi è comparsa, immediatamente dopo lo sforzo fisico, leucocitosi coinvolgente tutte le subpopolazioni cellulari, comprese quelle linfocitarie
La maggior parte dei ricercatori concorda nel rilevare un aumento più spiccato dei linfociti CD8 ("suppressor"), rispetto a quelli ai CD4 ("helper"); questo determina una riduzione del rapporto CD4+/CD8+ che rappresenta un primo segno di squilibrio immunitario.
Anche le cellule "natural killer" (NK) sembrano essere modificate dall'esercizio fisico con aumento delle cellule del fenotipo CD16 e una alterata attività funzionale; sembra che l'attività NK raggiunga un massimo immediatamente dopo l'esercizio fisico, si riduca dopo due ore e non si sia ancora normalizzata dopo venti ore.
Alcuni Autori sostengono addirittura che l'attività sportiva protratta a lungo deprima l'immunità aspecifica, rendendo così chi ha praticato a lungo sport, come chi ha fatto attività agonistica per anni, più suscettibile alle infezioni.
Del resto in molti atleti di primo piano, anche il livello di immunoglobuline-G circolanti sembra essere più basso alla fine della stagione agonistica rispetto all'inizio.
Alcuni ricercatori polacchi sostengono che la maggior parte dei parametri immunologici si rinormalizzerebbe nel giro di due ore, ma gli studi sul tempo di recupero attualmente sono pochi. In altri lavori non sono state riportate alterazioni a carico delle subpopolazioni linfocitarie a distanza di 24 e 72 ore dalla prestazione fisica
La fase in cui il sistema immunitario è più vulnerabile è quella immediatamente seguente alla prestazione fisica
Durante lo sforzo fisico una grande quantità di ormoni e mediatori sono liberati, per cui non è facile risalire ai meccanismi con cui essi interagiscono; lo stesso tipo di metabolismo coinvolto, aerobico o anaerobico lattacido, potrebbe avere influenza sul grado di coinvolgimento sul sistema immunitario.
I tre fattori classicamente ritenuti responsabili della leucocitosi, emoconcentrazione per perdita di liquidi extracellulari, secrezione di catecolamine e incremento dei livelli sierici di cortisolo, appaiono essere abbastanza restrittivi.
Importanti sono anche i neuropeptidi, visto che lo stress psichico intenso può determinare modificazioni immunologiche simili ed evolvere in forme larvate di immunodeficienza.
Negli atleti ad alto livello i due meccanismi di stress fisico e psichico possono coesistere; questa ipotesi sembrerebbe avvalorata anche dalle osservazioni di alcuni ricercatori che hanno rilevato una maggiore alterazione nei parametri immunologici dei soggetti a più elevato rendimento agonistico.
Tutto questo fa comunque pensare che la patogenesi delle modificazioni immunologiche indotte dall'esercizio fisico non è monofattoriale, ma legata allo sbilanciamento di quei fattori, stimolanti ed inibenti, che regolano nel suo insieme la risposta immunitaria.
Molto poco sappiamo sui meccanismi con cui questo si realizza. Appare comunque consigliabile aggiungere ai controlli che si eseguono nel corso della pratica sportiva, specie negli atleti a più elevato livello competitivo, anche una valutazione delle funzioni immunitarie in modo da modulare la preparazione anche in funzione di una prevenzione di quelle manifestazioni infettive che pur essendo nella maggior parte dei casi banali, spesso impediscono al soggetto di fornire la miglior prestazione agonistica nel momento in cui questa è stata prefissata.
(a cura di Costantino Bertucelli - da www.trainingteam.it)
Continua a crescere, in qualità e quantità, il Trapaniman 113, gara di half iron che ha visto la partecipazione di oltre 200 atleti, tra gara individuale e gara a staffetta.
La gara maschile vedeva al via diversi tra i più forti interpreti della lunga distanza tricolore, a partire dal campionissimo Daniel Fontana, arrivato per la prima volta in Sicilia con ancora fresco nella mente il ricordo del suo splendido successo all’Ironman Los Cabos.
