MOTUS è un negozio specializzato nella vendita di prodotti, abbigliamento ed attrezzatura specifici per la pratica del triathlon. Tra i marchi venduti da MOTUS non poteva mancare KUOTA, il costruttore italiano di biciclette che da sempre è attento e presente alle necessità di chi pratica triathlon. Con piacere segnaliamo l'accordo di partnership siglato per il 2016 con un importante club italiano.
Kuotacycle e 707 Triathlon Team sono orgogliosi di annunciare la loro partnership a partire dalla stagione 2016. La formazione guidata da Germano Raddi vedrà così atleti del calibro di Gregory Barnaby (1991), Riccardo Mosso (1994), Gabriele Salini (1982) ed Elisa Marcon (1994), specialisti delle distanze Sprint ed Olimpica, pedalare in sella alla biciclette Kuota.
L’azienda brianzola rafforza così la sua presenza all’interno del mondo triathlon, dove ha da sempre raccolto grandi risultati, confermandosi realtà attenta all’innovazione tecnologica applicata allo sport delle 2 ruote.
L’accordo con un team di punta come 707 rappresenta il completamento del progetto triathlon di Kuota che annovera tra i suoi pilastri gli atleti delle lunghe distanze come Danilel Fontana, Andi Boecherer, Matteo Fontana e Luca Cozza. Inoltre Kuota è impegnata negli eventi delle triplice disciplina con il circuito Trio Events assieme ad altri partner di prestigio quali Garmin, Oakley e Santini. All’interno di questo progetto, a settembre, si svolge il KuotaTrioPeschiera dove gli atleti del 707 saranno sicuri protagonisti.
L’obiettivo del team 707 è quello di far crescere i migliori talenti del triathlon e nel 2016 essere al via con alcuni dei suoi tesserati alle Olimpiadi di Rio. Le ambizioni agonistiche riguardano inoltre i Campionati Italiani triathlon e duathlon e appuntamenti classici come Bardolino.
Specialissima é un nome storico per Bianchi, e non solo, visto che il termine “specialissima” é entrato nel passato nell’uso comune, ma lo si usa ancora oggi, per indicare la bicicletta da corsa tout court.
La casa di Treviglio ha recentemente riproposto questo modello andando a colmare una lacuna nella propria gamma, ovvero quello di una bici super leggera adatta alla salita. Non che la Oltre, nelle sue varie incarnazioni, non fosse una bici adatta anche a questo genere di esercizio, ma vista probabilmente la svolta che ha preso il mercato quest’anno, in cui si é vista una differenziazione più marcata tra bici aero e ultralight, in Bianchi hanno deciso di proporre questo modello, con evidente convinzione, tanta da impegnarsi a battezzarla con un nome cosi’ importante nella storia di Bianchi.
Veniamo alle caratteristiche su cui hanno puntato per realizzare questo modello. In realtà a livello di design non si ritrova niente di eclatante. La specialissima non presenta soluzioni “strane”, niente ammortizzatori, niente freni integrati o in posizioni alternative. Il design è piuttosto “classico”, perlomeno per una moderna bici in carbonio, con volumi ben proporzionati.
La novità di questa bici si ritrova tutta “all’interno”, nella tipologia costruttiva, ed essendo una Bianchi questo si traduce nella tecnologia Countervail®. Questa tecnologia é ormai utilizzata da qualche anno, dall’introduzione sulla Infinito CV, sulle bici di Treviglio, ed é una caratteristica in cui Bianchi crede molto. Riassumendo brevemente si tratta di un materiale viscoelastico brevettato dalla Material Science Corp. che viene “annegato” nel layup del carbonio del telaio, e grazie alle proprietà meccaniche di questo materiale si riducono le vibrazioni trasmesse al ciclista.
Se nel caso della Infinito CV, bici votata all’endurance (o della Aquila CV per triathlon lunghi) questo ha un interesse comprensibile, nel caso della Specialissima ad un primo momento lo risulta meno. In realtà lo scopo di questa tecnologia applicata ad un telaio ultraleggero è quello non tanto di renderlo più comodo sulle lunghe distanze, ma di renderlo maggiormente controllabile e meno “nervoso”, caratteristica questa che spesso viene criticata in questo genere di telai.
Il telaio della Specialissima viene dato a 780gr in taglia 55 (in colorazione nera, in versione celeste qualcosa di più). La bici in test, in taglia 59 aveva un peso di 6,5kg. Bici montata Campagnolo SuperRecord completo, ruote Campagnolo Bora 35 tubolari, tubolari Vittoria Corsa CX 23mm, attacco manubrio, manubrio e reggisella FSA Os99, sella San Marco Aspide Superleggera. Curati i particolari, come tradizione Bianchi, con tappo dell’expander e collarino reggisella CarbonTi in colore celeste. La geometria é la stessa della Oltre, quindi una geometria veramente racing per una bici “pronto gara”.
D’altronde questa bici é stata sviluppata in stretta collaborazione e con moltissimi test su strada dai professionisti del Team Lotto-Jumbo, come ci é stato spiegato durante la presentazione del prodotto, e la richiesta, quasi ossessiva, da parte dei corridori era “more stiffness“. Rigidità, rigidità, rigidità.
Già durante la presentazione un episodio fa ben capire se questo obiettivo sia stato raggiunto. Dopo un piccolo trasferimento in pianura, e dopo una salita di 7km, in cui si é potuto apprezzarne ovviamente la leggerezza, tutto il gruppo di tester e giornalisti vari si é buttato in discesa. Allo stop di fine discesa tutti si guardavano sorridenti e si scambiavano espressioni entusiastiche riguardo le capacità discesistiche della Specialissima.
Questo genere di impressioni pero’ sono sempre da prendere con le molle. Normalmente alle presentazioni le bici sono preparate alla perfezione, nuove, luccicanti, lo staff dell’azienda é entusiasta e cerca di comunicare ovviamente questo entusiasmo, e non ultimo c’é un certo “ingarellamento” tra i presenti. Le cose cambiano spesso durante i test veri e propri sulle proprie strade, sulle proprie salite e con i propri riferimenti. E soprattutto, giorno dopo giorno, vengono alle luce gli eventuali problemi e si notano le differenze con il proprio “database” di prodotti già provati. Nel caso della Specialissima pero’ la sensazione giorno dopo giorno in discesa é stata sempre la stessa, ovvero eccellente.
In salita la bici si apprezza chiaramente per la leggerezza. Il montaggio al top, ruote in primis, fa una certa differenza. Tanto che nemmeno si fa caso alla rapportatura “garaiola” 52-36 della guarnitura semicompact. In discesa pero’ questa bici é davvero “specialissima”: la confidenza é totale. Anche dalla prima discesa sembra di averla usata da mesi. In particolare la differenza con altre bici ultralight o di peso simile é la grandissima stabilità. La bici anche sopra irregolarità dell’asfalto o asfalto rovinato passa senza “scalciare”, come se il telaio fosse 1kg in più. Se questo dipenda dal Countervail o dal rapporto peso/rigidità non saprei dirlo, ma le capacità discesistiche di questa bici sono evidenti. La sicurezza che da é tale che si é portati a spingere fuori dai tornanti e togliere qualche secondo ai propri best sui segmenti Strava (che infatti arrivano). Anche rispetto la Oltre, con cui condivide la geometria, questa Specialissima é meno nervosa e richiede meno correzioni all’interno dei tornanti. In discesa quindi é un vero spasso. Recentemente ho provato la Trek Émonda, che già mi aveva sorpreso anche lei come eccellente discesista, ma questa Bianchi ha anche un filino in più, ben servita dalle Bora 35, che a mio avviso si confermano come ruote di riferimento nel genere.
Avendo potuto provare in rapida successione la Émonda e la Specialissima mi viene naturale metterle a confronto, visto anche che sono bici della stessa tipologia ultralight. Sono bici che in salita rendono benissimo ovviamente, grazie al peso davvero basso, ma che, anche rispetto a qualche anno fa, non pagano il rovescio della medaglia dell’essere “scorbutiche” e poco rassicuranti in discesa, anzi. Differenza maggiore tra le due bici é la comodità, che sulla Trek é più marcata, grazie alla flessione del cannotto sella ed una geometria un po’ meno racing (tubo sterzo più alto a parità di taglia). Non che la Specialissima sia una bici scomoda, ed a livello prestazionale sono entrambe ottime, ma la Bianchi ha un’anima un po’ più corsaiola e senza compromessi, con una “punta” in più in discesa (ed un’estetica più riuscita a detta di chi scrive, ma sono gusti personali).
Una bici senza falle quindi? Beh, il costo di 4000eu per il solo telaio e quasi 10.000 per la bici completa sono “tanta roba” come si usa dire…quindi fortunato chi se la potrà permettere. Per gli altri non resta che il classico “se vincessi al superenalotto…”.
Di Piergiorgio Sbrissa in Magazine, Test 32
UOMINI
1 1 1 BIAGIOTTI MANUEL FRIESIAN TEAM EL 0 1 2:09:54 —
2 2 173 BERTACCINI LUCA ZONA CAMBIO S3 0 2 2:15:39 +0:05:44
3 3 3 PIERI FEDERICO LUCCA TRIATHLON ASD S1 0 3 2:17:17 +0:07:23
4 4 7 CIOTTI EMANUELE FORHANS TEAM S3 1 4 2:17:47 +0:07:53
5 5 5 RISPOLI ALESSIO SBR 3 S2 1 5 2:18:22 +0:08:28
6 6 9 GOMIERO DAVIDE G.P. TRIATHLON S2 2 6 2:20:14 +0:10:20
7 7 20 LUCACCIONI EMANUELE PERUGIA TRIATHLON S4 1 7 2:20:27 +0:10:33
8 8 14 CUCCI’ EMILIANO CANOTTIERI NAPOLI S1 1 8 2:20:36 +0:10:42
9 9 33 ALVISI IURI TRIATHLON FAENZA S4 2 9 2:21:04 +0:11:09
10 10 10 PASQUARELLA ALBERTO EDERATRIATHLONFORLI’ M1 1 10 2:21:25 +0:11:31
DONNE
1 1 321 BATTISTONI ELISA 707 S3 0 1 2:26:18 —
2 2 322 PERONCINI ELEONORA CUS PARMA MEDEL S2 0 2 2:34:56 +0:08:37
3 3 323 BERTELLE ANNALISA G.P. TRIATHLON S2 0 3 2:36:48 +0:10:30
4 4 324 RAZZI ELISA ATOMICA TRIATHLON S3 1 4 2:38:23 +0:12:05
5 5 329 CECCHETTO ELENA A3 M1 1 5 2:44:03 +0:17:44
6 6 330 POLI FRANCESCA S.N. CASTIGLIONE S3 2 6 2:45:27 +0:19:09
7 7 331 KOULTCHENKOVA MARIA ATLETICA MANARA S4 1 7 2:47:40 +0:21:21
8 8 326 SARTI GESSICA TRIATHLON FAENZA M1 2 8 2:49:27 +0:23:08
9 9 345 GIANGRANDI CHIARA LUCCA TRIATHLON ASD M1 3 9 2:51:37 +0:25:18
10 10 332 COMPARIN JESSICA FERALPI TRIATHLON S4 2 10 2:52:09 +0:25:50
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Gli effetti funzionali che si hanno usando indumenti “a compressione graduata” sono noti ed utilizzati da tempo in medicina vascolare. Il termine “graduata” sta ad indicare che l’indumento è costruito in modo tale da comprimere (la compressione è misurabile in mmHg) con intensità maggiore i distretti periferici del corpo, per poi ridurre gradualmente la sua azione avvicinandosi al cuore: esempio ne è la calza elastica, che diminuisce la sua compressione nel passaggio piede-polpaccio-coscia. Anche in ambito sportivo si prova da tempo a sfruttare queste proprietà.
In questo articolo è presentato uno studio sull’utilizzo di questi indumenti, per aiutare il recupero post gara del nuotatore.
