I PARADOSSI DI SAUCONY CHE FANNO CORRERE VELOCE

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Leggera come una scarpa da gara, ma ammortizzata come una neutra da allenamento. Oppure dinamica e reattiva, ma con un pizzico di struttura che la rende quasi una stabile. No, Maxi, ma dallo stile Natural. Possibile che in Saucony siano impazziti tutti quanti?

A dare un’occhiata alla loro ultima collezione di scarpe da running con gli occhi e le logiche più “tradizionaliste” si direbbe di si!

Eppure forse ci hanno preso anche questa volta….

 

 

isofit-partSono tra quelli che ritiene Saucony senza dubbio uno dei brand più innovativi degli ultimi anni. A differenza dei “grandi” brand dello sport, spesso costretti a compiere evoluzioni a piccoli passi per non rischiare passi falsi, marchi come Saucony, che pure è a pieno titolo tra i grandi del running market, negli ultimi 4 o 5 anni hanno dimostrato si sapersi muovere in modo rapido e dinamico. Tanta innovazione. Ricordiamo che Saucony è stata la prima a compiere una scelta molto radicale: abbassare i differenziali di tutte le sue scarpe da running a 8 mm. Una scelta che ancora oggi ha lasciato “per strada” tanti scontenti, qualche polemica in ambito scientifico, ma anche e soprattuto molti nuovi clienti, visto che le sue vendite sono in continua crescita.

Nella collezione 2015 credo abbia compiuto un ulteriore passo. Non soltanto lanciando la nuova tecnologia IsoFit, che in realtà va a risolvere qualche problema delle tomaie precedenti, ma soprattuto perché è riuscita a ricollocare tutti i suoi modelli in modo molto trasversale rispetto alle vecchie (e oggi ancora più insignificanti categorie A2, A3, A4… inpronunciabili…).

In catalogo ci sono evoluzioni molto interessanti di modelli ormai classici, come la Triumph, la Ride e la mitica Kinvara. Ma soprattutto ci sono due novità che alle prime possono lasciare interdetti: la Zealot e la Breakthru.

Proprio di queste novità vorrei parlare. E preparatevi perché sarà un viaggio complesso nelle nuove geometrie del running…

SAUCONY_BreakthruCominciamo dalla Breakthru che trovo una delle scarpe più belle con le quali abbia mai corso, se non fosse che il mio peso (74Kg) mi impedisce di utilizzarla per lunghe distanze.

La sua prima bellezza sta nella sua diversità: a guardarla ha tutte le sembianze di una calzatura da gara. Profilo dell’intersuola medio basso (anteriore 15 mm e posteriore 23 mm), ammmortizzazione moderata, che però privilegia la reattività. Questo modello rappresenta il primo dei paradossi di cui parlavamo all’inizio. Una scarpa molto leggera (solo 244 gr) per una ammortizzata neutra che si trova a cavallo tra una intermedia e una scarpa da allenamento quotidiano. E’ stata costruita con una tomaia estremamente leggera e traspirante, ma anche molto avvolgente. Le imbottiture della linguetta e del collare la rendono confortevole, pur non pesando sulla struttura. Interessante la zona mediale dell’intersuola, disegnata in modo da garantire un pizzico di resistenza in più che si traduce in un sostegno più accentuato della pronazione, utile ai leggerissimi pronatori, ma anche a chi eccede nella pronazione quando corre su distanze molto lunghe.

Dunque una vera scarpa da gara, costruita con un drop tradizionale. Per gli esperti di Saucony, metterei questo modello tra la tradizionale Mirage (da gara) e la Ride (da allenamento). Categoria? Non c’è: semplicemente dedicata ai runners di peso medio e leggero che hanno un buon passo e che cercano una scarpa leggera e rapida, ma con un pizzico di struttura.

saucony-zealotLa Zealot è i secondo paradosso di di Saucony. Leggerezza e flessibiità pura, per una scarpa pensata con un differenziale di soli 4 mm, per fare il verso ai modelli Natural e alle scarpe da gara più spinte, ma con un’ammortizzazione che è quasi pari a quella della della Ride. Con i suoi 235 grammi di peso viene da chiedersi: Scarpa da gara o da allenamento? Propenderei per la prima ipotesi. Guardando al resto della collezione, inserirei questo modello tra la Kinvara, icona dello stile Natural, e la Ride 8, scarpa da allenamento quotidiano molto leggera e dinamica.