Ed è stato proprio lui il grande protagonista della prova degli uomini: è uscito primo dall’acqua, in una frazione decisamente più lunga dei canonici 1900 metri, su due giri con uscita all’australiana e con un po’ d’onda e corrente e rendere il tutto più faticoso.
Condizioni peraltro ideali per il portacolori italo argentino della DDS che dopo la prima transizione ha mantenuto inalterato il suo vantaggio anche nei 2 giri da 41K del percorso ciclistico, con il vento a farla da padrone e un paio di strappi impegnativi da affrontare.
A piedi, nei tre giri da 7K, Fontana ha controllato ed è arrivato trionfante nel corso prinicipale di San Vito Lo Capo, tra due ali di folla, numerosa, festante e calorosa, in una giornata peraltro piuttosto fresca, con anche un bello scroscio d’acqua proprio durante la mezza maratona finale.
Dietro Fontana la lotta per il podio è stata dura, con tre atleti che non hanno certo permesso al vincitore di poter rallentare il ritmo.
Stefano Paoli, Sebastian Pedraza e Matteo Annovazzi (questi ultimi due vincitori rispettivamente della prima e seconda edizione del Trapaniman) sono usciti insieme dall’acqua.
In bici Annovazzi ha perso contatto e così nei 21K finali la lotta per il podio è stata una sfida a due tra Paoli e Pedraza: l’italo argentino del Freezone è partito forte, dimostrando di aver ritrovato brillantezza e voglia di far bene, ma l’alfiere del Forhans Paoli è riuscito a tenere duro, rientrare e staccarlo nel finale. Ai piedi del podio un affaticato e soddisfatto Annovazzi.
Nella gara femminile, assolo di Martina Dogana: l’azzurra, anche lei tesserata per il Forhans Team, ha mantenuto la testa della gara sin dal nuoto, continuando ad aumentare il suo vantaggio anche nelle due frazioni successive e trionfando con merito in solitaria; sul podio con lei sono salite due Age Group siciliane, Marianna La Colla e Dora Marzo.
La gara era valida anche per l’assegnazione dei titoli regionali: campioni siciliani di specialità si sono laureati proprio Marianna La Colla e, tra gli uomini, Gabriele Fotà giunto settimo assoluto.
CLASSIFICHE COMPLETE QUIIn questo periodo della stagione, la primavera è fondamentale per ogni atleta in genere e Triatleta, allenarsi a cercare la forma migliore e quindi testare i Ritmi Gara nelle diverse frazioni previsti di Nuoto, Bike e Corsa. Il calendario gare è fitto di appuntamenti, da gara di Duathlon, Triathlon Sprint, Olimpici, IronMan 70.3, IronMan. Dopo una preparazione intensa che ha visto succedersi i diversi periodi di allenamento , distinti in Periodo Generale, ove ci si è allenati migliorando gli aspetti condizionali generali ( Forza e Resistenza Genarle), passando per il Periodo Specifico fondamentale per allenarsi ai ritmi gara, per poi concludere col Periodo Agonistico. Questo periodo dell’anno è sicuramente indispensabile per allenarsi a livello “specifico” e migliorare gli automatismi della gara alla quale ci stiamo preparando. Questa fase della preparazione “specifica”, a prescindere dalla distanza di gara alla quale ci stiamo preparando, Sprint, Olimpico, IronMan 70.3 o IronMan, è fondamentale organizzare le sedute di allenamento che siano più vicine possibili alle condizioni di gara che andremo ad affrontare. Tutto ciò ci permetterà di migliorare le capacità e qualità tecniche/condizionali indispensabili per arrivare nella miglior condizione possibile nel periodo agonistico quando le gare ne faranno da padrone.