Nello sport la prima applicazione di un indumento a compressione conosciuta è stata ai mondiali di calcio del 1998, quando i giocatori della nazionale francese hanno indossato durante il torneo calze elastiche, con l’obiettivo di migliorare la prestazione, attraverso una maggior ossigenazione ed un più rapido smaltimento delle tossine nella muscolatura del polpaccio. A seguire, si è sviluppato sull’argomento un notevole interesse e vi è stata un’ampia diffusione in diverse discipline sportive; al tempo stesso, tuttavia, si è creata molta confusione sugli effetti ed il corretto utilizzo di questo tipo di vestiario. Le molteplici ricerche sull’argomento - al 2013 erano già stati pubblicati più di 500 lavori di interesse scientifico - non hanno portato a facili interpretazioni a causa del sommarsi di effetti di molteplici elementi, quali:
il tipo di capo indossato (31 diversi studi con maglia, calzamaglia, tuta completa, manicotti, pantaloncini, calze, gambali),
il livello di compressione (indicativamente con valori da 10 fino a 40 mmHg),
il tipo di sport e la durata dell’attività studiata (sport di forza, di resistenza, di combattimento, …. ),
l’utilizzo per il quale viene indossato (prima, durante, dopo la gara o negli allenamenti)
a scelta del marcatore più indicato per verificare lo stato di affaticamento e quindi gli eventuali effetti prodotti dal vestito.
Secondo diversi autori, indossare un indumento a compressione durante la competizione non porta ad un vantaggio migliorativo (Doan 2003, Duffield 2008, Ali 2010). L’atleta in gara percepisce un maggiore controllo propriocettivo dei movimenti e una minore vibrazione muscolare, mostrando però scarsi effetti sulla qualità ed il rendimento del gesto. Inoltre, è eticamente molto discusso, in particolare nelle discipline del ciclismo e dell’atletica, il vantaggio che si può ottenere dall’indossare questo abbigliamento in gara, perché ritenuto in grado di fornire un’azione meccanica “non naturale” supplementare allo sforzo dell’organismo. A seconda dell’intensità e della durata dello sforzo, pare possa essere utile indossarli in allenamenti particolarmente stressanti e prolungati, tali da produrre stress cruenti sulla muscolatura (Chatard 2008). Risulta invece meno utile indossarli nella fase pre-competitiva, dove il loro effetto è principalmente orientato al mantenimento del riscaldamento corporeo. Le indicazioni più interessanti vengono dagli studi che hanno indagato l’azione prodotta dal vestiario a compressione come coadiuvante la fase di recupero post gara (Jakeman 2010, Born, 2013).
A seguito di una attività sportiva, la metodologia dell’allenamento individua tre tipologie di recupero, che possiamo classificare a seconda della loro durata temporale:
a prima immediata (immediate recovery), individuabile nelle inevitabili pause per ristorare le singole azioni motorie che l’atleta ripete per allenarsi. Il nuoto, per sua ciclicità motoria, alterna contrazioni e decontrazioni muscolari e nelle seconde si individua il recupero immediato.
la seconda a breve termine (short-term recovery), riveste un ruolo molto importante durante le fasi di ristoro nei blocchi di lavori intervallati e coinvolge tutti i parametri che rispondono in “per primi” contro lo stress da sforzo.
la terza a lungo termine (training recovery), tiene in considerazione l’accumulo dei fattori stressanti non reintegrati e degli effetti cronici dovuti all’allenamento.
I nuotatori hanno il problema di recuperare al meglio gli sforzi effettuati in tempi ravvicinati e nelle diverse fasi delle competizioni. Si trovano quindi il problema del recupero “a breve termine” - che indicativamente dipende dal livello di allenamento del soggetto e mantiene alterato l’organismo per circa 1,30/2 ore nel post-gara - ma al tempo stesso anche agli effetti sommatori che diversi affaticamenti “a breve termine” determinano nei giorni a seguire la prima prova.
Tra le diverse pratiche di recupero le più comunemente usate nel nuoto sono le modalità di recupero attivo (Toubekis, 2005/2006/2008) - ginnastica/stretching e nuoto di defaticamento - e di recupero passivo – con vari tipi di massaggi -, mentre si stanno sperimentando altre tecniche, come l’elettrostimolazione (Neric 2009), i trattamenti con bagni a contrasto di temperatura e l’uso dei costumi a compressione. In questi ultimi la scelta sul materiale da indossare è orientata verso quello che il mercato, principalmente dell’abbigliamento del ciclismo, fornisce. Lo sviluppo tecnico però non poteva esimersi dallo studiare un materiale specifico per i nuotatori, tenendo in particolare attenzione le peculiarità della performance natatoria e tra queste, non di poco conto, la diversa influenza dell’azione gravitaria, con la posizione del corpo dell’atleta che passa dall’ortostatismo al clinostatismo. Arena Italia ha studiato per due anni il proprio costume a compressione e il prodotto finale è stato testato nei laboratori di Scienze Motorie dell’Università di Bologna.
Il protocollo definito per il test consisteva nel monitorare l’andamento di alcuni indicatori dell’affaticamento, dopo aver fatto eseguire, a 12 nuotatori di buon livello, una prova massimale di nuoto sulla distanza dei 400m a crawl. La prova di nuoto veniva ripetuta in due giornate diverse, una volta indossando il costume a compressione (Powerskin Recovery Compression, Arena, Macerata, Italy) ed una volta senza. L’obiettivo era quello di verificare se, indossando il costume a compressione durante la fase di recovery, si ottenevano delle variazioni (statisticamente significative: p > 0.05) nei parametri monitorati, rispetto alla condizione di controllo cioè senza indossare il costume. Prima di ogni prova veniva definita la “baseline”, cioè la situazione di completo stato di riposo del corpo, monitorato in “continuum” per 15 minuti, in una camera con temperatura confortante, luci soffuse e priva di disturbi sonori.
Gli indicatori neuro-fisiologici presi in considerazione sono stati diversi Parametri Emodinamici (pressioni, volumi, flussi, resistenza) e del Sistema Nervoso Autonomo (azione orto/parasimpatico).
Dopo la registrazione della “baseline” i soggetti eseguivano un riscaldamento standardizzato e, a seguire, una prova di nuoto massimale di 400m, dove erano misurati i tempi (totali e parziali) e le frequenze di bracciata. Conclusa la prova di nuoto, i soggetti tornavano nella situazione di completo riposo e veniva monitorata la fase di recupero. Come riportato sopra, gli stessi soggetti venivano testati, con la medesima procedura, in due giornate differenti, con e senza il costume a compressione. Dell’andamento dei diversi parametri misurati riportiamo qui alcuni più significativi.
Dai grafici (1 e 2) sono visibili le dinamiche della “blood pressure”. In tutti i grafici il primo step a sinistra sull’asse delle ascisse è la baseline. A seguire, l’analisi temporale riporta i 4 periodi di recupero investigati: da 20 a 30 min, da 40 a 50, da 60 a 70 e da 80 a 90 dopo lo sforzo. Le barre azzurre indicano i valori medi dei parametri registrati durante la giornata di “controllo” (senza costume a compressione), mentre quelle rosse si riferiscono alla giornata in cui gli atleti indossavano il costume a compressione graduata.
Nel grafico 1 sono riportati i dati della pressione sistolica (asse delle ordinate in mmHg). E’ possibile notare che i soggetti partono da una condizione di baseline uguale ma, dopo aver effettuato la prova di nuoto gli atleti che non indossano il costume nel primo controllo (20/30 min) presentano un valore medio di pressione sistolica sceso fino a circa 90 mmHg.
Dopo un intenso stress fisico i valori pressori diminuiscono (vedi grafici), per poi risalire e ritornare alla condizione pre-prestazione (baseline) in circa 80/90 minuti. Nel grafico si evidenzia come la differenza tra i valori pressori alla baseline e le fasi di controllo del recupero sia statisticamente diversa nei primi 3 step, mentre indossando il costume questa differenza non risulti significativa.
Nelgrafico 2 è riportato l’andamento della pressione diastolica.
Appena terminato lo sforzo, la pressione diastolica del gruppo di “controllo” scende a 50 mmHg, per poi evidenziare una cinetica simile a quella vista precedentemente per la pressione sistolica, ma con differenze significative rispetto alla condizione di baseline nei primi 2 step.
Gli andamenti visualizzati nei grafici 1 e 2 evidenziano come l’azione meccanica del costume a compressione abbia permesso di mantenere il livello delle pressione “non diverso” dalla baseline, intervenendo a “sostegno” dell’azione omeostatica impegnata nel recupero post-sforzo.
Nel grafico 3 è riportata la cinetica dell’ NN50. Questo parametro è indicativo dell’intervento del Sistema Nervoso Parasimpatico misurato nella dominio del tempo sul parametro della Variabilità Cardiaca. La Variabilità Cardiaca (HRV = Heart Rate Variability) è la naturale variazione nel tempo che intercorre tra un battito cardiaco e il successivo. E’conosciuta anche come variabilità RR, dove per R si intende il picco del complesso QRS di un onda ECG, e per RR la distanza tra due picchi R. Il parametro NN50 è indicativo del numero di intervalli consecutivi (RR) con differenza maggiore di 50 msec. L'analisi di questo parametro è un metodo di valutazione dello stato dei meccanismi di regolazione delle funzioni fisiologiche dell'organismo umano. L'equilibrio di tali sistemi (Simpatico E Parasimpatico) determina la capacità e il tipo di adattamento ad uno stimolo esterno, ciò che viene comunemente chiamata reazione di stress. L'adattamento, sia esso positivo o negativo è in funzione al grado di disturbo di tali meccanismi.
L’andamento è graficamente leggibile: nei primi 2 step del recupero la differenza con la baseline è significativa in entrambe le condizioni (con e senza costume), ma nel terzo step (60/70 min dopo lo sforzo) rimane significativa solo nella condizione “senza indumento a compressione”. Questo significa che, quando i soggetti indossano il costume, ritornano alla condizione pre-esercizio in un tempo minore rispetto alla condizione senza costume. L’attività meccanica del costume sembra incida sull’attività parasimpatica cardiaca, riportando il cuore alla condizione di riposo in quanto agisce sulla riduzione della frequenza cardiaca (azione vagale)
I parametri da noi osservati indagano l’andamento del ristoro post-sforzo nella short-term recovery. Nei soggetti del test risultano particolarmente alterati i fattori emodinamici ed è evidente l’attivazione del sistema nervoso autonomo per aiutare l’organismo al ritorno alla normalità. In questa situazione il costume a compressione graduata sembra svolgere un importante ruolo di supporto. I risultati degli studi condotti presso i laboratori di Scienze Motorie dell’Università di Bologna indicano che indossare il costume a compressione provoca un effetto migliorativo di circa 20 minuti sui tempi di recupero post gara, dopo una prestazione intensa di nuoto.
Editrice Aquarius Verona
La vittoria finale è andata al francese Arnaud Guilloux e alla britannica Emma Pooley. Nutrita la pattuglia azzurra degli #ITAFinisher, tra cui si sono messi in evidenza Pierluigi Senor, primo italiano e 22° assoluto; Giovanni Canapini vincitore della categoria M50-54; Michela Menegon, prima delle ragazze e quinta del suo AG; e Luisa Fumagalli, argento di categoria.
Nutrito il gruppo degli atleti senesi al traguardo di questa bellissima competizione : oltre ai già citati Canapini e Menegon, da segnalare anche le buone prestazioni di David Mattei e Pierantonio Daniele
UOMINI
Arnaud GUILLOUX (FRA), 5h55’14
James CUNNAMA (RSA), 5h57’04
Scott DEFILIPPIS (USA), 5h57’27
Sven VAN LUYCK MAN (BEL), 5h58’34
Colin ARROS (FRA), 5h59’02
DONNE
Emma POOLEY (GB) 6h21’48
Mary Beth ELLIS (USA) 6h27’45
Jeanne COLLONGE (FRA)6h36’07
Ester HERNANDEZ (ESP) 6h55’34
Carrie LESTER (AUS) 7h03’51
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Argon18 is perhaps the biggest news in triathlon at the moment. Known as the 'other' Canadian bike firm, no one really expected a bike from them right now, but their timing couldn't be better. The E119 is the only major tri bike being released in 2015 (other than the LOOK 796 Monoblade). We got a good, detailed look at the bike in Las Vegas, and our initial impression is that Argon18 has put together an excellent platform that is sure to be very popular in the coming season.