L’intersuola è in Powergrid+, l’ultima generazione delle mescole di Saucony. Si tratta di un’Eva leggerissima e molto ammortizzata, che consente di lavorare con spessori più bassi rispetto al passato, pur mantenendo un buon livello di ammotizzazione. L’anteriore risulta molto ben ammortizzato con i 21 mm di spessore dell’intersuola, contro i 25 mm della talloniera, questo la rende più adatta a chi ha un appoggio più avanzato. Si pensi che la BreakThru ha uno spessore nell’anteriore di soli 15 mm (la Kinvara ne ha 18mm). La tomaia è molto simile a quella di Kinvara, con poche imbottiture al collare e alla linguetta e uno stile davvero Natural, più ispirato alla libertà e alla flessibilità totale che al contenimento.

E’ la scarpa giusta per chi cerca una falcata più libera e una corsa con un appoggio più incentrato su mesopiede e avampiede. Quasi una pantofola, che per la sua natura è più adatta ai runners neutri medio-leggeri e dalla tecnica di corsa efficace.

saucony-kinvara-6Kinvara 6 non è più un mistero nemmeno per i runners italiani. Negli Usa, la versione 5 è stata eletta scarpa dell’anno da Runner’s World. Essenzialmente perché calzarla è come non averla ai piedi. Natural nello stile, ma con un pizzico di ammortizzazione. La versione 6 è stata lasciata intatta nell’intersuola in Powergrid con uno spesso di 18 mm nell’anteriore e 22 mm nel tallone (drop 4 mm). Ciò che è vincente non si cambia, devono aver pensato in Saucony, tutta via è stato introdotto un nuovo sistema di allacciatura che avvolge la parte mediana del piede in una sorta di culla che lo rende più saldo. Il peso è di 218 grammi.

 

 

 

 

saucony-triumph-isoE’ quasi inutile parlare della nuova Triumph Iso. Da sempre la scarpa Top di Gamma (purtroppo anche nel prezzo), in questa nuova conformazione è una vera calzatura per l’allenamento di tutti i giorni. Morbida e ammortizzata, ma al tempo stesso capace di una discreta reattività. La tomaia è molto accogliente e morbida e il nuovo sistema di allacciatura Isofit compie un salto di qualità nella stabilità della calzata. So che qualcuno lo ha trovato fastidioso nella parte anteriore dell’allacciatura, ma come per ogni calzatura , è sempre bene verificare se sia adatta all’anatomia del proprio piede. La vera novità è però nell’intersuola, in Powergrid+, più leggero e più ammortizzato. In questo caso Saucony ha abbondato aggiungendo un mm di spessore rispetto al passato. L’intersuola è di 21 mm nell’anteriore e di 29 mm nel posteriore. Quasi una Maxi, dedicata a chi è più pesante e fa tanti chilometri.

saucony-ride-8-2Una grande sorpresa per me è stata la Ride 8. Devo dire che alle prime aveva suscitato in me un certo scetticismo l’utilizzo di una tomaia molto leggere e priva di rinforzi cuciti su una scarpa destinata a fare tanti chilometri. Dopo averci corso per più di un centinaio di chilometri devo rimangiarmi ogni perplessità. Credo sia una versione particolarmente riuscita, come al solito sempre più vicina ala sorella maggiore, la Triumph. La tomaia tiene bene anche il mio peso e il mio piede piuttosto piatto. Sorprendente l’intersuola che appare da subito morbida e ben ammortizzata. Lo è molto di più rispetto alla precedente versione, nonostante entrambe siano state realizzate in Powergrid. Lo spessore è di 18 mm nell’anteriore e di 26 mm nella talloniera, con un drop di 8 mm, esattamente come nella precedente versione. Il peso, solamente qualche anno fa sarebbe parso incredibile per una scarpa da allenamento, oggi quei 266 grammi della versione uomo non sono più un primato, ma rappresentano un buon compromesso. Tanto più che in questo modello si è fato largo uso di gomma abrasiva Ibr+ che la rende sicuramente più durevole. Inoltre, ho trovato interessante l’assetto della scarpa che, pur essendo assolutamente neutro e privo di supporti antipronazione, riesce a sostenere bene l’arco plantare e controllare i lievi fenomeni di pronazione che si possono verificare quando il piede è stato e gli appoggi sono più pesanti.

(from Runner's world - by Rosario Palazzolo)

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