ANALISI SPECIFICA DELLA DISTANZA DI GARA
Se vogliamo gareggiare al meglio della nostra condizione fisica evitando errori che possano compromettere la gara è fondamentale studiare al meglio le caratteristiche tecniche e organizzative della gara in questione , e nel caso del Triathlon si possono fare delle distinzioni, tra gara Brevi e gare Medio/Lunghe :
A prescindere dalla distanza di gara , le fasi da analizzare e su cui focalizzare l’attenzione negli allenamenti specifici , si possono distinguere in 5 fasi ( frazioni) :
1. Nuoto
2. T1 (Nuoto/Ciclismo)
3. Ciclismo
4. T2 (Ciclismo/Corsa)
5. Corsa
RITMI GARA E TRANSIZIONI
Nuoto: Nelle sedute di Nuoto bisogna cercare una tecnica produttiva e fluida che ci permetterà di consumare meno energie possibili, mantenendo sempre un ottimo livello di efficienza muscolare. Inoltre, appena possibile diventa fondamentale nuotare in “acque libere” con la muta in caso di necessità fino ad Aprile/Maggio. Abituarsi a nuotare in gruppo, simulando anche delle partenze di gruppo, organizzare delle esercitazioni per migliorare l’orientamento nelle acque libere, imparare a mantenere le traiettorie per evitare spreco di energie e perdite di tempo. Inserire delle esercitazioni, sia in piscina e sia al mare, alternando respirazione frontale e respirazione da ambo i lati (sx /dx) per abituarsi a eventuali condizioni di moto ondoso del mare.
ESEMPI DI SEDUTE DI NUOTO |
Riscaldamento |
Parte Centrale |
Defaticamento |
200mt stile libero |
5 x 300 o 400mt Ritmo Gara rec 50mt dorso (ogni 50mt cambio modalità respirazione) |
200mt stile libero |
200mt stile libero |
10 x 100mt SAN rec 100mt Ritmo Gara |
200mt stile libero |
200mt stile libero |
5 x 400 o 500mt Ritmo Gara rec 50mt dorso (ogni 100mt cambio modalità respirazione ) |
200mt stile libero |
T1 (Transizione Nuoto/Ciclismo): in questo periodo Specifico di primavera è opportuno simulare la frazione di Nuoto + Transizione + Ciclismo. Possiamo organizzare, sia una seduta in piscina se abbiamo opportunità di avere una cyclette o un rullo ai bordi piscina. Altrimenti se il meteo è ideale possiamo organizzare delle sedute di Combinato al mare, sfruttando un parcheggio come zona Transition e deposito Bike , quindi simulando la gara con le seguenti fasi :
1. Nuoto da 500/1000mt in base alla distanza gara
2. Uscita dall’acqua
3. Corsa verso zona transition
4. Svestizione e cambio Muta
5. Sistemazione delle scarpe da bike, casco, occhialini
6. Corsa con la bike
7. Salita sulla Bike dopo una linea di demarcazione e avvio della frazione Ciclistica
In base all’obiettivo da voler raggiungere, possiamo eseguire questi fasi diverse volte , per provare e riprovare i diversi automatismi gara , ovvio che la distanza del Nuoto dovrebbe essere più corta per simulare più ripetizioni.
Ciclismo: per quanto concerne il ciclismo è la frazione che crea maggior disagio organizzativo per via del tempo necessario da dedicare a questa frazione, il tutto sempre dipendente dalla distanza di gara a cui ci stiamo preparando. In questo periodo è preferibile allungare i chilometri in allenamento, ma al tempo stesso diventa fondamentale che molta parte dei chilometri siano gestiti su un percorso simile a quello di gara e che il ritmo sia prossimo a quello di gara. Cercare di non scadere molto dal punto di vista della frequenza di pedalata, oltre a inserire sedute prossime o superiori ai km di gara, è fondamentale inserire anche delle sedute di agilità e aumento delle frequenza della pedalata cercando sempre la rotondità e fluidità. Inoltre, imparare a cambiare rapporti e adattarli al percorso in maniera tale da sfruttare al meglio le proprie potenzialità!