Despite the relative maturity of tri bike design, brakes continue to be a sore spot for many athletes, and a headache for many bike manufacturers. Many brands simply slap on a cheap OEM product, despite the problems associated with their use. But a few brands have taken the considerable time and effort required to make a truly good integrated brake. I'm talking about Trek, Felt, Cervelo (though I'm mixed on the Maguras), and now Argon18 joins that exclusive club.
For me, the front end of the bike is often the differentiating factor between a great bike and a mediocre one. And apart from brakes, that really means the bars and stem. Again, the E119 shines here. Without a closer look at the bars and actually installing one myself, I can't say for sure how the wrenching goes. But the bars look fairly simple to install and adjust. The are flippable, to provide a bit of stack height adjustment. The bikes in this picture had them in the standard "down" position, but they could be flipped to provide rise instead. That's the only adjustment you can make to the base bars, as there is no other stem or bar option available. Base bar height isn't usually considered the chief metric for tri bike fit, so the lack of bar adjustment won't matter for most riders. But if you know you're particularly sensitive to base bar stack, you'll want to research the E119 fit before taking the plunge here.
Beyond those key elements, the bike is pretty straight down the middle. No gimmicky tube shapes, very good closure of the space envelopes between downtube/wheel/fork, vertical dropouts (yay!), wedge-style seat binder, and liberal use of truncated airfoils. Curiously, although the E119 uses the excellent Ritchey SideBinder style clamp, that clamp doesn't slide along a 10mm round rail as do other posts. That means it isn't compatible with the 10mm round accessories from XLAB and others. Instead, Ritchey created a tall hexagonal shape which they use to attach their own bottle carrier/storage unit. But that unit (and that seatpost) only come with the E119+. The standard E119 gets neither the carrier nor the hexagonal bore. Strange.
Here's an area near and dear to my heart. I'm very, very happy to see Argon18 abandon the TRP V-brake in favor of the far superior centerpull design. So far Felt, Trek, and now Argon18 have all developed their own excellent centerpull designs. I love this trend, even if it means I'll sell fewer brakes.
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Associato a un sensore di potenza, Edge 520 ti offrirà un'altra serie di funzioni, come il rilevamento FTP soglia di potenza ed i watt/kg, e le dinamiche di ciclismo². Un test di soglia di potenza integrato nello strumento ti aiuterà a stabilire il tuo dato di riferimento da tenere durante il tuo allenamento sui rulli o su strada. Associa la fascia cardio³ e il 520 calcolerà di conseguenza la stima del tuo VO2 max e il tempo di recupero post-corsa, che indica quanto tempo deve trascorrere prima che tu possa affrontare un altro sforzo impegnativo.
Edge 520 non accetta compromessi quando si tratta dello schermo: 2,3 pollici a colori ad alta risoluzione. Abbiamo ottimizzato lo schermo in modo che tu possa ottenere il massimo dalla visualizzazione tenendo conto della dimensione compatta del 520. Apprezzerai inoltre la nitidezza dello schermo in tutte le condizioni di illuminazione.
Edge 520 è compatibile con i sensori ANT+, incluso il radar per bici Varia™ e le luci per bici Varia™4, la velocità, la cadenza, la frequenza cardiaca, i telecomandi Edge e VIRB® e le bilance compatibili. Si integra anche con i sistemi di cambio elettronico Shimano Di25 per visualizzare la marcia corrente sullo schermo. Edge 520 è inoltre compatibile con i contatori di potenza ANT+, inclusi quelli della serie Vector.
Se associato a un telefono compatibile e all'app Garmin Connect™ Mobile, Edge 520 offre il rilevamento in tempo reale, gli avvisi relativi allo smartphone, la condivisione sui social media, il meteo e i caricamenti wireless. Una volta completata la corsa, i dati possono essere inviati automaticamente a Garmin Connect™, la nostra community online in cui puoi salvare, pianificare e condividere le tue corse in bici.
Il fattore di forma robusto e compatto e la durata della batteria fino a 15 ore dell'Edge 520 lo rendono perfetto per le avventure fuori dai sentieri battuti. È inoltre compatibile con i satelliti GPS e GLONASS, per utilizzare altre opzioni di segnale, ovunque tu sia diretto.
¹Se associato a un telefono compatibile.
²Se utilizzato con un contatore di potenza Vector o Vector 2.
³Incluso in alcuni modelli, venduto separatamente in altri.
4Con un futuro aggiornamento software.
5Compatibile con i sistemi di cambio elettronici Shimano Di2 con funzione di gestione dei dati Shimano D-Fly.
6 Solo nella versione Premium a partire dal 20 Luglio 2015
L'obiettivo di Altra è aiutare i podisti a evitare infortuni tramite l'insegnamento di una tecnica di corsa efficace e a impatto ridotto. Proprio come in altri sport, occorre ascoltare gli esperti per ottenere il massimo. Che siate principianti o agonisti di alto livello, la nostra iniziativa "Learn To Run" aiuta i podisti a correre meglio e in modo più salutare.
Lo scopo dell'iniziativa "Learn To Run" è insegnare ai corridori un metodo di corsa collaudato, efficace e sicuro per evitare infortuni e correre più velocemente con meno sforzo. Una volta padroneggiata, la tecnica adeguata consente di correre con più efficacia, meno fatica e minor rischio di infortuni.
Se praticaste qualunque altro sport prendereste lezioni, no? Proprio come il movimento di qualsiasi altro sport, anche la corsa può essere efficace e inefficace. Altra punta a far coincidere l'inizio delle lezioni di tecnica di corsa in tutto il paese con il lancio delle nostre scarpe, per aiutare i podisti ad imparare a correre in modo più semplice, veloce e con minor rischio di infortuni. Anche se siamo nati per correre, il nostro corpo deve essere in buona forma per essere davvero efficiente.
Durante la corsa, il corpo deve essere in posizione eretta, bilanciato e sporgere in avanti rispetto alle caviglie. I muscoli profondi devono mantenere la postura corretta e la schiena dritta. Il petto deve spingere leggermente in avanti e le braccia devono spingere indietro, mentre le anche e le ginocchia si estendono.
Le mani devono rimanere vicino al petto, effettuando un'oscillazione corta e contenuta. Spingere indietro le braccia e rilassarle portandole in avanti. Per aiutare le gambe a spingere in linea retta e il piede ad appoggiarsi in linea con il ginocchio piegato, le braccia devono muoversi avanti e indietro oscillando lateralmente il meno possibile, mentre i gomiti non devono arrivare mai davanti al tronco, a meno che non si corra a velocità molto sostenuta. Il tronco deve consentire ai piedi di sollevarsi rapidamente e di estendersi dietro al baricentro del corpo. I piedi devono poggiare sul terreno in linea con le ginocchia piegate, mentre la gamba inizia a spostarsi indietro sotto al corpo. Anche se il piede poggia sul terreno in posizione leggermente avanzata rispetto al corpo, si avrà la sensazione che si trovi esattamente sotto di esso. Molte persone appoggiano tutta la superficie del piede sul terreno nello stesso momento (appoggio del mesopiede). Tuttavia, a seconda delle caratteristiche genetiche, del tipo di scarpe indossate e della superficie su cui si corre, può verificarsi un leggero appoggio dell'avampiede o un leggerissimo appoggio del tallone.
L'appoggio del piede deve essere leggero e rapido, con una cadenza di circa 180 passi al minuto. Correre a piedi nudi può aiutare molto a comprendere e padroneggiare la tecnica corretta per la corsa.
Percorrere almeno 1/3 della distanza su superfici naturali o irregolari, quali ad esempio erba, ciottolati o sterrati: questo consente di bilanciare la propria struttura muscolare e di rinforzare i muscoli stabilizzatori.
Molti negozi di articoli sportivi stanno tenendo lezioni di corsa proprio in questo momento: rivolgiti al negozio più vicino! Qualora non lo faccia, esortalo a cominciare. Ci sono molti metodi validi per imparare la tecnica corretta, eccone alcuni:
Altra esorta inoltre tutti i podisti a fare almeno un po' di corsa a piedi nudi. Oltre a imparare la tecnica corretta e a rinforzare i piedi, correre a piedi nudi porta anche molti altri benefici. Non vi è mai capitato di correre a piedi nudi finora?
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Gli anni ‘80 furono senza dubbio il periodo in cui la validità dello stretching come complemento dell’allenamento nello sport in generale e nel running in particolare, raggiunse il suo massimo splendore. Si passò dalla pratica dello stretching balistico, che si basava nell’esecuzione di una serie di rimbalzi, all’uso dello stretching statico. Fu il libro di Bob Anderson, uscito nel 1982 ad avviare questa autentica rivoluzione nel modo di intendere e praticare l’allungamento muscolare e tendineo. Da sempre attento alle novità provenienti dalla metodologia dell’allenamento, cominciai a praticare il nuovo metodo di stretching prima su me stesso e poi sui miei runners. Praticare stretching diventò pian piano un modo di socializzare a fine allenamento. Il tenere la posizione per 30”/40” dava senza dubbio sollievo. Passarono un po’ di anni e nel frattempo cominciai ad essere sempre meno convinto della sua efficacia. Fra il 1999 ed il 2000 consigliai ai miei allievi di smettere di fare stretching per vedere cosa sarebbe accaduto. Si stupirono del mio cambio di atteggiamento, ma mi seguirono. Non notai nessuna differenza di rilievo fra fare e non fare stretching.
Negli ultimi anni sulle riviste e sui libri specializzati sono apparse pubblicazioni che riportano idee contrastanti sull’utilizzo dello stretching in chi pratica sport. La crisi che mi colpì all’inizio dell’anno 2000, a quanto pare, ha colpito anche altri. Alcuni autori scrivono proprio che lo stretching fa male. Autorevoli ricerche scientifiche ( G. Alberti-L. Onagaro 2009) dimostrano che lo stretching del polpaccio e del quadricipite può essere negativo prima della pratica di sport di potenza che richiedono esecuzioni veloci e grandi applicazioni di forza. Tu che sei un podista, anche se vai forte, la velocità e la forza che esprimi nel tuo passo di corsa non è elevatissima quindi il problema non ti riguarda. Altre perplessità sono emerse in merito alla staticità dello stretching che sembrerebbe non faccia poi benissimo ai muscoli soprattutto se eseguita senza riscaldamento. La mia crisi fu generata dall’opportunità di fare stretching in forma statica. Quando lo facevo avvertivo gli stessi dolori di quando, come da bambino, il mio allenatore di calcio mi faceva fare lo stretching balistico e se ne infischiava del fatto che io avvertissi dolore. Ero molto perplesso sul fatto che sentire male facesse bene. E’ vero, Bob Anderson nel suo libro parlava di tensione facile e di tensione di sviluppo, ma non parlava di dolore. Nel pieno della mia crisi conobbi Jim e Phil Wharton, padre e figlio fisioterapisti di New York specializzati in running. Fu l’inizio della fine della mia crisi.
Nelle righe seguenti illustrerò quello che, per la mia esperienza, è il modo corretto di fare stretching.
Cosa è lo stretching? Letteralmente tradotto dall’inglese significa “allungamento”. Consiste nella pratica di una serie di esercizi utili per migliorare la flessibilità e la mobilità articolare. Si dice quindi che un muscolo è flessibile quando ha sviluppato una mobilità articolare tale da permettere ai vari segmenti interessati di muoversi nello spazio ed una estensibilità tale da permettere al muscolo di allungarsi facilmente. Detto questo, non pensare che voglia farti diventare “snodato” come un ballerino della Scala.
Ecco una serie di buoni motivi per fare stretching (F. Massini 2012).
Visti questi punti voglio vedere come farai a non fare stretching.