ESEMPI DI SEDUTE DI CICLISMO |
Riscaldamento |
Parte Centrale |
Defaticamento |
20Km pianura |
Da 50 – 60km Ritmo Gara (percorso simile a quello di gara ) |
20km pianura |
10km pianura |
Lungo Fondo Aerobico da 90-110km ( di cui 40-50km a Ritmo Gara ) |
10km pianura |
20Km pianura |
Da 60 – 70 km Ritmo Gara (percorso simile a quello di gara ) |
20km pianura |
T2 (Transizione Ciclismo/Corsa): il passaggio più complicato della gara di Triathlon è sicuramente quello che riguarda il Ciclismo/Corsa, sia dal punto di vista muscolare, metabolico e mentale. Per tale motivo è opportuno allenare al meglio il passaggio Ciclismo/Corsa. Questi automatismi è possibile allenarli con Combinati Frazionati che permettono di ripetere i cambi tra le duediscipline, migliorando la sensibilità del gesto tecnico, oppure possiamo organizzare sedute di allenamento con Combinati Specifici, ove i km sono prossimi a quelli di gara e si cerca di gestire il ritmo gara e tutti gli automatismi inerenti all’integrazione gara , quindi simulando le seguenti fasi :
1. Frazione Ciclismo (chilometraggio in base alla gara da preparare)
2. Discesa dalla bike prima della zona Transition
3. Corsa con la bike verso zona Transition
4. Deposito bike sulla propria zona di competenza
5. Svestizione delle scarpe da bike, casco, occhialini
6. Indossare scarpe da Running
7. Corsa per avvio frazione podistica
Come detto questi fasi possono essere organizzare in un'unica soluzione specifica , oppure da ripetere diverse volte nell’arco della stessa seduta per permettere una maggior assimilazione dei movimenti.
In base all’obiettivo da voler raggiungere, possiamo eseguire questi fasi diverse volte , per provare e riprovare i diversi automatismi gara , ovvio che la distanza del Nuoto dovrebbe essere più corta per simulare più ripetizioni.
Corsa: per quanto riguarda la corsa diventa fondamentale in questo periodo allenarsi intensamente e in maniera specifica per raggiungere l’obiettivo finale. Tenendo presente che la corsa è l’ultima frazione che condurrà il triatleta al traguardo, è importante prepararsi al meglio, anche se come ben sappiamo, la corsa è condizionata anche dalle frazioni precedenti (Nuoto /T1/ Ciclismo/T2), ma avere già una buona preparazione “a secco” della corsa è una caratteristica importante. Quindi diversi allenamenti devono essere gestiti a ritmo gara in base alla distanza che andremo ad affrontare, oltre come abbiamo visto precedentemente, a simulare dei combinati Ciclismo/Corsa, in quanto comunque la corsa la si svolge dopo aver pedalato per diversi chilometri!
ESEMPI DI SEDUTE DI CORSA |
Riscaldamento |
Parte Centrale |
Defaticamento |
Corsa Lenta 3km + 10 allunghi da 30”rec 1’00 |
Ripetute Medie 8 -10rip x 1km Ritmo Gara Recupero 2’00 -3’00 |
Corsa Lenta 2km + 5 allunghi da 30”rec 1’00 |
Corsa Lenta 3km + 10 allunghi da 30”rec 1’00 |
Corsa Progressiva a ritmo gara da 10-15km (incremento di ritmo di 5” al km ogni frazione ) |
Corsa Lenta 2km + 5 allunghi da 30”rec 1’00 |
Corsa Lenta 3km + 10 allunghi da 30”rec 1’00 |
Ripetute Lunghe 4 x 2km Ritmo Gara Recupero 3’00 – 4’00 |
Corsa Lenta 2km + 5 allunghi da 30”rec 1’00 |
Il Ritmo Gara menzionato nelle diverse sedute di allenamento, si riferisce al ritmo gara che teoricamente pensiamo di gestire nella gara di Triathlon che stiamo preparando, quindi se state preparando un Olimpico riguarderà Ritmo gara per i 10km , IronMan 70.3 Ritmo Gara per la Mezza Maratona, IronMan Ritmo Gara per la Maratona. L’aspetto difficile da gestire negli allenamenti “a secco” è quello del controllo del ritmo gara, visto che di norma c’è una differenza sostanziale, tra ritmo di corsa a secco e ritmo gara dopo le diverse frazioni e più la distanza di gara si allunga, e maggiore è il gap tra ritmo della “corsa a secca” e ritmo gara! Quindi il Triatleta deve sempre pensare che sta correndo in una condizione fisica di “stanchezza”, quindi cercando di rallentare i ritmi di corsa , focalizzandosi sul Ritmo Gara ! Adesso è ora di mettersi ad allenare in maniera specifica per raggiungere il vostro obiettivo e godervi la gara nelle migliori condizioni.
Buon Triathlon a tuttiPer quanto gli esercizi per curare la tecnica di corsa, sembrino materia da ‘podisti’, è bene tenere presente che una corsa efficace e poco dispendiosa è utilissima (per non dire determinante) anche per un triathleta. Nell’allenamento di un triathleta, infatti, non dovrebbero mai mancare momenti da dedicare all’esecuzione del corretto gesto nella corsa. Purtroppo, invece, nella maggior parte dei casi, questo non succede e si tende a trascurare aspetti che gli atleti top sanno invece essere estremamente strategici ed imprescindibili.
A spiegarvelo, per noi di Runner’s World e in collaborazione con 2XU, ci ha pensato Alberto Casadei, forte specialista del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro. Alberto non rinuncia, durante il suo training, a dedicare del tempo prezioso agli esercizi di tecnica di corsa. Come ci spiega in questo video: ‘Correre con le gambe appesantite dalla frazione ciclistica è tutt’altro che semplice. Un buon supporto del piede in rullata nella fase di appoggio, il bacino alto, la corretta posizione del busto, così come anche la giusta oscillazione delle braccia, sono per un triathleta aspetti da non trascurare mai nel training’.
Ecco quindi alcune esercitazioni che Alberto ci propone e che sono già un ottimo inizio per impostare un corretto lavoro sulla tecnica di corsa e per rendere al meglio nell’ultima frazione delle nostre gare.
Una sola raccomandazione ci sentiamo di farvela noi di Runner’s World: da un punto di vista pratico e logistico, è bene inserire le esercitazioni di tecnica nelle sedute di scarico, magari subito dopo un fondo lento, ma mai in prossimità delle gare. La desuetudine a questo tipo di stimoli potrebbe facilmente darvi un pochino di risentimenti muscolari, che ovviamente in gara è meglio non avere
UOMINI PRO
1 2:29:25 Hugo Dan PRO M 0:20:43 1:18:17 0:47:55
2 2:31:04 Marais Stuart PRO M 0:22:30 1:19:32 0:46:14
3 2:33:05 Stoltz Conrad PRO M 0:21:11 1:19:39 0:49:53
4 2:38:34 Weiss Bradley PRO M 0:21:14 1:22:42 0:52:13
5 2:43:08 Aernouts Bart PRO M 0:22:52 1:28:53 0:48:43
6 2:44:00 Blignaut Theo PRO M 0:20:46 1:28:31 0:52:17
7 2:44:40 Kubicek Jan PRO M 0:23:53 1:28:22 0:49:47
8 2:48:20 Holmes Llewellyn PRO M 0:24:30 1:26:12 0:54:30
9 2:49:42 Van Heerden Antoine PRO M 0:25:30 1:30:21 0:51:24
10 2:50:04 Guidelli Fabio PRO M 0:21:10 1:33:21 0:52:50
14 3:01:13 Calamai Simone PRO M 00:25:29 01:35:37 00:57:13
DONNE PRO
1 2:57:07 Duffy Flora PRO F 0:20:51 1:38:55 0:54:29
2 3:05:49 Wasle Carina PRO F 0:25:07 1:41:53 0:56:23
3 3:06:03 van Huysteen Carla PRO F 0:23:52 1:42:56 0:56:52
4 3:09:08 Sloane Susan PRO F 0:26:19 1:39:18 1:01:00
5 3:12:34 Finchamp Hannah Rae 20-24Yrs F 0:24:13 1:43:37 1:01:46
6 3:17:08 Griffioen Nicolette 20-24Yrs F 0:26:52 1:48:20 0:58:55
7 3:21:41 Moolman Adrienne 35-39Yrs F 0:26:35 1:48:38 1:03:29
8 3:21:50 Weber Genevieve 35-39Yrs F 0:29:46 1:44:02 1:04:00
9 3:23:13 Parker Daz PRO F 0:28:41 1:48:13 1:03:13
10 3:25:04 Gehnböck Sylvia PRO F 0:26:15 1:52:53 1:01:35