Anche sull’opportunità di fare stretching prima dell’allenamento o della gara c’è una gran discussione. Alcuni autori (J. Weineck 2013 ) suggeriscono di fare 5’ di riscaldamento prima dello stretching. Talvolta per noi podisti è impossibile, sembrerà strano, fare un po’ di corsetta in zona partenza allenamento o gara. Ecco perchè ho pensato a 3-4 esercizi di vascolarizzazione che hanno proprio lo scopo di preparare l’organismo allo stretching. Si tratta di eseguire delle spinte sugli avampiedi e delle raccolte delle ginocchia verso il petto. Ultimamente ho aggiunto anche 3-4 serie di 30” di camminata sul posto. Il metodo di stretching che propongo è una variante del metodo Wharton’s. Si basa sull’abbinare la respirazione all’esercizio: in fase di riposo si inspira mentre in fase di allungamento si espira.
Prima della gara i runners più agitati, che “sentono” emotivamente la gara devono eseguire gli esercizi lentamente con respirazioni piuttosto profonde, mentre ai più calmi consiglio un esecuzione un po’ più dinamica che prevede quindi una respirazione più frequente. Ogni esercizio è pensato per non caricare mai la schiena, viene ripetuto per 5-10 volte. Dopo la corsa consiglio di fare lo stretching al termine della doccia, in un ambiente asciutto e caldo. Mentre lo stretching del precorsa viene fatto in piedi, quello del dopo corsa, basandosi sempre sul principio della respirazione, viene fatto in terra, meglio su un materassino. L’ideale sia nel fare lo stretching del pre-corsa che dopo-corsa è applicare la respirazione diaframmatica o addominale. Chi non ci riesce basta che respiri piuttosto profondamente, ma senza mai rimanere in apnea. Questo sistema garantisce sempre afflusso di sangue ai muscoli con innegabili benefici.
(by Fulvio Massini from fulviomassini.com)
CONSIGLI PER LA SCELTA DI UN CASCO DA SCI/SNOWBOARD
Vi piace sciare a tutta velocità, tirare le curve al massimo, buttarvi in mezzo ai boschi e usare gli alberi come se fossero paletti da gara, fare salti e acrobazie negli snow park? Molto bene.
Sia che siate uno sciatore oldschool, sia che siate un freestyler o un freerider vi è sicuramente capitato di fare un incontro ravvicinato con una roccia, un albero, una placca di ghiaccio, un altro sciatore o perché no, con una bella sciatrice. Senza dubbio il casco è ciò che fa per voi. Il casco è leggero, tiene caldo e più di ogni altra cosa, può salvarvi la vita. Non ci pensate su troppo e procuratevene uno per la prossima stagione.
Ecco qualche consiglio per aiutarvi nella scelta del vostro casco
1. COM'E' FATTO UN CASCO?
Un casco da sci è costruito per proteggervi contro gli ostacoli che potete incontrare in montagna: rocce, altri sciatore, alberi, ghiaccio o cadute rovinose. In più un casco da sci possiede caratteristiche che i caschi da scalata o da skate non hanno: la protezione per le orecchie, la ventilazione regolabile, la protezione dal freddo e la compatibilità con una maschera da sci.
✓ Un casco è generalmente composto da due strati
Lo strato esteriore è formato da una superficie rigida che proteggerà la vostra testa contro gli urti e gli oggetti taglienti. Il guscio esterno permetterà di propagare l'urto su una grande superficie del casco, riducendo i rischi.
Lo strato interiore è composto invece generalmente di polistirolo espanso. Il suo obiettivo è di assorbire l'impatto e in questo modo evitare i traumi cranici. Lo strato interiore agisce come una mousse che si comprime assorbendo l'urto, lasciando intatta la vostra testa.
✓ Tecnologia di fabbricazione
La tecnologia di costruzione IN-Mold permette di fondere, modellandola, la parte interna con quella esterna. In questo modo il casco sarà formato da un pezzo unico. Il vantaggio è che questa tecnologia di fabbricazione apporta leggerezza al casco, crea una ventilazione più performante e permette di assorbire meglio l'impatto in caso di urto.
Con la fusione classica invece il casco è costituito da due pezzi, la parte esteriore e lo spessore interno. Il casco esterno è fatto in plastica dura, mentre la parte interna in polistirolo espanso. Le due parti sono incollate insieme. Questa tecnica è meno costosa, ma il casco è più pesante ed è più difficile ottenere una ventilazione regolabile.
2. COME SCEGLIERE UN CASCO?
Trovare la taglia adatta: dovete misurare la circonferenza della vostra testa; per questa operazione dovete munirvi di un metro da cucito e dovete posizionarlo sopra le orecchie e sopra le sopracciglia. Otterrete così una circonferenza che va dai 52 ai 65 cm circa. Una volta ottenuta questa informazione utilizzatela per scegliere un casco adatto alla vostra taglia.
Diversi criteri influenzano la scelta di un casco.
Peso: se scegliete un casco leggero, avrete la tendenza a dimenticarvi di averlo indossato e i vostri movimenti non saranno penalizzati dal peso.
Ventilazione: una buona ventilazione vi permetterà di regolare la temperatura intera e di far uscire il sudore. È preferibile per questo scegliere i caschi che hanno una ventilazione regolabile e che vi permetteranno di modificare il flusso d'aria mentre state sciando.
Igiene: molti caschi hanno le protezioni interne e i rivestimenti estraibili e dunque lavabili.
Audio: certi caschi hanno delle cuffie audio integrate o hanno la possibilità di integrare le vostre cuffie.
Cuscinetti e fodere: certi modelli sono venduti con dei cuscinetti rimovibili per regolare il casco e adattarlo alla forma della vostra testa. Questi inserti possono essere rimossi e lavati, particolare da non sottovalutare visto lo stato in cui saranno dopo una giornata di sci.
Quando si deve acquistare una maschera da sci, è molto importante valutare alcuni fattori fondamentali che possono far cadere la scelta su un prodotto rispetto ad un altro: materiale, forma, condizioni atmosferiche di utilizzo e compatibilità con casco o occhiali da vista.
Le maschere dei migliori brand sono realizzate in TPU (poliuretano termoplastico), per garantire un doppio vantaggio:
- deformabilità a qualsiasi temperatura, per evitare che la maschera diventi più rigida in caso di freddo intenso;
- miglior assorbimento degli urti, per evitare che possa spezzarsi e risultare pericolosa dopo un impatto.
Non tutte le maschere si adattano allo stesso modo al tuo viso: nell'assortimento MOTUS trovi sia maschere più ampie, che si adattano a visi medio-larghi, sia modelli più stretti, per visi medio-piccoli di donne e ragazzi giovani, sia maschere di dimensioni standard che si adattano a tutti i tipi di viso.
Per affrontare qualsiasi condizione climatica, esistono maschere dotate di lenti specifiche, in grado di consentirti una visione ottimale in ogni situazione. Per essere sicuro di non trovarti mai in difficoltà, pensa alla possibilità di portare con te una maschera di ricambio adatta a condizioni diverse: ti eviterà qualsiasi problema di visibilità, consentendoti di goderti al massimo la tua uscita.
- Neve/nebbia:
Lenti: trasparenti o gialle
Utilizzo: aumentano il contrasto per garantire una visibilità ottimale in condizioni di luce bassa, maltempo, e in occasioni speciali come le sciate in notturna.
- Nuvolose:
Lenti: colorazione arancio o azzurre, ideali in condizioni di luce medio-bassa.
Utilizzo: per chi vuole avere una maschera “multiuso”, capace di adattarsi a diverse condizioni
- Soleggiate:
Lenti: scure e/o specchiate con funzione anti-riverbero
Utilizzo: in giornate di sole, in primavera/estate sui ghiacciai.
- Variabili:
Lenti: intermedie, con colorazione brown o leggera specchiatura
Utilizzo: danno buona visibilità anche in condizioni di alternanza sole/nubi.
Un ultimo fattore da non sottovalutare è la compatibilità della maschera con il casco o con l'occhiale da vista: per quanto ormai quasi tutte le maschere da sci siano compatibili con il casco, esistono alcuni modelli che creano problemi di vestibilità e pertanto di difficile adattamento al volto.
Se sei invece portatore di occhiali da vista, sappi che esistono delle maschere specifiche sovraocchiale che permettono di inserire le tue lenti correttive all'interno della montatura della maschera.
Le caratteristiche di ogni singola maschera sono disponibili nella scheda del singolo articolo. In questo modo scegliere la vostra maschera da sci comodamente da casa nel nostro shop on line sarà semplice.
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MOTUS è rivenditore di maschere da SCI a marchio POC e a marchio SCOTT
IL NUOVO VERTICAL RUNNING SALE SUL TETTO D'EUROPA
X-Bionic, marchio leader dell'innovazione nel settore dell'abbigliamento tecnico sportivo, con quartier generale in Svizzera e produzione in Italia, sarà il principale sponsor tecnico della prima edizione della X-Bionic Courmayeur Mont Blanc Ski Race , un evento organizzato dall'associazione ''Trail Mountain''.
Una gara d'elite a numero chiuso, che l'8 di Agosto, porterà dalla terra al cielo, i trecento atleti, partenza da Courmayeur, fino alla terrazza circolare in cima a punta Helbronner con i suoi 3466 metri di altitudine. Sicuramente una delle gare più selettive e suggestive del panorama del vertical running, con i suoi 11 Km e 2.200 metri di dislivello.
X-BIONIC fornirà a tutti i partecipanti un capo tecnico che supporterà gli atleti durante l'ascesa verso la vetta della Punta Helbronner : X-BIONIC THE TRICK Running shirt, l'ultima evoluzione frutto della ricerca di X-Technology.
https://www.x-bionic.com/men/running/the-trick-running-shirt/568475/detail?color=568491
Seguite l'evento su : www.facebook.com/xbionic.it ; www.courmayeurmontblanc.itA dare un’occhiata alla loro ultima collezione di scarpe da running con gli occhi e le logiche più “tradizionaliste” si direbbe di si!
Eppure forse ci hanno preso anche questa volta….
Sono tra quelli che ritiene Saucony senza dubbio uno dei brand più innovativi degli ultimi anni. A differenza dei “grandi” brand dello sport, spesso costretti a compiere evoluzioni a piccoli passi per non rischiare passi falsi, marchi come Saucony, che pure è a pieno titolo tra i grandi del running market, negli ultimi 4 o 5 anni hanno dimostrato si sapersi muovere in modo rapido e dinamico. Tanta innovazione. Ricordiamo che Saucony è stata la prima a compiere una scelta molto radicale: abbassare i differenziali di tutte le sue scarpe da running a 8 mm. Una scelta che ancora oggi ha lasciato “per strada” tanti scontenti, qualche polemica in ambito scientifico, ma anche e soprattuto molti nuovi clienti, visto che le sue vendite sono in continua crescita.
Nella collezione 2015 credo abbia compiuto un ulteriore passo. Non soltanto lanciando la nuova tecnologia IsoFit, che in realtà va a risolvere qualche problema delle tomaie precedenti, ma soprattuto perché è riuscita a ricollocare tutti i suoi modelli in modo molto trasversale rispetto alle vecchie (e oggi ancora più insignificanti categorie A2, A3, A4… inpronunciabili…).
In catalogo ci sono evoluzioni molto interessanti di modelli ormai classici, come la Triumph, la Ride e la mitica Kinvara. Ma soprattutto ci sono due novità che alle prime possono lasciare interdetti: la Zealot e la Breakthru.
Proprio di queste novità vorrei parlare. E preparatevi perché sarà un viaggio complesso nelle nuove geometrie del running…
Cominciamo dalla Breakthru che trovo una delle scarpe più belle con le quali abbia mai corso, se non fosse che il mio peso (74Kg) mi impedisce di utilizzarla per lunghe distanze.
La sua prima bellezza sta nella sua diversità: a guardarla ha tutte le sembianze di una calzatura da gara. Profilo dell’intersuola medio basso (anteriore 15 mm e posteriore 23 mm), ammmortizzazione moderata, che però privilegia la reattività. Questo modello rappresenta il primo dei paradossi di cui parlavamo all’inizio. Una scarpa molto leggera (solo 244 gr) per una ammortizzata neutra che si trova a cavallo tra una intermedia e una scarpa da allenamento quotidiano. E’ stata costruita con una tomaia estremamente leggera e traspirante, ma anche molto avvolgente. Le imbottiture della linguetta e del collare la rendono confortevole, pur non pesando sulla struttura. Interessante la zona mediale dell’intersuola, disegnata in modo da garantire un pizzico di resistenza in più che si traduce in un sostegno più accentuato della pronazione, utile ai leggerissimi pronatori, ma anche a chi eccede nella pronazione quando corre su distanze molto lunghe.
Dunque una vera scarpa da gara, costruita con un drop tradizionale. Per gli esperti di Saucony, metterei questo modello tra la tradizionale Mirage (da gara) e la Ride (da allenamento). Categoria? Non c’è: semplicemente dedicata ai runners di peso medio e leggero che hanno un buon passo e che cercano una scarpa leggera e rapida, ma con un pizzico di struttura.
La Zealot è i secondo paradosso di di Saucony. Leggerezza e flessibiità pura, per una scarpa pensata con un differenziale di soli 4 mm, per fare il verso ai modelli Natural e alle scarpe da gara più spinte, ma con un’ammortizzazione che è quasi pari a quella della della Ride. Con i suoi 235 grammi di peso viene da chiedersi: Scarpa da gara o da allenamento? Propenderei per la prima ipotesi. Guardando al resto della collezione, inserirei questo modello tra la Kinvara, icona dello stile Natural, e la Ride 8, scarpa da allenamento quotidiano molto leggera e dinamica.
L’intersuola è in Powergrid+, l’ultima generazione delle mescole di Saucony. Si tratta di un’Eva leggerissima e molto ammortizzata, che consente di lavorare con spessori più bassi rispetto al passato, pur mantenendo un buon livello di ammotizzazione. L’anteriore risulta molto ben ammortizzato con i 21 mm di spessore dell’intersuola, contro i 25 mm della talloniera, questo la rende più adatta a chi ha un appoggio più avanzato. Si pensi che la BreakThru ha uno spessore nell’anteriore di soli 15 mm (la Kinvara ne ha 18mm). La tomaia è molto simile a quella di Kinvara, con poche imbottiture al collare e alla linguetta e uno stile davvero Natural, più ispirato alla libertà e alla flessibilità totale che al contenimento.
E’ la scarpa giusta per chi cerca una falcata più libera e una corsa con un appoggio più incentrato su mesopiede e avampiede. Quasi una pantofola, che per la sua natura è più adatta ai runners neutri medio-leggeri e dalla tecnica di corsa efficace.
Kinvara 6 non è più un mistero nemmeno per i runners italiani. Negli Usa, la versione 5 è stata eletta scarpa dell’anno da Runner’s World. Essenzialmente perché calzarla è come non averla ai piedi. Natural nello stile, ma con un pizzico di ammortizzazione. La versione 6 è stata lasciata intatta nell’intersuola in Powergrid con uno spesso di 18 mm nell’anteriore e 22 mm nel tallone (drop 4 mm). Ciò che è vincente non si cambia, devono aver pensato in Saucony, tutta via è stato introdotto un nuovo sistema di allacciatura che avvolge la parte mediana del piede in una sorta di culla che lo rende più saldo. Il peso è di 218 grammi.
E’ quasi inutile parlare della nuova Triumph Iso. Da sempre la scarpa Top di Gamma (purtroppo anche nel prezzo), in questa nuova conformazione è una vera calzatura per l’allenamento di tutti i giorni. Morbida e ammortizzata, ma al tempo stesso capace di una discreta reattività. La tomaia è molto accogliente e morbida e il nuovo sistema di allacciatura Isofit compie un salto di qualità nella stabilità della calzata. So che qualcuno lo ha trovato fastidioso nella parte anteriore dell’allacciatura, ma come per ogni calzatura , è sempre bene verificare se sia adatta all’anatomia del proprio piede. La vera novità è però nell’intersuola, in Powergrid+, più leggero e più ammortizzato. In questo caso Saucony ha abbondato aggiungendo un mm di spessore rispetto al passato. L’intersuola è di 21 mm nell’anteriore e di 29 mm nel posteriore. Quasi una Maxi, dedicata a chi è più pesante e fa tanti chilometri.
Una grande sorpresa per me è stata la Ride 8. Devo dire che alle prime aveva suscitato in me un certo scetticismo l’utilizzo di una tomaia molto leggere e priva di rinforzi cuciti su una scarpa destinata a fare tanti chilometri. Dopo averci corso per più di un centinaio di chilometri devo rimangiarmi ogni perplessità. Credo sia una versione particolarmente riuscita, come al solito sempre più vicina ala sorella maggiore, la Triumph. La tomaia tiene bene anche il mio peso e il mio piede piuttosto piatto. Sorprendente l’intersuola che appare da subito morbida e ben ammortizzata. Lo è molto di più rispetto alla precedente versione, nonostante entrambe siano state realizzate in Powergrid. Lo spessore è di 18 mm nell’anteriore e di 26 mm nella talloniera, con un drop di 8 mm, esattamente come nella precedente versione. Il peso, solamente qualche anno fa sarebbe parso incredibile per una scarpa da allenamento, oggi quei 266 grammi della versione uomo non sono più un primato, ma rappresentano un buon compromesso. Tanto più che in questo modello si è fato largo uso di gomma abrasiva Ibr+ che la rende sicuramente più durevole. Inoltre, ho trovato interessante l’assetto della scarpa che, pur essendo assolutamente neutro e privo di supporti antipronazione, riesce a sostenere bene l’arco plantare e controllare i lievi fenomeni di pronazione che si possono verificare quando il piede è stato e gli appoggi sono più pesanti.
(from Runner's world - by Rosario Palazzolo)
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La prima partenza alla edizione numero 32 del Triathlon Internazionale di Bardolino è stata data, puntualmente, alle 12.30 con uno starter d’eccezione, il campionissimo della maratona azzurra Gianni Poli, che si è detto molto colpito dal fascino dell’evento e dal clima di vera festa sportiva che permea il lungolago.
Dopo la batteria femminile, si sono susseguite una dopo l’altra tutte le altre maschili, suddivise per categorie d’età.
Dopo la frazione nuoto e la frazione bici, durante la terza frazione, dopo il ponticello, al passaggio dei 5K attiguo alla finish line, il vantaggio di Anna Maria Mazzetti si era quasi dimezzato e Dossena non mollava la preda, lotta apertissima.Che si è decisa a 1K dall’arrivo, quando Dossena ha superato Mazzetti e l’ha staccata inesorabilmente, senza darle possibilità di attaccarsi.
Un successo davvero meritato da Sara Dossena che si è così messa al collo finalmente la medaglia d’oro dopo una serie piuttosto lunga di argenti.
Al terzo posto, ha tenuto botta Mateja Simic che si è dovuta a sua volta difendere dal tentativo di rientro di una pimpante Priarone, risalita fino al quarto posto.
Hanno completato la top ten Signorini, Steinhauser, Zane, Forstner, Sylvia Gehnbock e la cilena della DDS Favia Diaz.
Per quanto riguarda la gara maschile, il primo a uscire dall’acqua è stato il britannico Raoul Shaw seguito dal compagno di squadra del PPR Team Aurelien Raphael, quindi il campione d’Ucraina Sergiy Kurochkin, Gianluca Pozzatti e lo junior dei Los Trigres Matias Montenegro.
A seguire a pochissimi secondi, ecco il “Re di Bardolino” Vladimir Polikarpenko (Aquatica Torino), l’argentino della DDS Flavio Morandini, Andrea Secchiero, Tommaso Crivellaro, Marco Corrà, Giulio Pugliese e l’altro britannico Karl Shaw.
Nei 40K di bici collinari, riescono a scappare via in 3 (il nostro Pozzatti del CUS Trento e i due PPR Shaw e Aurelien): il trio è arrivato in T2 con circa 1′ sui diretti inseguitori e Pozzatti è stato il più lesto a scappar via per iniziare i 10K finali.
Ci ha provato con coraggio il Pozz, ma chilometro dopo chilometro è venuta fuori la classe cristallina del talentuoso francese Raphael, probabile olimpico francese e già vincitore a Bardolino nel 2012.
Ed è così arrivato per lui il bis, in 1:55:15, con il suo compagno di squadra Shaw che ha completato l’opera arrivando dopo 6″. L’alfiere delle Fiamme Oro Secchiero, autore del secondo parziale run, è risalito fino al terzo posto e ha preceduto di pochi secondi l’ucraino Kurochkin, costringendo il mai domo Pozzatti alla quinta piazza.
Completano i primi dieci, Karl Shaw (miglior split di giornata a piedi), il giovane della DDS Crivellaro, il quarto portacolori PPR Levente Szatmari, Morandini e l’immenso Polikarpenko che anche quest’anno è stato capace di dare filo da torcere sino all’ultimo metro ai suoi avversari, nonostante abbia già da qualche anno abbandonato il mondo degli Elite e sia diventato un Master.
Al traguardo, Dante Armanini, l’uomo ovunque del Triathlon Internazionale di Bardolino, sorridente ha abbracciato i suoi due nuovi campioni e li ha incoronati vincitori del 2015.
Da lì in avanti è partita la festa della finish line che ha visto arrivare uno dopo l’altro tutti i protagonisti della gara, accolti da un grande tifo, da un lauto ristoro, docce, pasta party, massaggi e la sempre ambitissima maglia tecnica, gadget che ogni anno spopola tra i triatleti.
In tutto, hanno portato a termine il 32° Triathlon Internazionale di Bardolino 135 donne e 1.237 uomini, provenienti da 23 nazioni, per un totale di 1.372 finisher!
Fonte: comunicato Triathlon Internazionale di Bardolino a cura di Dario Nardone/FCZ.it
UOMINI
1 1 6 AURELIEN RAPHAEL PPRTEAM ita S2 1 1:55:15
2 2 98 RAOUL SHAW PPRTEAM gbr S2 2 1:55:21 +7
3 3 3 ANDREA GIACOMO SECCHIERO G.S. FF.OO. ita S2 3 1:56:16 +1:01
4 4 104 SERGIY KUROCHKIN CAPITAL TRI ukr S2 4 1:56:23 +1:09
5 5 7 GIANLUCA POZZATTI CUS TRENTO CTT ita S1 5 1:56:32 +1:18
6 6 114 KARL SHAW PPRTEAM gbr S3 6 1:57:25 +2:10
7 7 17 ANDRE’ THOMAS TRIATHLON CREMONA ST fra S2 7 1:57:41 +2:27
8 8 4 TOMMASO CRIVELLARO DDS ita S1 8 1:58:37 +3:22
9 9 95 LEVENTE SZATMARI PPRTEAM hun S1 9 1:59:15 +4:00
10 10 100 FLAVIO MIGUEL MORANDINI DDS arg S1 10 1:59:21 +4:06
DONNE
1 1 1003 SARA DOSSENA 707 ita S3 1 2:07:27
2 2 1064 ANNA MARIA MAZZETTI G.S. FF.OO. ita S2 2 2:07:43 +16
3 3 1088 MATEJA SIMIC DDS svn S4 3 2:09:44 +2:17
4 4 1002 GIORGIA PRIARONE T.D. RIMINI ita S1 4 2:10:14 +2:48
5 5 1006 VERONICA SIGNORINI TRIATHLON CREMONA ST ita S2 5 2:11:13 +3:47
6 6 1005 VERENA STEINHAUSER TRIATHLON CREMONA ST ita S1 6 2:12:19 +4:53
7 7 1004 ILARIA ZANE DDS ita S1 7 2:13:51 +6:24
8 8 1109 RENATE FORSTNER ROSENHEIM ger S4 8 2:16:06 +8:40
9 9 1094 SYLVIA GEHNBOCK NCB-TRITEAM aut S4 9 2:18:40 +11:13
10 10 1007 FLAVIA DIAZ DDS chl S2 10 2:22:41 +15:14
Un lancio originale ed esclusivo è quello previsto da Garmin Italia per i tre nuovi prodotti dedicati al mondo della corsa a piedi: Forerunner 630 e Forerunner 230 a cui si aggiunge il Forerunner 235, il primo dispositivo con rilevazione della frequenza cardiaca direttamente al polso tramite tecnologia Garmin Elevate™.
Garmin Forerunner 630 è il nuovo sportwatch dedicato al podismo in grado di unire alle funzioni altamente tecnologiche dei suoi predecessori la possibilità di rilevare dati sulla condizione fisiologica dell’atleta, in questo modo ancora più consapevole del proprio stato di forma e quindi in grado di gestire al meglio lo sforzo durante un allenamento o una competizione. Innovative le nuove dinamiche di corsa avanzate: associato alla fascia cardio HRM4-Run fornisce valori circa la cadenza, il tempo di contatto con il suolo bilanciato tra piede destro/sinistro e l’oscillazione verticale, ed è in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno (VO2max). Ma è in due funzioni che il FR 630 è davvero senza precedenti: con la funzione ”Soglia Anaerobica” si stima la soglia di deflessione cardiaca dell’atleta sulla base della frequenza cardiaca e del passo dell’atleta, e con Stress Score si misura la variabilità del battito cardiaco per valutare il livello complessivo di “condizione” dell’atleta per impostare i giusti carichi di lavoro. A fianco del Forerunner 630, Garmin presenta Forerunner 230, un GPS running watch che permette di registrare dati di distanza percorsa, tempo, frequenza cardiaca. Ma non solo, è anche in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno (VO2max). Questo è un dato davvero importante attraverso il quale lo strumento fornisce una previsione del tempo finale di una competizione, ma soprattutto è utile per identificare i giusti tempi di recupero tra un allenamento e l’altro. Così come il Forerunner 630, funziona anche come una vera e propria fitness band.
Forerunner 630 e Forerunner 230 sono dotati di display touchscreen a colori. Associandoti al proprio smartphone, tramite smart notification, sarà possibile ricevere sul dispositivo da polso avvisi di messaggi quali e-mail, SMS, chiamate in arrivo e notifiche di calendario, in modo da avere tutto sotto controllo per essere sempre connessi con amici e familiari. Tramite la piattaforma software Garmin Connect IQ™ gli sportwatch possono essere personalizzati con applicazioni, widget, schermi e nuovi campi dati, così da renderlo più funzionale alle proprie esigenze. Forerunner 630 e Forerunner 230 sono in grado di scaricare, tramite Wi-Fi®, i dati rilevati direttamente e in modo automatico su Garmin Connect™ attraverso il proprio smartphone e l’applicazione Garmin Connect Mobile.
Il Forerunner 235 è un vero e proprio gioiello di tecnologia che prosegue nel percorso di evoluzione tecnologica di Garmin. Infatti, il nuovo sportwatch è in grado di registrare i dati i valori del battito cardiaco senza l’uso della fascia toracica, ma acquisendo il battito dal polso grazie alla tecnologia proprietaria dell’azienda: Garmin Elevate™. Questi e gli altri valori vengono visualizzati su un’interfaccia a colori facile da consultare, così che ogni atleta abbia la possibilità di tenere monitorato l’andamento di un allenamento o di una gara. Il nuovo dispositivo, infatti, fornisce dati importanti per il runner moderno: oltre a distanza, velocità, passo e frequenza cardiaca, Garmin Forerunner 235 è in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno. Il valore di VO2max è un dato importante per identificare i giusti tempi di recupero tra un allenamento e l’altro, oltre a fornire una previsione del tempo finale di una competizione. Il display touchscreen a colori mostra i dati registrati in modo chiaro e intuitivo, così da garantire all’atleta la concentrazione necessaria per raggiungere il suo obiettivo. Forerunner 235 prevede funzioni smart notification grazie alle quali si possono visualizzare direttamente sul dispositivo, dal proprio smartphone, notifiche di chiamate, sms ed e-mail. Tramite avvisi sonori, l’atleta è tenuto al corrente sull’andamento della propria corsa e quindi motivato a mantenere il ritmo preimpostato. Dal design semplice e discreto, possono essere indossati ogni giorno, funzionando anche come fitness band. Garmin Forerunner 235 è compatibile con la nuova piattaforma Connect IQ™ tramite la quale può essere personalizzato con campi dati, applicazioni e widget, rendendolo ancora più funzionale alle esigenze degli sportivi.
Per il lancio di tre nuovi prodotti dedicati alla corsa a piedi, Garmin Italia vola oltre oceano per presentare in anteprima, e in modalità esclusiva ad un gruppo di atleti italiani iscritti alla 42 chilometri della Big Apple, la nuova offerta della famiglia Forerunner studiata per podisti sempre più esigenti, come i quattrocento italiani della spedizione Born To Run alla New York City Marathon del prossimi 1 Novembre, che alla vigilia della gara potranno partecipare al gran galà di presentazione dei nuovi sportwatch Garmin. Ma non solo perché questi maratoneti potranno toccare con mano i prodotti durante gli allenamenti collettivi previsti in Central Park con l’oro di Atene 2004 Stefano Baldini e del noto trainer Fulvio Massini nei giorni che precedono il grande evento.
Il clou dell’iniziativa sarà la vigilia della maratona, sabato 31 ottobre, con l’incontro esclusivo tra i tecnici dell’azienda e i 400 membri della spedizione di Born To Run: in questa occasione si terrà la premiere dei Forerunner 630, 230 e 235, con i preziosi consigli di campioni, allenatori e tecnici dell’azienda, sul corretto utilizzo dei nuovi sportwatch. Infatti, a testimoniare il battesimo dei Forerunner ci sarà Stefano Baldini che al fianco di Fulvio Massini e di Silvia Schiapparoli (Sport e Outdoor Marcom Manager di Garmin Italia) correranno la New York City Marathon indossando i tre nuovi arrivati.
Naturalmente Garmin Italia sarà a supporto di tutti i nostri connazionali: nei giorni che precedono la competizione lo staff italiano sarà presente presso l’area expo della New York City Marathon, centro nevralgico per il ritiro del pettorale, per fornire l’assistenza e il “sostegno” alle migliaia di runner italici. Tutto il progetto legato al lancio dei nuovi Forerunn sarà documentato da un video che verrà prodotto e “girato” (comprese le fasi di gara) con le action cam Garmin VIRB XE.
Garmin Forerunner 630 sarà disponibile nei migliori punti vendita a partire da novembre 2015 ad un prezzo consigliato al pubblico di 399,00 Euro e di 449,00 Euro per la versione bundle con fascia cardio. Per acquistarlo da MOTUS al prezzo scontato di 339,15 euro (381,65 euro nella vesione bundle) CLICCA QUI
Garmin Forerunner 230 sarà disponibile nei migliori punti vendita a partire da novembre 2015 ad un prezzo consigliato al pubblico di 249,00 Euro e di 299,00 Euro per la versione bundle con fascia cardio. Per acquistarlo da MOTUS al prezzo scontato di 254,15 euro (296,65 euro nella vesione bundle) CLICCA QUI
Garmin Forerunner 235 sarà disponibile nei migliori punti vendita a partire da novembre 2015 ad un prezzo consigliato al pubblico di 349,00 Euro.Per acquistarlo da MOTUS al prezzo scontato di 296,65 euro CLICCA QUI
E si conclude Idroman edizione 2015, uno dei triathlon più duri d'Italia con alcune conferme e altre rivelazioni.
Percorsi impegnativi, aspri, sportivamente per combattenti con podi che vengono raggiunti con soddisfazione dagli atleti iscritti. Una frazione ciclismo che ha una grande incidenza sull'intera gara, basti pensare che in un tipico medio gli atleti più performanti completano la frazione nuoto e quella bike in 2 ore e 30 minuti, invece qui Pierluigi Senor (primo assoluto) ha impiegato 3 ore e 13 minuti.
Iniziamo però a raccontare della distanza K55 Km (1nuoto+47ciclismo+10,5podismo) nella quale subito è iniziato un duello tra Iuliano Cristiano e Pasqualini Bruno tra gli uomini, mentre fra le donne si sono affrontate Ingletto Chiara e Vezzini Silvia.
Cristiano, che si è fatto notare già ad Iron Tour Italy, in acqua è una turbina e distanzia Bruno, campione italiano di duathlon, di pochi minuti, raggiunge per primo la zona cambio ma Pasqualini lo tallona nella frazione podistica fino a superarlo e a tagliare il traguardo con 02:40:25. Pasqualini: "In T2 (zona cambio bici/corsa) ho visto che ero a -30 da Cristiano e ci ho provato, un grande duello". Arriva Iuliano al 02:41:45, un abbraccio fra i due a sancire lo spirito dei triathleti nel condividere gioie ed emozioni.
Al 3' posto Fognini Fausto ex cliclista al suo primo anno di competizione nel triathlon con la Pool Cantù 1999.
La Ingletto sembra invece avere un feeling particolare con gli eventi Spartacus Events: si è distinta per aver vinto tutte e 5 le tappe di Iron Tour Italy - 5 sprint in 5 giorni sull'Isola d'Elba. Vince qui a Idro con 03:09:59, distanziando la Vezzini di 5 minuti e 27 secondi. Chiara e Silvia hanno dato il loro meglio nella frazione ciclistica, nella quale sono entrambe solitamente molto performanti. Chiara dichiara: "Una delle gare più dure alle quali ho partecipato, una salita continua. Ci vuole molta testa per arrivare al traguardo. L'organizzazione Spartacus è di qualità e sceglie sempre mete paesaggistiche ammirevoli. Hanno pensato bene anche alla parte run, pianeggiante dopo una ciclistica di fatica e in un contesto in riva al lago dove è stato possibile avere un pubblico e molto tifo che è importante psicologicamente per noi atleti."
Ultima nota sul K55: taglia come 5' assoluto maschile aggiudicandosi una grande prova il giovanissimo (20 anni) Marco Fedeli della CUS TRENTO con 02:47:20.
Il K113-medio Km(1,9nuoto+86ciclismo+21podismo), l'half ironman, inizia regolare come da programma alle ore 08:00 e dopo poco più di 30 minuti esce dall'acqua Fabrizio Riva, grande nuotatore della Pratogrande di Lecco che, però, è costretto al ritiro più tardi sulla frazione bike a causa di un guasto al cambio.
Prima di affrontare la salita di Magasa troviamo in testa Filippo Rossi dell'Aquatica Torino, allo scollinamento di Persone ancora Rossi e a seguire Pierluigi Senor e Boeris Lorenzo entrambi della Cus Torino. Chi arriva tra i primi 5 assoluti premiati? In ordine di arrivo abbiamo:
Pierluigi Senor 05:21:58
Lorenzo Boeris 05:30:03
Alessandro Robustelli (Atletica Manara) 05:30:03
Massimo Giacopuzzi (Liger Team Keyline) 05:32:48
Luigi Restaino (TTS) 05:35:33
Pierluigi ci racconta che desiderava vincere, lui ex ciclista che il ciclismo l'ha lasciato con rammarico. Lui che sceglie sempre triathlon duri e competitivi per dimostrare quanto vale nella frazione bike. Per lui il nuoto è una bestia nera, ma qui a Idroman anche se spaventato dal dislivello bike (2750m) ha sentito che le gambe giravano bene e ha dato tanto e così l'agognata (e sudata) vittoria è arrivata!
Quattro le donne iscritte a questo tosto half ironman: Luisa Fumagalli (Forhans Team), Paola Torretti (Sai Frecce Bianche), Francesca Fracassi (Road Runners) e Angioni Maria (Torino Triathlon). Si aggiudica il primo assoluto femminile Luisa con 06:49:57.
Complimenti a tutti quindi e...all'anno prossimo con Idroman 2016!
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(FONTE ITALIATRIATHLON.IT)
Ragazzi, stiamo per parlare della scarpa di Scott Jurek! Cioè, avete presente chi è SJ? Praticamente il Cristiano Ronaldo delle ultratrail americane. Lui non corre, lui È LA CORSA!
È uno tra i pochi fortunati ad aver corso con i tarahumara e Caballo Blanco nella storia poi raccontata nel libro Born to Run!
Qua c’è qualcosa su Scott Jurek ma riuscire a capire cos’ha fatto per la corsa questo uomo è davvero difficile, anche solo da immaginare. Basti pensare che ha vinto più e più volte tutte le ultramaratone più toste degli USA.
Una cosa però è certa: ha sviluppato e continua a farlo insieme a Brooks il prodotto top di gamma da Trail proposto dalla marca americana, le Cascadia appunto, arrivate alla versione 10 di una lunga storia fatta di soli successi ed apprezzamenti universali.
SJ è di Seattle – primo tra i top ultramaratoneti a non venire dalla California – e a Seattle ci si allena sulle montagne lì vicino che (guarda caso) si chiamano proprio Cascades, da cui prendono il nome le scarpette di cui parliamo oggi.
Brooks, con la sua proposta, resta fedele a un motto che non stancherà mai: “se una cosa funziona così bene, perchè mai cambiarla?”. E, in effetti, le evoluzioni della scarpa negli anni sono sempre state misurate e accuratamente studiate per non sconvolgere una calzatura che è un chiaro punto di riferimento per il settore del Trail Running.
Appena indossi la versione 10 ti accorgi subito che è una Brooks: fit morbido e avvolgente, pianta larga ideale per un corridore neutro, e una immediata buona sensazione generale.
Poi inizi a correrci e se per caso hai provato nella tua vita qualche altra versione della stessa scarpa ti senti come la domenica a pranzo dai parenti, in famiglia e perfettamente a tuo agio! Sai dove trovare i bicchieri, i piatti, le posate e pure i grissini!
I nostri Colli Euganei e le colline toscane sono due ottime palestre per testare le Cascadia. Quasi tutto sterrato, salvo rari pezzi di asfalto, esalta la natura off road della scarpa a cui, proprio sul duro bitume, non piace stare.
In salita: grip fenomenale, puntale alto molto efficace per superare asperità e ostacoli, bella protezione generale, forse un po’ pesanti e molto strutturate e quindi – a essere puntugliosi – non perfette per corridori veloci e tecnici.
In discesa: esaltanti! Grip di nuovo strepitoso, messo ancora più in evidenza dalle condizioni estreme di terreni sassosi e sabbiosi, ottima risposta ammortizzante in tutte le aree della pianta, robustezza e solidità perfette per tenere in asse il piede e guidarlo verso appoggi sicuri e precisi. Più facile un appoggio “classico” di tallone che uno più tecnico di avampiede ma, in discesa, ci può stare.
Sul piano: buona sensazione generale, comfort e protezione ottime, struttura bella compatta e protettiva, forse di nuovo leggermente pesanti e sovrastrutturare, anche qui più adatte a una corsa “classica” che a una più naturale e tecnica.
La punta ben “bananata” verso l’alto insieme a una buona flessibilità della suola rendono la scarpa perfetta su sterrato per affrontare tutti gli ostacoli, anche i sassi e le radici più aspre. E il grip della suola è, come sempre, ai massimi livelli; anche se la tassellatura è leggermente modificata rispetto alle versioni precedenti.
Suola e intersuola offrono un sistema di protezione dalle asperità perfetto, andando a “coprire” il piede laddove deve essere più protetto; sassi e insidie si percepiscono appena, senza fastidi. Il piede appoggia in un sistema assolutamente adatto a fare quello per cui questa scarpa è nata: proteggere!
Due novità interessanti a mio avviso si percepiscono con “orecchio attento” a livello di sostegno e comfort.
Nell’interno piede la “gabbia”, introdotta rispetto alla versione precedente, irrigidisce lo scheletro di supporto e tiene la scarpa più in “posizione”. L’obiettivo pienamente raggiunto è limitare i cedimenti verso l’interno del piede dovuti ad appoggi non perfetti sulle asperità del terreno.
La suola, che ricordo da sempre come la cosa che mi piaceva meno delle Cascadia (perché “rigidona” come da buon paio di scarpe da trail classiche), ora appare un soffio più morbida, meno secca ed effettivamente una delle maggiori novità sta proprio qui. La mescola classica in Eva è arricchita sul tallone dalla tecnologia già adottata su alte calzature della casa americana, il BIOMoGo DNA, che consente una ammortizzazione ed un ritorno di energia adattivo. Se picchi forte restituisce tanto, se picchi piano, restituisce leggero. Una novità che personalmente apprezzo molto e che specialmente nelle lunghe percorrenze offre un livello di comfort piacevolmente più alto rispetto alle versioni precedenti. Forse avrei preferito la percezione di questa azione più accentuata anche nella zona dell’avampiede.
Interessante anche il mesh della scarpa, in tessuto antiumidità che lascia il piede sempre perfettamente asciutto e ben ventilato. Allo stesso tempo il puntale è sufficientemente robusto da non far percepire eventuali (e consueti) “calcioni di punta” a sassi e rami sparsi qua e là, ma gli inserti non rovinano la calzata con inutili cuciture interne fastiodiose da gestire. .
La scarpa pesa 320g, non leggerissima, un peso classico per un prodotto da running classico. Ha un drop di 10mm, non troppo indirizzato ad una corsa di avampiede, ma più favorevole ad una corsa neutra di tallone, anche per lunghe distanze. È ideale per ogni tipo di runner, anche per i più “pesanti”, e ci si possono correre tutte le distanze. Dai trail leggeri e rapidi a corse più lunghe e “spinte”. Una scarpa davvero universale e adatta a tutti. Diciamo che nel mondo dei fuoristrada rappresentano una Jeep Grand Cherokee, super equipaggiata e adatta a tutti i terreni e a tutti gli autisti, anche ai meno preparati. Ci puoi fare sterrato stando comodamente seduto su dei comodi sedili in pelle ed accendendo il climatizzatore. Una scarpa che non lascia spazio a sorprese, una formula collaudata ed affidabile.
Quindi che dire? Comfort, durabilità, piacevolezza generale, sostegno e robustezza, grip, cosa volere di più da una scarpa? L’unico difetto della Cascadia è, a parer mio, quello di offrire una formula talmente collaudata e ben funzionante, che non è più in grado di stupire. È una scarpa fedele e pronta a rispondere a tutte le esigenze, senza mai strafare e perdersi in eccessi tecnologici o in strane filosofie, che magari possono essere affascinanti ma sicuramente sono difficili da dominare.
Una scarpa tanto strutturata (forse troppo?) e poco adatta ad una corsa minimalista e naturale che tanto va di moda anche tra i massimi ultrarunner (Kupricka e Gregoretti, per citarne due), e se vogliamo anche poco “veloce”, e poco capace di farti vivere appieno il rapporto con la terra che ti corre sotto i piedi. Tuttavia la percentuale di runner che sa davvero sfruttare una scarpa minimalista e netural, per di più da trail, è molto poca rispetto alla massa di corridori “classici”. Ed è a questi che punta la Cascadia 10: un prodotto che resta perfettamente pronto a rispondere alle esigenze di ogni atleta, più o meno esperto o tapascione che sia. Parola di Scott Jureck: molto poco tapascione, ma che se continua a correrci tutti quei km un motivo ci sarà! :-)
Enrico Segantin
(FONTE RUNLOVERS.IT)
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1 Reitmayr, Paul AUT 1 2 00:25:25 02:16:09 01:18:52 04:05:08
2 Casadei, Alberto ITA 2 3 00:24:51 02:16:23 01:20:27 04:06:38
3 Passuello, Domenico ITA 3 4 00:28:34 02:12:40 01:23:38 04:09:55
4 Ciavattella, Jonathan ITA 4 5 00:26:33 02:14:48 01:26:14 04:12:40
5 Torrades, Xavier ESP 5 8 00:26:37 02:30:24 01:20:50 04:22:35
6 Bonazzi, Luca ITA 1 9 00:27:35 02:27:26 01:21:41 04:22:40
7 Dalla Venezia, Marco ITA 1 11 00:23:14 02:28:15 01:27:43 04:25:34
8 Bertaccini, Luca ITA 1 12 00:26:06 02:29:54 01:24:27 04:25:45
9 De Paolis, Luca ITA 6 13 00:33:17 02:24:20 01:24:35 04:27:32
10 Sluckis, Rinalds LAT 2 14 00:28:13 02:21:12 01:31:53 04:28:09
11 Nicoletti, Marco ITA 3 15 00:25:58 02:31:11 01:25:17 04:28:28
12 Mattoccia, Mirko ITA 1 16 00:28:56 02:23:30 01:29:50 04:28:31
13 Theopold, Nicolas GER 2 19 00:30:10 02:22:44 01:30:26 04:30:12
14 Madama, Marco ITA 3 20 00:28:12 02:25:59 01:29:46 04:30:18
15 Bertoncello, Fabian ITA 2 21 00:27:25 02:30:10 01:26:31 04:30:34
16 Recagno, Andrea ITA 1 22 00:27:47 02:29:15 01:28:10 04:30:48
17 Ellingsen, Per Morten NOR 3 23 00:32:29 02:23:54 01:28:20 04:30:58
18 Mantolini, Simone ITA 7 24 00:31:06 02:27:36 01:27:04 04:31:25
19 Patti, Alessandro ITA 2 25 00:28:46 02:32:49 01:24:15 04:31:36
20 Ciotti, Emanuele ITA 8 26 00:28:50 02:31:53 01:25:16 04:32:11
1 Raw, Vanessa GBR 1 36 00:28:08 02:33:34 01:30:43 04:38:13
2 Huetthaler, Lisa AUT 2 47 00:28:29 02:43:20 01:25:49 04:42:42
3 Csomor, Erika HUN 3 52 00:33:01 02:42:16 01:24:10 04:44:46
4 Menegon, Michela ITA 1 101 00:27:08 02:44:56 01:39:33 04:58:16
5 Tibaldi, Francesca ITA 1 109 00:31:33 02:46:55 01:35:03 05:00:36
6 Hansom, Jane GBR 1 125 00:32:23 02:46:14 01:37:31 05:02:55
7 Beck, Rachel SUI 2 152 00:28:49 02:48:25 01:45:00 05:09:17
8 Larizza, Tamara SUI 3 160 00:35:44 02:47:43 01:39:29 05:10:11
9 Villa, Elisabetta ITA 2 166 00:37:27 02:49:44 01:35:43 05:10:42
10 De Nicola, Federica ITA 1 178 00:34:46 02:48:20 01:41:29 05:12:26
11 Davolio, Barbara ITA 3 200 00:35:49 02:43:02 01:48:54 05:15:07
12 Goetghebuer, Caroline BEL 4 203 00:34:42 02:48:51 01:45:01 05:15:53
13 Zavanone, Ilaria ITA 1 215 00:37:14 02:49:10 01:43:35 05:17:04
14 Benson, Melanie CAN 2 222 00:30:16 02:56:39 01:43:27 05:17:40
15 Wood, Claire GBR 3 238 00:32:54 02:58:31 01:40:39 05:20:15
16 Mcdowall, Edwina GBR 2 246 00:35:55 02:56:48 01:40:13 05:20:51
17 Scalambra, Elisa ITA 4 257 00:37:06 02:49:09 01:48:44 05:22:33
18 Loukopoulou, Loukia GRE 3 262 00:34:50 02:49:24 01:50:54 05:23:18
19 Bernardini, Cristina ITA 4 294 00:39:31 02:42:56 01:55:36 05:26:37
20 Leandro, Alice ITA 5 300 00:34:30 03:01:10 01:43:39 05:26:50
Per le classifiche complete CLICCA QUI
Il week end scorso si è svolto il campionato del mondo di triathlon IronMan Kailua-Kona, Hawaii
Ecco in allegato una tabella in cui vengono analizzati le bici, i componenti e gli accessori TOP TEN a corredo degli atleti.
Dai dati ufficiali , la base statistica su cui è stato fatto il conteggio è la seguente :
Dati ufficiali KONA HAWAII IronMan :
Sensori di potenza : in grande maggioranza (458) sono stati adoperati i pedali VEKTOR di GARMIN
Pedali : i pedali più utilizzati sono stati Shimano (739) e Look (702) , ma non pochi nemmeno gli Speedplay (387)
GPS indossabili : quasi tutti Garmin (1493)
Bici : le più utilizzate sono state Cervelo (522) Trek (275) Specialized (218) Felt (153) e Argon18 (101)
Ruote : ZIPP ha fatto la parte del leone (2006)
Selle : nell'ordine ISM (732) Fizik (396) Specialized (294) e Cobb (228)
Aerobars : Profile Design (563) 3T (415) Bontrager (256) Vision (205) e Zipp (120)
Caschi : Rudy Project (639) Giro (369) Specialized (257) e Garneau (135)
Molti di questi prodotti sono commercializzati da MOTUS. Visita lo shop online www.motusport.it e www.motustriathlon.com per vedere ed acquistare alcuni tra i prodotti più utilizzati dagli atleti che hanno gareggiato nell'ultima edizione dei Campionati del Mondo Ironmna HAWAII.
TABELLA PRODOTTI TOP TEN KONA 2015
Sono Anna Maria Mazzetti e Davide Uccellari i nuovi campioni italiani di triathlon olimpico. Nel pomeriggio di sabato 6 giugno, a Farra d’Alpago (BL) spettacolari le gare che hanno portato all’assegnazione dei tricolori assoluti e under 23.
Oltre ai portacolori delle Fiamme Oro e delle Fiamme Azzurre, salgono sul secondo gradino del podio Sara Dossena (707), autrice di una lunga rimonta a piedi, e Massimo De Ponti (Carabinieri); completano il podio Angelica Olmo (Pianeta Acqua), junior che per il secondo anno consecutivo è anche campionessa nazionale under 23 e Luca Facchinetti (Triathlon Ravenna). Titolo under 23 maschile per Dario Chitti (CUS Parma) che chiude quinto assoluto dietro Giulio Molinari (Carabinieri).
Giornata memorabile sul Lago di Santa Croce, che fin dal primo mattino si è svegliata in veste tricolore. Alle 13.30 l’avvio della prima gara, quelle delle donne, che si tuffano in acque difficili da nuotare, a causa del forte vento.
Il tratto fino alla prima boa è infatti fortemente controcorrente e le atlete faticano. Dopo il primo giro di 750 metri escono dall’acqua, per un breve tratto, Veronica Signorini (Triathlon Cremona), Angelica Olmo (Pianeta Acqua), Sara Papais (TD Rimini) e Anna Maria Mazzetti (Fiamme Oro).
È lo stesso quartetto ad entrare per primo in zona cambio, inseguito a una ventina di secondi da Ilaria Zane (DDS) e Verena Steinhauser (Triathlon Cremona).
Nella frazione di ciclismo, dopo sei giri da 6.6K e una salita di 500 metri a Villaggio Riviera, il quartetto mantiene un discreto vantaggio sul gruppo inseguitore che comprende anche Sara Dossena (707) e Giorgia Priarone (TD Rimini).
Sono loro due a guidare l’inseguimento (nel frattempo si ritira, a causa di una caduta, Zane) e a recuperare un po’ di terreno sulle battistrada. Ma è nella frazione a piedi che si decide il podio tricolore.
Mazzetti prende la testa della corsa e con un ritmo decisamente sostenuto guadagna sempre più terreno. Dossena si lancia in un’infinita rimonta, che la porta in seconda posizione alla fine del terzo giro.
La vittoria è però tutta per Anna Maria Mazzetti che taglia il traguardo dopo 2:11:46; Dossena si conferma ad altissimi livelli ed è (ancora) d’argento in 2:12:41, Olmo fa suo un brillante bronzo in 2:14:30. Per lei, seguita nel podio di categoria da Priarone e Papais, arriva anche il secondo titolo Under 23 consecutivo.
Anna Maria Mazzetti trionfa al Campionato Italiano di triathlon olimpico 2015 e vince il tuo decimo titolo tricolore
«Sono proprio contenta di questo titolo, è stata dura la frazione a nuoto, duro il falsopiano con il vento ancora più della salita. In bici avevamo un vantaggio che inizialmente si è assottigliato, ma poi si è stabilizzato. Continuavo a pensare, noi siamo stanche, ma anche loro lì dietro. Devo ringraziare le mie compagne di fuga, che hanno lavorato molto. Poi a piedi continuavo a chiedere il vantaggio su Dossena, sapevo che stava rinvenendo, ma quando mi sono attestata sul minuto di vantaggio, ho tenuto duro e non ho mollato.»
Anna Maria Mazzetti (Fiamme Oro), decimo tricolore tra triathlon sprint e olimpico
Per Dossena, argento agli Europei di duathlon lungo, duathlon classico, nella Coppa Europa di triathlon a Madrid e nel Campionato Europeo di triathlon medio al Challenge Rimini, l’ennesima medaglia di una stagione da incorniciare.
«Nel nuoto sono stata tanto in difficoltà, devo migliorare ancora molto, ma nel ciclismo, grazie anche al grande lavoro di Giorgia Priarone, siamo tornate sotto e poi ho potuto spingere a piedi. Voglio continuare ad insistere sulla distanza olimpica e devo continuare a lavorare sodo sul nuoto.»
Sara Dossena, portacolori del 707 Triathlon
Una prova davvero importante per Olmo, che dopo l’infortunio patito quest’inverno, arrivava dal bel terzo posto al Grand Prix di Rimini. Per il secondo anno la diciottenne, ancora categoria Junior, domina tra le under 23 e conquista un altro podio assoluto.
«Sono davvero soddisfatta per le buone sensazioni nel nuoto, dopo l’infortunio non pensavo di essere pronta invece mi sono sentita meglio rispetto a Rimini. L’obiettivo ora è fare un buon risultato all’Europeo junior di luglio in Svizzera»
Angelica Olmo (Pianeta Acqua)
Combattutissima e con diversi cambi in testa la gara maschile. Dopo i 1.500 metri di nuoto, escono dal lago in testa, tra gli altri, i carabinieri Giulio Molinari e Massimo De Ponti e Luca Facchinetti (Triathlon Ravenna).
Ma sono tutti lì, uno dietro l’altro. Come da pronostico, Molinari e Alberto Casadei (Fiamme Oro) prendono la testa del gruppo e sul finire del secondo giro vanno in fuga. Il vantaggio aumenta fino a un minuto.
I due sanno che per avere speranze di vittoria devono avvantaggiarsi il più possibile. Escono ancora davanti dalla zona cambio, ma man mano che aumentano i chilometri percorsi a piedi i due vengono risucchiati.
E spunta, in testa, Davide Uccellari (Fiamme Azzurre). In riva al lago è proprio “Uccio” a trionfare in 1:58:27, dietro di lui, a soli 9″, chiude Massimo De Ponti, chiude il podio Facchinetti che giunge dopo altri 22″.
Quinto assoluto e nuovo campione italiano under 23, Dario Chitti (CUS Parma) che precede, per il podio tricolore di categoria, Lorenzo Ciuti e Marco Corrà, entrambi del Minerva Roma.
«Ci tenevo proprio a vincere, era da un po’ che inseguivo questo tricolore olimpico! Dedico questo titolo ai miei genitori e al mio gruppo, le Fiamme Azzurre. Sono soddisfatto, in particolare, della frazione di nuoto, decisamente movimentata. In bici abbiamo controllato la fuga e poi a piedi ho dato tutto. Sapevo che De Ponti mi tallonava, ho capito di aver vinto solo sul rettilineo d’arrivo.»
Davide Uccellari (Fiamme Azzurre), campione italiano 2015 di triathlon olimpico
Davide Uccellari taglia per primo il traguardo e vince il titolo itailano di triathlon olimpico 2015
Soddisfatti sia De Ponti, autore di una bella frazione a piedi in rimonta, sia Facchinetti che ancora una volta ha dato il meglio in una gara “tosta”.
«Dopo due anni veramente difficili, come under 23, quest’anno sto raccogliendo tante soddisfazioni. Tre podi in tre settimane e oggi sono andato alla grande, anche se temevo di essere un po’ stanco per le altre due gare. Ora dovrei essere convocato per gli Europei Under 23 in Spagna e spero di fare anche un po’ di Coppa del mondo.»
Dario Chitti (CUS Parma), vincitore del titolo italiano Under 23
Non è partito invece il campione in carica Alessandro Fabian, fermato da un problema al ginocchio.
«Mi è dispiaciuto non difendere il mio titolo, puntavo a conquistare il settimo tricolore e tra l’altro il trevigiano e il bellunese ormai mi hanno adottato. Oggi faccio i complimenti al mio successore, Davide Uccellari. Io vorrei tornare in gara per metà luglio in occasione degli Europei in Svizzera».
Alessandro Fabian (Carabinieri), sei volte tricolore di triathlon
La sintesi di 45 minuti della gara sarà messa in onda, su Rai Sport 1, a partire dalle ore 21 di domenica 7 giugno, con il commento giornalistico di Enrico Cattaneo e l’affiancamento tecnico di Alessandro Fabian. Sarà inoltre dedicato un breve servizio sulla manifestazione durante la trasmissione Domenica Sportiva Estate, in onda sempre domecnica su Rai Sport 1.
Ma intanto tutto è pronto anche per la seconda giornata di gare, il Triathlon Sprint valido per il Rank (750 metri a nuoto, 20 km in bicicletta e 5 km a piedi).
Il programma prevede dalle 8 alle 9.15 il ritiro della busta tecnica; dalle 9 alle 10.00 l’apertura della zona cambio; la partenza (batteria unica) è fissata alle 10.30; Alle 13 si terranno le premiazioni.
Accanto a GP Triathlon e Silca Ultralite (con supporto di Maratona di Treviso e patrocinio di Regione Veneto, Provincia di Belluno e Comune di Farra d’Alpago) nell’organizzazione del weekend tricolore ci sono Ecobox, Giancol, Vivisport, Silca, Méthode, Ca’ Salina, PaleXtra, Piovesana e Banca Prealpi, oltre agli sponsor federali Arena, Brooks e Keforma e ai “Fitri Friends” CZ e Tenute dell’Olivastro.
Fonte: comunicato Silca Ultralite Triathlon
1 UCCELLARI DAVIDE G.S. FIAMME AZZURRE ITA EL M 01:58:27
2 DE PONTI MASSIMO C.S.CARABINIERI ITA EL M 01:58:36
3 FACCHINETTI LUCA T. T. RAVENNA ITA S2 M 01:58:58
4 MOLINARI GIULIO C.S.CARABINIERI ITA EL M 01:59:05
5 CHITTI DARIO CUS PARMA MEDEL ITA S1 M 01:59:15
6 CASADEI ALBERTO G.S. FF.OO. ITA EL M 01:59:21
7 CIUTI LORENZO A.S.MINERVA ROMA ITA S1 M 02:00:06
8 CORRA’ MARCO A.S.MINERVA ROMA ITA S1 M 02:00:21
9 ALESSANDRONI ALBERTO G.S. FF.OO. ITA EL M 02:00:38
10 DE PONTI ANDREA FRIESIAN TEAM ITA S1 M 02:00:50
1 MAZZETTI ANNAMARIA G.S. FF.OO. ITA EL F 02:11:46
2 DOSSENA SARA 707 ITA S3 F 02:12:41
3 OLMO ANGELICA PIANETA ACQUA ITA JU F 02:14:30
4 PRIARONE GIORGIA T.D. RIMINI ITA S1 F 02:14:51
5 PAPAIS SARA T.D. RIMINI ITA S1 F 02:15:25
6 STEINHAUSER VERENA TRIATHLON CREMONA ST ITA S1 F 02:16:14
7 SIGNORINI VERONICA TRIATHLON CREMONA ST ITA S2 F 02:19:31
8 PARODI FEDERICA A.S. VIRTUS ITA JU F 02:21:22
9 FIORAVANTI ILARIA A.S.MINERVA ROMA ITA S1 F 02:24:15
10 SCARPETTA SILVIA CANOTTIERI NAPOLI ITA S2 F 02:31:53
1 Dario Chitti (CUS Parma) 1h59’15”
2 Lorenzo Ciuti (Minerva Roma) 2h00’06”
3 Marco Corrà (Minerva Roma) 2h00’21”
1 Angelica Olmo (Pianeta Acqua) 2h14’30”
2 Giorgia Priarone (TD Rimini) 2h14’51”
3 Sara Papais (TD Rimini) 2h15’25”